Birreria Magia: in Sila un prodotto straordinario, con il meglio degli ingredienti locali

Il laboratorio di birra artigianale e il pub di Gianfranco Marra a San Giovanni in Fiore (Cs) sorprendono, seducono e fanno incetta di premi

di Patrizia Canino

Gianfranco Marra nel suo pub “Birra Magia”
di San Giovanni in Fiore (Cs)

Aromi, profumi e sapori della Calabria si mescolano ad acqua di sorgente, malti d’orzo, luppoli, cereali selezionati, gemme di pino, miele e latte di mandorla. Miscele che danno vita a nuovi sapori e odori unici al mondo, tutti da degustare con calma. Come quelle che Gianfranco Marra, mastro birraio “nato per caso”, utilizza assieme a tanta creatività e passione per produrre la sua birra “Magia”.

Ingredienti “poveri”, che arrivano direttamente dalla terra dell’altopiano silano e da ciò che la florida natura calabrese offre a piene mani tutt’intorno. Materie prime nelle quali si ritrovano le tradizioni e l’amore per la propria terra, ma anche la caparbietà di un ragazzo del Sud che ha saputo trasformare una semplice curiosità in una grande passione e in un mestiere che lo ha portato a vincere, lo scorso mese di novembre, a Colorno (Parma), un bel riconoscimento nazionale all’ultima edizione del Premio Biosfere dell’Unesco.

Gianfranco Marra (al centro) con i pasticceri Rocco Possano e Marco Piccolo di “Dulcis in Fiore”, fornitori della pitta ‘mpigliata, utilizzata per produrre la birra ‘Mpigliata.

Situato a più di mille metri di altitudine, nel cuore di San Giovanni in Fiore (Cs), a poca distanza dall’Alta Val di Neto e ai piedi del Monte Nero, luogo conosciuto nel mondo per la vita e le opere del leggendario abate-filosofo Gioacchino Da Fiore, e in tempi più moderni per l’artigianato tessile e l’oreficeria, il birrificio artigianale “Magia” offre una selezione di dodici birre tra bionde e more, rese speciali proprio dagli ingredienti, tutti assolutamente “made in Calabria”, provenienti da una natura incontaminata e a chilometro zero: e cioè la patata viola della Sila, l’infiorescenza del pino, il miele di mandorlo, per citarne alcuni. Tutti coltivati con criteri etici e biologici, che donano un retrogusto sfaccettato e corposo ad ogni sorso, come giustamente tiene ad evidenziare Gianfranco Marra, 34 anni compiuti da pochi giorni, raccontando la sua storia di Mastro birraio nato ‘per caso’, che inizia dieci anni fa, esattamente nel 2013, a Berlino.

L’idea di aprire un birrificio artigianale – spiega –  mi è venuta in mente dieci anni fa, durante un mio soggiorno a Berlino. Città nella quale ho vissuto e lavorato per tre anni e dove ho appreso le prime cose di quanto so del mondo della birra artigianale, che prima ignoravo completamente. Lì ho imparato a conoscere e appassionarmi a questa pratica e ad interessarmene; inizialmente da amante e bevitore di questa bevanda, poi con l’idea di lavorare in questo settore e l’intenzione di apprendere bene il mestiere e i suoi segreti”.

E così ha fatto Gianfranco, girando per altre città del Nord Europa e approcciandosi a nuove tecniche e tipi di birra. Sebbene la sua idea fosse inizialmente quella di aprire un import-export di prodotti italiani e tedeschi in loco, rientrando in Calabria sviluppa invece la passione per la birra artigianale, con l’idea di aprire un birrificio tutto suo, proprio nel natio borgo silano.

Inizialmente, dal 2016 al 2019, ho prodotto due delle mie birre, la Pica e la Volpe, per conto terzi, in un birrificio di Catanzaro Lido, poi in un altro a Strongoli. Sempre nel 2019, ho deciso di aprire il mio birrificio artigianale a San Giovanni in Fiore. Proprio nel cuore del paese in cui sono nato, in pieno centro storico, dove si trova anche il mio pub. Birrificio Magia è di piccole dimensioni, ma in questi anni sono arrivato a produrre 4000 litri di birra all’anno. La sua peculiarità sta nel fatto che le materie prime sono a chilometro zero. Provengono tutte dalla mia azienda agricola biologica e dall’attività di apicoltore di mio padre”.

La birra Sila, in Sila…

Quelle di Marra sono ricette uniche, dietro le quali c’è una costante ricerca per ottenere un prodotto finale ricco di gusto e dalle note e dai sapori particolari e sempre nuovi, che puntano a valorizzare tutto ciò che il nostro territorio, in particolar modo, la Sila, ha da offrire in ogni stagione dell’anno.

In ogni birra ci sono ingredienti ricercati, spesso mai utilizzati prima, che fanno un tutt’uno con il nostro territorio. Ingredienti che servono a far conoscere la Calabria e, in particolar modo, la nostra Sila, attraverso la birra. La birra Sila, chiamata così in onore delle nostre montagne, l’ho inventata valorizzando due prodotti poveri del territorio: la patata viola, una semenza antica calabrese la cui produzione per motivi di scarsa resa è stata abbandonata, ma decisamente molto saporita , che unita al malto d’orzo dà maggiore corposità alla bevanda. E le infiorescenze (le gemme, per intenderci) di pino. Queste ultime, che probabilmente ad oggi non sono mai state usate per produrre nell’ambito enogastronomico e culinario, donano alla birra un aroma molto rinfrescante, quasi balsamico. Un altro ingrediente speciale è nella birra dell’abate Gioacchino, nome che rievoca il noto abate dei fiori, simbolo per eccellenza di San Giovanni in Fiore. Anche per questa birra uso materie prime a chilometro zero. In questo caso, il miele di mandorlo, dal sapore molto persistente, prodotto dalla mia azienda che con la mia famiglia cura un mandorleto biologico in montagna, mentre mio padre fa l’apicultore. È un miele molto pregiato, che possiede un retrogusto leggermente amarognolo. Con il latte di mandorla, anche questo bio e a km zero, produco la Black Almond. Tra le birre più richieste, dopo la birra Sila, c’è la ‘birra ‘Mpigliata’, tra le più pregiate, fatta con una particolare tecnica americana e realizzata con uno dei dolci tipici della tradizione sangiovannese: la pitta ‘mpigliata, un dolce secco molto profumato, preparato durante le festività natalizie, conosciuto anche con il nome di pitta ‘nchiusa, a base di noci, miele, chiodi di garofano, cannella, scorza di arancia ed un mix di liquori, che viene fatto cuocere assieme ai malti d’orzo”.

La patata viola, semenza antica calabrese che unita
al malto d’orzo (foto sotto) dà maggiore corposità alla birra

La peculiarità delle birre artigianali di Gianfranco Marra, non sta comunque solo negli ingredienti, perché nel mondo di “Magia” c’è tanta creatività anche nella scelta dei nomi dati ai prodotto, che raccontano di antichi detti o rievocano simboli, personaggi e animali del luogo.

L’idea che si accosta ai nomi dati alle singole birre, è quella di evocare il territorio e i suoi simboli. Ad esempio, la birra Pica, realizzata con luppolo coltivato da noi qui a San Giovanni in Fiore, fa riferimento ad un modo di dire locale, indicando la sbornia, la pesante ubriacatura. Pica è il nome in dialetto della gazza ladra, e viene così chiamata perché nel periodo di vendemmia si intrufola dove vengono lasciati i tini con il vino a bollire, per andare a bere il mosto e beccare i chicchi d’uva, e capita possa cadere nel contenitore stordita dalle evaporazioni. Da qui l’espressione ‘mi son preso una pica’. La birra Volpe, invece, segue il filone degli animali selvatici della Sila, un animale da noi diventato domestico, che si incontra per strada quasi con la stessa frequenza di un gatto. Tutto questo, è poi esplicitato dai disegni delle etichette e in una breve leggenda”.

Etichette che a breve diventeranno vere e proprie opere d’arte da collezionare… l’ultima bella idea che Gianfranco ha intenzione di proporre ai clienti del suo pub, oltre che ai tanti amanti della buona birra artigianale che anche dall’estero, per ora Canada, Germania e Francia, acquistano dallo store aziendale on line.

Ho ora in mente di produrre una birra invecchiata in botte e altamente pregiata nella scelta degli ingredienti, corredandola di un’etichetta artistica, numerata e in edizione limitata. Sono in contatto con un digital artist di Cosenza molto apprezzato anche a livello internazionale con mostre all’estero dal Giappone alla Cina, e l’etichetta sarà una sua opera inedita per una birra da bere ma anche da collezionare”.

Creatività e costanza, perpetuate fin dal primo giorno nella continua ricerca di sempre e più nuovi ingredienti e materie prime originali, per una birra dal gusto autentico e genuino. Creatività e passione, che si ritrovano anche nell’ambito del marketing e del packaging delle birre, dove idee e progettazione rendono sempre accattivante e competitiva la birra di Marra. In poco più di 4 anni dall’apertura del birrificio, non sono poche soddisfazioni per Gianfranco, non ultima il premio ricevuto a fine novembre con la birra Pica, all’ultima edizione del Premio Biosfere dell’Unesco, a Colorno (Parma). Vittoria ottenuta grazie all’azzeccatissimo abbinamento fatto in gara con il piatto-poesia, così definito dalla giuria, “Patate e Cicoria” preparato abilmente dal ristorante agrituristico “Pignanella” di Camigliatello Silano, di proprietà della famiglia Pantusa, che per ben due volte è salito sul gradino più alto del podio dell’Alma, la scuola internazionale di cucina che ha sede nella Reggia Ducale di Colorno, vicino Parma.

Una soddisfazione senza precedenti. Un premio che non credevo di vincere, pur conoscendo le grandi potenzialità del mio prodotto. Inizialmente ho partecipato al concorso con la birra Pica abbinata ad un altro piatto. Poi, tutto è cambiato per la giusta insistenza del giornalista Gianfranco Manfredi, che mi ha spronato ad andare avanti nella competizione associando la birra al piatto in gara che ha poi vinto, ‘Patate e Cicoria’, con una birra molto rappresentativa del territorio su prodotti di qualità ma un po’ trascurati”.

Tutto questo, ha dato modo a Gianfranco Marra di farsi conoscere a livello nazionale e far apprezzare ad un pubblico più vasto e di elevata competenza tecnica, il lato meno conosciuto della birra artigianale: quello della ricerca e dell’originalità delle materie prime.

Per la mia attività, è un fattore determinante la divulgazione della cultura della birra al cliente finale. Tanti non riescono ad apprezzare il prodotto per via del costo superiore rispetto alla birra industriale. Non intendono questa artigianalità come un valore aggiunto dettato anche dalla genuinità delle materie prime. Non la percepiscono come una esperienza degustativa superiore, che è ben altro che bere una birra per sete…”.

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Foto, Archivio Birrificio Magia, Gianfranco Marra