16 Giu Nicola Sergio e “Flamants roses”: grande musica jazz tra Parigi e Galatro…
Il pianista e compositore di origini calabresi che da molti anni vive e suona in Francia, pubblica un nuovo, magnifico album, con un trio d’eccezione
di Roberto Messina
Nella Galerie Joseph, in Rue des Minimes 16, appena due passi (e una traversa) da Place des Vosges, cuore storico e culturale sempre pulsante della capitale di Francia, uno scambio di “doni” (per lui, il nostro libro “Tokyo 2020, l’Italia chiamò!”; per noi, il suo ultimo favoloso album “Flamants roses”, un capolavoro, come gli altri precedenti) con Nicola Sergio, pianista di riferimento del jazz internazionale, originario di Galatro (Rc), da una decina d’anni a questa parte tra i grandi protagonisti della produzione musicale nella capitale di Francia (e oltre).
Armonie elegantissime, di ampio respiro, come al suo solito. Delicata ricerca di raffinate architetture sonore. Melodie che restano impresse nell’anima con un persistente “sapore” di classico. Una musica rarefatta, come “sospesa” in un’aurea magica, con un “respiro” e una extra-temporalità che ne fanno pura poesia. È questo lo stile inconfondibile e assai prezioso di Nicola Sergio, che comunque neanche stavolta rinuncia a “passare” per acute, suadenti e assai avanzate “liaisons”, flirtando anche con modernità sonore di matrice extraalpina ed extraeuropea.
Nato come detto sopra a Galatro (Rc), oltre la musica ha studiato Economia a Perugia, dove ha contemporaneamente conseguito tre diplomi: in Pianoforte, Jazz, Didattica della musica, al Conservatorio “Morlacchi”. Si è trasferito a Parigi nel 2008, dove ha prontamente (perché evidentemente ben predisposto) assorbito ogni stimolo, trasfigurando musicalmente storie, paesaggi, luoghi, incontri, disegnati col bianco e nero sui tasti del suo pianoforte. Sono nate così grandi emozioni e suggestioni sonore. Nell’urgenza di esprimere la propria personalità, ha fatto del jazz la sua lingua, elaborando ritmi e visioni, perché come lui stesso dice: “il vero jazzista è una persona creativa, audace, che cerca di andare sempre oltre quello che altri hanno già detto e che lui stesso ha detto prima. È la voglia di sorprendere e di sorprendersi, di godere dell’inatteso”. E Sergio, infatti, sorprende. E, come detto, incanta.
Produce il suo primo lavoro nel 2010, col titolo “Symbols”: una musica destinata a far compagnia nientemeno che ai passeggeri di Air France, trasmessa sugli aeromobili a stemperare la tensione di decolli e atterraggi. Poi, inevitabile, il “richiamo ancestrale”, con la rivisitazione in chiave jazz delle opere del sommo operista Francesco Cilea (il cd “Cilea mon amour”). Nel frattempo, riceve premi e riconoscimenti in Francia. È recensito ed intervistato sulle maggiori riviste del settore. È ospite di radio e tv.
Sinteticamente, diremmo che in questo suo ultimo cd si tratta di nuovo di un “bouquet” di suggestioni per l’anima. Di un viaggio introspettivo. Di una nuova, continua rivelazione di sonorità raffinate, che lega sempre più il suo nome alle stelle del jazz contemporaneo. Ha scritto il musicista Jean Charles Richard riguardo al suo “Illusions”: “Il trio di Nicola Sergio firma il manifesto della delicatezza e del sussurro, con altrettante odi ai sogni ed all’incanto. ‘Illusions’ è ascrivibile in un progetto di ricerca, perché vede la sua spinta propulsiva nella modernità e nella multiculturalità”.
Nel corso dell’incontro, Nicola Sergio ha tenuto a testimoniarci la sua “grande felicità per questo nuovo disco, che è un po’ la summa della ricerca espressiva”, e la contestuale contentezza “per l’appendice di tournée che ci porta nuovamente in Italia e e nell’amatissima Calabria, di cui non sono mai sazio”.
A proposito, va sottolineato che, come nel primo disco il brano “Scilla” era un omaggio alla sua terra, mentre in “Illusions” lo “Chopin che danza la tarantella”, ultimo brano, è il diretto, poetico, sognante, iperbolico, vitalistico ossequio alle sue radici geografiche e culturali. Unico brano, qui, per piano solo, è un “confiteor”, un meraviglioso “tete à tete” tra l’anima “classica” e quella “etnica” in osmosi con la Calabria.
Venendo invece a “Flamants roses”, va detto che il fenicottero rosa è l’animale-icona di questo suo lavoro, un esemplare che lo ha colpito per la sua bellezza, per il gran colore, per l’eleganza in volo, e perché dorme su una sola gamba: “un essere apparentemente gracile ed indifeso di fronte alle minacce, ma in realtà molto forte ed astuto: la metafora ideale per esprimere il concept di questo nuova album – spiega Nicola Sergio – stendendo un filo rosso che lega i brani l’uno all’altro, come nel mio precedente ‘Migrants’. L’idea base era quella di trasfigurare in musica, attraverso la metafora dei fenicotteri e dei marabu, l’eterna lotta tra il bene ed il male, con un disco dedicato a personaggi reali o letterari che si sono battuti per realizzare i propri sogni e difendere i propri ideali: come ‘La prière de l’autre’, ispirata dall’immagine di un ateo che prega per il dialogo tra le religioni; ‘Chant de Sirène’, ai racconti di Ulisse, simbolo di audacia e sete di conoscenza; ‘Le chemin des deux héros’, ai giudici siciliani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; ’Flamants Roses’, al pianista Fred Hersch”.
In trio con Mauro Gargano al contrabbasso, e Christophe Marguet alla batteria, il cd di Nicola Sergio ha conosciuto immediato successo. Dopo i concerti parigini, tra cui quello attesissimo al “Sunside”, parte ora un tour in Corea del Sud e in Europa. Si lavorerà, quindi, ad un’intesa particolare tra Parigi e Roma, che metterà in collegamento arte e nuove tecnologie. Noi naturalmente lo aspettiamo (e stiamo appunto lavorando per portarlo…) nella sua e nostra Calabria, a cominciare da una super-serata al neonato “Albachiara Jazz Club” di Montepaone Lido (Cz).
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Foto: in copertina, Marie Laure Olmi; nel testo, Marco Costantino