Super Carmine, catanzarese olimpico

Incontro a Roma, nella palestra “Kines”, con Carmine Luppino, ginnasta di livello, ex allenatore della Nazionale Italiana Femminile, commentatore televisivo e arbitro internazionale

Carmine Luppino in acrobatica “uscita” alle parallele,
palestra Coni (Cz)

Nel lontano 1962 – ci racconta con orgoglio ed una punta di nostalgia il prof. Michele Torrusio, storico ed insuperato allenatore della Ginnastica calabrese e non solo, rientrato proprio in quell’anno a Catanzaro dopo l’Isef a Roma – stavo preparando la squadra allievi della ‘Kines’ per le gare nazionali. Un giorno mi si presentò un ragazzo a nome del prof. Antonio Rotundo. Si chiamava Carmine Luppino. Gli chiesi l’età: ‘quattordici anni’, mi rispose. Per me era troppo grande. Avrebbe dovuto imparare gli esercizi della categoria dei coetanei, senza essere passato per le categorie inferiori. In quel periodo prendevo i ragazzi a dieci, undici anni al massimo. Ma chi me lo mandava, era il prof. Rotundo, un ex atleta della prima società ginnastica di Catanzaro, la ‘E. Scalfaro’, un esperto che nel corso di tanti anni d’insegnamento mi segnalava per la prima volta un suo studente. Per non fare un torto al collega, decisi di provarlo agli attrezzi, sicuro che si sarebbe reso conto dell’impossibilità di essere ‘arruolato’ nella squadra. Ma non appena salì sulle parallele, capii già dal modo in cui si sorreggeva, che mi trovavo davanti ad un ragazzo speciale”.

Da quel lontano ’62 è passata tanta acqua sotto i ponti. E a quella, pigra e modesta della Fiumarella, si è sostituita ben presto quella bionda e copiosa del Tevere. Torrusio aveva visto giusto. Luppino, infatti, brucia tutte le tappe e in men che non si dica è chiamato appunto a Roma, nella squadra nazionale di Ginnastica, per partecipare ad olimpiadi, universiadi, campionati del mondo, meeting e gala internazionali.

Carmine Luppino
con il prof. Michele Torrusio
ai Campionati italiani del ’69

Nella Caput mundi, lo attendono una serie di successi. Oltre che atleta di livello nazionale e olimpico, diviene allenatore della Nazionale di Ginnastica Femminile, poi arbitro internazionale, poi commentatore televisivo. Ai giochi Olimpici di Pechino 2008, come a quelli precedenti di Atene 2004 ricordarne una memorabile, lo abbiamo visto collegato in tv per tante sere, eccellente e puntuale nel commentare la performance del risorto Jury Chechi, il Signore degli anelli, o l’inarrivabile esercizio alla sbarra di Igor Cassina.

Ma torniamo al racconto del prof. Torrusio e agli esordi catanzaresi.

“…Carmine eseguì qualche esercizio. Lo fece con naturalezza, con rapidità. E all’annotazione di qualche imperfezione, li ripeté immediatamente in forma perfetta. Non mi era mai capitato. Mi resi conto che era un fenomeno!”

Cominciano, dunque, gli allenamenti veri. Obiettivo, recuperare il gap di tre-quattro anni di preparazione rispetto ai compagni. Sedute lunghe ed intense, che finiscono a sera tardi: le dieci, le undici… Ma l’entusiasmo è grande, la resistenza fisica pure: “Per la volontà e la costanza, potrei dire che Carmine era un vero ‘tedesco’: ma, forse, è meglio affermare che era un vero ‘calabrese’” – ironizza Torrusio.

I miglioramenti sono costanti e continui. Il suo diventa un modello di impegno che coinvolge l’intera squadra: una decina di elementi selezionatissimi, buttatisi anche loro anima e corpo in questa appassionante attività. Un gotha di arditi e fedelissimi, che da lì a qualche anno avrà una prima, grande soddisfazione: la Società sportiva “Kines” di via Crispi, di cui fanno tutti parte, vince il titolo italiano di società nel settore maschile. Un vero trionfo per i ragazzi e per Catanzaro!

Al cavallo con maniglie, Campione d’Italia
nel 1969 e nel 1972

I progressi di Carmine sono inarrestabili, spettacolari. Alla prima gara nazionale, a Modena nel ‘64, guadagna tanti punti per la sua squadra che, sconosciuta rappresentante dell’estremo Sud, la “Kines” si classifica seconda, tra lo stupore dei tecnici. Brindisi di giubilo per Torrusio e per Nazareno Galli, l’altro grande insegnante cofondatore della società sportiva catanzarese, ma anche per le altre squadre di ginnastica catanzarese come la “Mater Domini” guidata da un altro grande tecnico, il compianto Salvatore Boscarino. L’anno seguente, a Roma, solo per inesperienza, Luppino è secondo nella classifica individuale.

Qui è la svolta. In gara viene notato dal Direttore Tecnico Nazionale, che lo convoca per gli allenamenti collegiali. “Lo sottoposi ad un lavoro ancora più intenso – racconta con legittimo compiacimento Torrusio -. Per noi niente più giorni di festa. A dicembre di quell’anno passammo gran parte delle vacanze di Natale nella palestra della scuola ‘Pascoli’ a Catanzaro, a macinare esercizi su esercizi”.

Foto d’epoca alla palestra Coni di Catanzaro:
da sx, Sergio Martino, Michele Torrusio,
Carmine Luppino, Antonio Belisario

A gennaio, dunque, Luppino parte per la capitale. Ecco le prove nazionali! Sarà un viaggio senza ritorno. Appena entrato in Nazionale, nel ’68, supera le selezioni per partecipare alle Olimpiadi del Messico, ma per la giovanissima età e l’effettiva inesperienza in campo internazionale, all’ultimo momento gli viene preferito un ginnasta molto più anziano. Nel ‘69 si rifà, vincendo il titolo italiano al cavallo con maniglie. Subito dopo, con Menichelli, Carminucci e Cininaghi, tre grandi atleti ed insegnanti, entra nello squadrone nazionale.

Inizia così la sua lunga carriera. Effettivamente lunga per un ginnasta. Ma non proprio fortunata… Due incidenti alla vigilia dei Campionati del Mondo di Lubiana ’70, la rottura del menisco e il distacco del capo lungo del bicipite brachiale, lo costringono ad altrettanti delicati interventi. Il medico sportivo gli pronostica la fine della carriera… Un brutto colpo per tutti, dopo tanti sacrifici.

Pensai che non bisognava arrendersi – racconta Torrusio -. Feci di tutto per risollevargli il morale, con una lunga serie di lettere e telefonate. E Carmine non si arrese! Con grande volontà riprese gli allenamenti e lentamente tornò alle competizioni”.

Con Igor Cassina (al centro)
nella palestra Kines Roma

Nel ‘72 Luppino vince di nuovo il titolo italiano al cavallo con maniglie, ed è secondo nella classifica generale per soli cinque centesimi di punti. In quella gara, il pubblico di Napoli protesta a lungo contro la giuria che gli nega un meritato titolo assoluto. Ma Carmine si guadagna il diritto a rientrare in squadra per le Olimpiadi di Monaco, primo ed unico catanzarese, fino ad oggi, ad aver preso parte a giochi Olimpici.

Partecipa poi a numerosi meeting internazionali, tra i quali le Universiadi di Mosca del ‘73 e, come novello Milone, ai Giochi del Mediterraneo del ‘75. Nel ‘76 chiude l’attività agonistica. Nel frattempo, diplomatosi all’Isef di Roma, si dedica all’insegnamento nelle scuole ed al settore tecnico della Federazione Ginnastica dove ricopre ruoli di rilievo. Nell’85 è nominato Responsabile del Centro Tecnico Nazionale di Roma. Nell’88 è allenatore delle ginnaste italiane alle Olimpiadi di Seul. Nel ‘95 vince la Cattedra per l’insegnamento di Ginnastica all’Isef di Roma. Da gennaio del ‘96 è nominato Direttore Tecnico della Nazionale Femminile. Poi diventa arbitro internazionale e, come detto, commentatore televisivo. Per non farsi mancare nulla, si laurea pure in Pedagogia. Grazie alla sua competenza in materia e ad una riconosciuta capacità comunicativa, è commentatore televisivo in Rai alle Olimpiadi di Sydney, agli Europei di Monaco e in varie altre occasioni, l’ultima i mondiali di Ginnastica di Liverpool, affiancato dal telecronista Andrea  Fusco (nella foto di copertina) e da celebrità come Chechi e Pessina.

Una carriera di grande prestigio, dunque, per lui e per la città di Catanzaro dove è cresciuto (nato a Seminara, Rc), e che naturalmente dà una grande soddisfazione a chi lo ha scoperto, allenato e spronato…

Da sx, Nadia Comăneci
campionessa olimpica nel 1976, Carmine Luppino,
Bart Conner, ginnasta americano marito
della Comaneci

Le società sportive – dice Carmine, incontrato a Roma, nella sua frequentatissima palestra di via del Forte Trionfale – possono svolgere oggi in Calabria un ruolo importante. L’esempio della ‘Kines’ negli anni ’60, che ha dato a tanti giovani la possibilità di fare attività ad alta specializzazione, è un modello di riferimento: un esempio di cosa si può fare quando c’è voglia ed impegno. È un esempio da seguire, tanto più oggi, che la pratica dello sport è diventata moda, e può quindi generare tante nuove opportunità di occupazione.

Carmine Luppino non ha dimenticato nulla dei tempi di formazione. L’affetto verso la sua città è evidente. Sarà dunque per omaggiare la terra natale, sarà per la stima e la devozione nei confronti del prof. Torrusio, sarà per questo che la palestra romana in cui, con grande entusiasmo e competenza, Luppino trasferisce da anni la sua esperienza ad una miriade di piccoli ginnasti, porta un nome inequivocabile: “Palestra Kines Roma” appunto…. Come a Catanzaro, tanto tempo fa!

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Foto, Archivio Palestra Kines Roma, Carmine Luppino