Le castagne e Fagnano Castello, ricchezza e opportunità

La Cooperativa produttori, attiva dal lontano 1979 con un ruolo fondamentale per la conoscenza e lo sviluppo di mercato delle eccezionali cultivar locali, è pronta a rinnovare il suo impegno e progettare il futuro, con un occhio alla dieta mediterranea…

di Roberto Messina

Incastonato nella suggestiva cornice della catena costiera tirrenica che dal Pollino degrada verso l’Appennino paolano, spunta il borgo di Fagnano Castello, da sempre conosciuto come uno dei cosiddetti “areali” castanicoli più interessanti in Italia, per la presenza di due eccezionali cultivar autoctone: la “Riggiola” e la “Nzerta”, castagne ben apprezzate per le loro certificate caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Le terre di Calabria, al centro del Mediterraneo, sono un forziere di innumerevoli giacimenti agro-alimentari, si sa, diversi dei quali rinomati a livello globale: tra questi, appunto, i frutti del castagno.

Denominato “l’albero del pane”, il castagno ricopre vaste aree delle montagne calabre, sempre vicinissime (una loro peculiarità) alle coste del mar Tirreno e dello Ionio. E’ un albero generoso, prodigo e poco esigente: pregiato nel legno, genera un dolce frutto che caratterizza l’autunno con i suoi colori e sapori. Il suo valore è stato ben compreso dai mercanti pugliesi, campani, siciliani e del centro-nord Italia, che da sempre ne hanno monopolizzato il trading, sia del legno che del frutto, incambio, diciamolo, di “briciole” restante nel territorio e a saldo del pesante lavoro dei locali impegnati direttamente o meno nella lavorazione.

Molteplici le cause di questo stato di fatto e del suo saldo negativo, in primis la scarsa attenzione della politica verso gli areali montani, male o per nulla inseriti nei circuiti economico-produttivi e nelle politiche di rete commerciale con i territori più ricchi e dinamici. I tentativi di attenzionare la montagna calabrese ci sono pure stati, ma quasi sempre non supportati da adeguati e costanti investimenti di sostegno produttivo, marketing e commercializzazione utili a diffondere conoscenza e consumo della castagna nei mercati di qualità. 

Un ruolo, invece, strategico, fortemente attivo, fondamentale e determinante per il raggiungimento dei risultati fini qui conquistati, lo ha svolto la Cooperativa Produttori Castagne di Fagnano Castello (con in testa l’appassionatissimo prof. Mario Rogato oltre il Cda e i soci) costituita nel lontano 1979, ed oggi ancora operativa (un caso raro di longevità istituzionale…) nella tutela, conservazione e diffusione della coltura del castagno e dell’uso stabile del suo frutto nella dieta mediterranea.

La castagna (Castanea vulgaris) per essere più precisi – come ben spiega la dott.ssa Federica Elena Barbieri, esperta in Scienze della Nutrizione e Scienze dell’Alimentazione – è il seme del frutto (il riccio) dell’albero del castagno (Castanea sativa), anche se normalmente viene identificata con il frutto. Il castagno, quindi la castagna, deriva il suo nome probabilmente dalla città della Tessalonica Kastanìa o da quella del Ponto Kastànis, località nelle quali la pianta doveva avere notevole rilevanza; è presente nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma anche sulle coste atlantiche del Marocco, sulle rive del mar Caspio e nel sud dell’Inghilterra. In Italia rappresenta circa il 15% di tutta la superficie boschiva; le regioni più ricche di castagni sono la Campania, la Calabria, il Piemonte, la Liguria, la Toscana, il Lazio. Pianta antichissima risalente al periodo Cenozoico, è molto longeva e raggiunge dimensioni imponenti; in Sicilia c’è un famoso albero bimillenario, presente nel Parco dell’Etna nel territorio del comune di Sant’Alfio (CT), detto il Castagno dei Cento Cavalli, perché secondo la tradizione per ripararsi da un temporale sotto la sua chioma si rifugiò la regina Giovanna I° d’Aragona con il suo seguito di cento cavalieri. In Calabria ce ne sono di centenarie giganteschi in ogni dove, famosi quelli nel territorio di Sersale (Cz). Il castagno normalmente intorno ai 50 anni, raggiunge il suo stato di grazia, con un’altezza di circa 30 metri”.

Le castagne sono un prodotto tipicamente autunnale, la loro maturazione avviene da settembre a dicembre con l’optimum a novembre, periodo in cui cadono spontaneamente dall’albero e vengono raccolte anche due volte al giorno per evitarne il rapido deterioramento. Le castagne nel corso dei secoli hanno avuto un ruolo rilevante nell’alimentazione tanto che lo storico greco Senofonte, vissuto tra il 430 e il 355 a.C., riporta che il castagno veniva definito l’albero del pane dei poveri, proprio per l’importanza dei suoi semi quale fonte di nutrimento per le popolazioni del tempo. Facilmente reperibili e conservabili, di basso costo e di alto valore nutritivo sono stati per lungo periodo l’alternativa ai cereali nell’alimentazione dei ceti meno abbienti.

Considerate le sue ottime proprietà nutrizionali, la castagna è stata recentemente rivalorizzata ed inserita nelle nuove linee guide della Dieta Mediterranea stilate dall’INRAN (Istituto Nazionale per la Ricerca degli Alimenti e della Nutrizione). I nutrienti e i principi attivi delle castagne si trasformano in proprietà benefiche per il nostro organismo, ecco perché questo prezioso frutto rappresenta un alimento che offre energia immediatamente utilizzabile e ciò lo rende particolarmente indicato per la cura di varie patologie e come coadiuvanti (specialmente inappetenza, astenia a seguito di influenza, forti stress fisici e psicologici, interventi chirurgici; deficit dell’attenzione, per gli effetti tonici ed energetici; negli sport per la ricchezza di amidi e carboidrati complessi).

Negli ultimi decenni il prezioso patrimonio castanicolo calabrese – fa notare la dott.ssa Barbieri – si diceva, non è stato adeguatamente curato, ma è ora di riprendere questa grande realtà del passato, promuovere il risanamento e la valorizzazione economico-produttiva dei castagneti in Calabria, contribuendo in tal modo alla riqualificazione e alla salvaguardia delle aree montane. Il castagno svolge anche un ruolo strategico nella protezione del suolo dai dissesti idrogeologici, occupando le pendici più acclivi e le parti più antropizzate del territorio montano. La secolare coltivazione ha preservato paesaggi suggestivi, che bisogna tutelare e far conoscere, considerato l’alto valore naturalistico che esprimono. La castanicoltura, ha ricoperto da sempre un ruolo strategico nell’economia delle popolazioni montane. Il radicamento capillare sul territorio, il valore delle produzioni, la cultura che si è creata nei secoli intorno ad essa, il valore inestimabile del paesaggio con i colori che scandiscono i ritmi delle stagioni ed, infine, il ruolo insostituibile della specie nella difesa idrogeologica del territorio, ne fanno un’indiscussa protagonista della montagna”.

In questo scenario, il rinnovato ruolo ed impegno della Cooperativa Produttori Castagne di Fagnano Castello, non c’è dubbio, potrebbe rappresentare la chiave di volta per incentivare la coltivazione del castagno e l’uso della castagna, ridano fiato, così, a questa grande ed importante attività, e sostenendo in ogni direzione possibile la sua valorizzazione economico-produttiva.

Da ricordare che a Fagnano Castello si tiene la “Sagra delle Castagne”  sin dal 1982, allorquando l’aggregazione dei più importanti produttori di castagne aderenti alla costituita Cooperativa “Produttori Castagne e Prodotti del Suolo”, a sua volta fortemente supportata dalla Amministrazione Comunale dell’epoca, dalla Cassa Rurale ed Artigiana, dall’Associazione Culturale ‘Bruno Buozzi’ e subito dopo dalla Cooperativa Culturale i “Castagnari” convennero e condivisero di proporre al territorio una ricorrenza che festeggiasse questo frutto. Pur se altri paesi rivendicano una storia più antica, sembra da ascrivere al territorio di Fagnano Castello la prima identitaria “Sagra della Castagna” in Calabria.

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