Da Iannello a Parigi, la ristorazione calabrese fa TENDENZA

Nell’elegante locale del XVI arrondissement, lo chef e imprenditore di Ricadi (Vv), offre all’affezionata clientela piatti di qualità con il meglio della produzione della regione d’origine

di Riccardo Guerrieri

Il giornalista, saggista e politologo Alberto Toscano, corrispondente da Parigi per il quotidiano «Il Giornale» nel suo libro del 2019 «Ti amo Francia : De Léonard de Vinci à Pierre Cardin, ces Italiens qui ont fait la France”(Armand Colin)» celebra le migliaia di italiani, popolari o meno, che hanno «segnato» la Francia, che «non sarebbe la stessa senza gli italiani». 

Per documentare ogni cosa qui ben raccontata, e spesso inedita, ha fatto accurate interviste a personalità franco-italiane, tra cui lo chef stellato Massimo Bottura di Modena, che smonta l’origine di cinque piatti ritenuti intrinsechi alla tradizione culinaria francese, e non esita a mandare in frantumi le sedimentate e tramandate idee su anatra all’arancia, zuppa di cipolle e frittelle (che in realtà sono nate in Toscana), frangipane e amaretti (importati a Parigi dai cuochi italiani di Caterina de’ Medici). Normale, dunque, che la Francia abbia risposto positivamente, anche nel novembre del 2021, alla VI edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e realizzata dalla rete diplomatica-consolare all’estero.

Linguine alle sardine e penne all’arrabbiata,
due must di Iannello

Parigi, la capitale in Europa della gastronomia, con i suoi 12000 ristoranti e una presenza schiacciante di ristorazione italiana, non è mancata all’appello. Numerose sono state le manifestazioni destinate a far conoscere meglio la cucina italiana, che i parigini apprezzano sia nelle numerosissime pizzerie che si aprono dappertutto, che nei ristoranti chic (ma quelli italiani, hanno poche stelle Michelin) con cuochi rinomati e prodotti pregiati.

Tra i tanti esercizi italiani di qualità (diversi quelli all’interno di alberghi a clientela economicamente agiata), uno a matrice calabrese è il ristorante Iannello, nell’arrondissement borghese di Parigi, il XVI, in Boulevard Exelmans, a due passi dalla sede dell’equivalente Rai pubblica locale, France TV, e vicino al celebre teatro dei grandi tornei di tennis, il Roland Garros. Casualmente, si trova anche a poca distanza dal penultimo ponte all’ovest della Senna, il Garigliano, quello che commemora la battaglia del 1944 vinta dai francesi, vicino al monte Cassino, per liberare l’Italia. Bisogna anche rammentare che Garigliano è un cognome raro in Italia, ma ben presente in Sicilia e in Calabria.

Il palazzo in cui ha sede France TV
e un’angolo del ponte Garigliano

Ed è proprio dalla bellissima costa tirrenica, da Ricadi, nei pressi di Tropea, che è venuto appena ventenne, a Parigi, Corrado Iannello, per tentare l’avventura della ristorazione, aprendo nel 2006 il suo attuale ristorante, con  sua moglie Annie, in un elegante locale provvisto di un bancone-bar in zinco che fa tuttora la fierezza dei coniugi e la delizia dei clienti che da anni lo frequentano con costanza, e che hanno permesso all’équipe di attraversare senza troppi danni il lungo periodo di Covid-19.

I parigini hanno una grande possibilità di scelta in quanto a ristoranti, ed il nostro italiano si trova posizionato tra uno cinese di qualità ed un altro francese di cucina tradizionale.

La clientela che opta per la cucina di Corrado, non è detto che abbia competenze gastronomiche o che abbia letto il libro del filosofo francese Onfray «Il ventre dei filosofi»…, ma un po’ per la fisionomia del quartiere, un po’ perché passa dalla vicina sede della tv o anche per una partita di tennis, certo è che si tratta di una clientela di alto profilo, quella che predilige i piatti e l’accoglienza della coppia calabro-francese. Quanto trova in questo ristorante, è la cucina “futurista” cara all’intellettuale Marinetti, in cui a livello gastronomico il cliente deve avere l’impressione di «mangiare opere d’arte». Da Iannello, perciò, importante è lo stile, ma anche la qualità dei prodotti, provenienti da varie regioni italiane, con il resto: l’impiattamento delle pietanze, il servizio, l’arredamento del locale, tutte cose particolarmente curate.

Corrado Iannello con la moglie Annie

La cucina calabrese richiede un lavoro particolare, artigianale, da fare «a casa», con lunghe preparazioni. Ed in effetti poco si adatta alle necessità di servizio dei ristoranti di grandi città metropolitane, multiculturali e multirazziali, dove si vive e si «serve» veloce. Ma non c’è da recriminare: Iannello propone quello che gli è possibile della tavola calabrese, oppure introduce ingredienti calabresi nei piatti italiani come l’olio Fossatolio, prodotto in Calabria e imbottigliato in Francia per l’appunto con olive di Fossato Ionico (cui è dedicato il bel documentario omonimo di Sacha e Vladimir Bodiroga per Fulgura Film, assai apprezzato in vari Food Film Festival del mondo); oppure cucinando piatti italiani alla calabrese. Insomma, facendo sposare l’innovazione con la tradizione. E viceversa. Ecco, dunque, il progetto culinario che meravigliosamente si rinnova e sorprende, ogni giorno, nell’apprezzato ristorante di Iannello.

L’elegante interno del ristorante
e il prezioso bancone di zinco

L’accoglienza è dominio della signora Annie, mentre a servire sono il brillante Nicola, siciliano, ed il dinamico Giuseppe, napoletano. Il titolare calabrese, dirige in cucina, dove predilige comunque il pesce, e aiuta i clienti a scegliere tra le numerose portate e soprattutto tra i tanti vini, con la clientela che via via sta perdendo le esitazioni di un tempo nell’ordinarne uno calabrese, con le migliori posizioni in classifica che vedono sempre più frequentemente etichette bruzie, a cominciare dalle Tenute Iuzzolini, in particolare con il vino «Donna Giovanna», ma a breve, annuncia Iannello che tiene a rinnovare spesso le forniture, troveranno spazio anche i vini Librandi, tra i quali il recentemente premiato “Megonio” 2019 tra quelli migliori d’Italia.

I suggerimenti sui piatti, da Iannello variano con i giorni e le stagioni. Corrado precisa che «dipendono dagli incontri con fornitori e produttori italiani, per offrire sempre una cucina autentica, fresca, creativa, generosa e solare». Dalla sua Calabria ritira prodotti tipici immancabili e unici come il provolone silano o le cipolle rosse di Tropea, e salumi eccezionalmente curati. Evidentemente, anche la «‘nduja», ma da una filiera strettamente personale, mentre per il resto fa particolare ricorso al corregionale Franco Gullì, ex-cuoco di Polistena (Rc) ormai campione parigino dell’import-export di alimentazione italiana.

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All rights reserved (Riproduzione riservata) – Foto Archivio Iannello, Riccardo Guerrieri