A Longobucco (Cs) l’antica e nobile arte della teSSITURA

Nel paese silano in particolare, e in buona parte dell’area dell’altopiano calabrese, la grande tradizione di produzione di coperte, arazzi, tappeti, si è perfezionata nel tempo e oggi è al top.  “Tricche, tracche, tra” è la melodia che da sempre risuona tra case e botteghe…

di Franco Emilio Carlino

Veduta panoramica di Longobucco (Cs)

L’arte tessile comincia a manifestarsi all’alba dei tempi, come risposta alla domanda di un urgente bisogno primario dell’uomo: ossia, coprirsi per proteggersi dagli eventi climatici e atmosferici. Un’attività che ha sviluppato anche per altre ragioni, tra cui la voglia di diversificare, attraverso l’abbigliamento, la propria posizione sociale e di vanto. Si può, perciò, parlare di tessitura come arte che nei secoli accompagna la storia dell’umanità, perfezionandosi tramite sempre nuove metodologie di produzione rese più evidenti nel corso della rivoluzione industriale con l’inserimento nel sistema produttivo di nuovi macchinari per velocizzare e fornire aiuto al lavoro umano, creando i presupposti per aumentare e migliorare l’organizzazione manifatturiera e una positiva ricaduta occupazionale.

Riguardo i sistemi di innovazione, Paolo Macry, nella presentazione de Il trionfo della borghesia 1848-1875, E. J. Hobsbawm, Editori Laterza 2003, pp. I-XII, sostiene: “[…] ammesso che di rivoluzione si possa parlare. Nei fatti, quell’innovazione produttiva o manageriale di cui va fiero l’Ottocento appare un cammino lungo e incerto. Le novità non si affermano in modo indolore, non foss’altro perché devono confrontarsi con quel che già c’è, con gli interessi costituiti, con l’organizzazione delle comunità tradizionali, con i valori della gente”.

Una splendida coperta tessuta al telaio

Sin dall’antichità la tessitura fu appannaggio degli artigiani e dei loro nuclei familiari. Il miglioramento dei processi di produzione e l’arrivo sul mercato dei filati anche da fuori contesto, favorirono una più solida commercializzazione dei prodotti, e le tecniche di tessitura migliorarono con l’aiuto dei vari processi produttivi adoperati particolarmente da Arabi e Normanni. Questi, infatti, ne condizionarono anche l’uso decorativo con l’orditura migliorata grazie a moderne tecniche di lavorazione e di disegno, e l’uso di colori per conferire eccellenti qualità e caratteristiche con prodotti ultimati dall’evoluzione nel settore, protrattasi senza soluzione di continuità sino ai nostri giorni.

Sarebbe inutile argomentare sulla tessitura senza richiamare il telaio, una macchina fondamentale per la sua messa in opera, azionata a mano, meccanicamente, oppure automaticamente: la prima, la più arcaica, in legno, solitamente di castagno, fornita di organi adatti all’intreccio della trama e dell’ordito, si aziona con leve e pedali, indipendenti uno dall’altro. Tuttora è interprete incontrastata del lavoro delle tessitrici di arazzi, coperte, tappeti, spesso capolavori irripetibili ed esemplari unici. Nella gran parte dei casi di antica realizzazione e quasi sempre prodotti da artigiani del luogo, i telai vengono usati solo per alcune lavorazioni di pregio.

Il telaio meccanico è azionato a mano e a pedale, ma con gli organi governati da un unico albero. Qui la globalità delle operazioni viene svolta dalla macchina ed al tessitore sono riservate poche operazioni.

Particolare di asciugamano ricamato

In tutto il territorio calabrese è viva la tradizione di manufatti ricavati dalle fibre tessili opportunamente e amorevolmente trasformate in filati che sono il prodotto di una complessa ed intrigante operazione eseguita a mano tramite il fuso, arnese di legno di forma rotonda e allungata che va gradatamente assottigliandosi alle estremità, mediante il quale si ottiene, per rotazione, la torsione delle fibre che si trasformano in filo. Solitamente, il cumulo di fibre da filare, veniva fissato ad un altro arnese in legno chiamato conocchia o rocca, costituito da una lunga asta di legno dotata di una testa ingrossata ad una delle estremità, in modo da evitare lo scorrimento del materiale da filare avvolto su di essa per l’alimentazione del fuso.

Nella Sila Greca è in particolare diffusa l’arte della tessitura con raffigurazioni, che risultano differenti da paese a paese: il risultato e l’esperienza di un’arte manuale che anticamente sottraeva buona parte della giornata a quelli che erano i normali impieghi domestici del tempo. Non vi era casa, un tempo non lontano, in cui non fossero presenti il telaio, la rocca, il fuso, l’arcolaio, secondo la consuetudine portati anche come corredo dalla donna quando questa si maritava.

In questo tipo di artigianato artistico, un posto di preminente interesse per la produzione di coperte, arazzi, ricami, tessuti tipici pregiati e tappeti, occupa il comune di Longobucco, provincia di Cosenza, dove nel tempo si è riusciti a perfezionare l’arte tessile con grande abilità e creatività, e con l’impiego di eccezionali materie prime, colori, disegni, punti, manufatti.

Un momento del lavoro di intreccio
(foto Alberto Vazquez – Creative Commons)

Posto al centro della Sila Greca, all’interno del più vasto territorio del Parco Nazionale, nei secoli Longobucco ha sempre mostrato forte inclinazione artigianale, oltre che una vocazione agricola di primo piano, e nel passato, anche un’importante attività mineraria con giacimenti argentiferi rimasti attivi per quasi sei secoli, fino al 1700, oltre la lavorazione del legno e della pietra, e quella orafa e del metallo in genere.

Riguardo la nobile arte della tessitura, Francesco De Simone, nel suo “L’arte della tessitura a Longobucco” (Ferrari editore), fa notare che: “Vincenzo Padula, noto poeta calabrese dell’800, recentemente riscoperto anche come folclorista, loda i timbri e i ritmi dell’antico telaio a mano che paragona ad uno strumento musicale. ‘Tricche, tracche, tra’ è la melodia che, da sempre risuona tra le mura di casa mia, fungendo da sottofondo alla vita quotidiana”.

All rights reserved (Riproduzione vietata) – Foto Franco Emilio Carlino

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