In Calabria le ultime gesta belliche del leggendario Spartaco, insuperabile gladiatore romano

Il “ribelle al potere”, irriducibile fuggiasco, combatté le sue ultime battaglie nella regione bruzia dove per contrastarlo furono eretti una linea fortificata sulla cresta di Stalettì e un fossato trincerato nell’istmo di Catanzaro-Marcellinara

di Giuseppe Pisano

La statua di Spartaco, opera di Denis Foyatier (1830) al Museo del Louvre

Pochi sono a conoscenza che la Calabria (altro che “la Cenerentola dei fatti”!) è stata al centro di alcuni tra gli eventi più importanti della storia dell’umanità: la Passione di Cristo, la Prima Crociata, la scoperta dell’America, per citarne solo alcuni.

Ancor meno si sa di Spartaco (il leggendario gladiatore ribellatosi a Roma) e dei suoi fortissimi collegamenti con la terra di Calabria. Nell’allora denominato “Bruzio”, si svolsero infatti i momenti decisivi della guerra tra le legioni del politico e comandante militare della Repubblica, Marco Licinio Crasso, ed il gladiatore fuggiasco Spartaco che dal 73 al 71 a.C. capeggiando una rivolta di schiavi, fece tremare Roma passando alla storia come “esempio di ribellione al potere”.

Ma veniamo alla vicenda, conosciuta come la più impegnativa delle guerre servili combattute da Roma, i cui primi fermenti si ebbero a Capua, sede dalla scuola per gladiatori, dove Spartaco decise di ribellarsi a questa sua condizione penosa, fuggendo sulle cime del Vesuvio insieme ad altri gladiatori, prontamente assediati dalle milizie del pretore Glabro, che bloccarono le vie principali verso il vulcano, allo scopo di affamarli. Ma gli schiavi, grazie all’astuzia di Spartaco e all’utilizzo, di tralci di vite selvatica, costruirono corde con le quali di notte riuscirono a calarsi da una parete rocciosa non sorvegliata sull’opposto versante del Vesuvio, e così salvare la vita e attaccare alle spalle le milizie romane.

Mappa con le localizzazioni dei principali eventi storici dell’epoca di Spartaco

A questo primo nucleo di ribelli se ne unirono ben presto altri: altri schiavi, prigionieri di guerra, e un numero crescente di contadini impoveriti. Tra questi nuovi compagni, gli schiavi galli Crisso ed Enomao, che divennero i più stretti collaboratori di Spartaco. Dopo le prime vittorie dei ribelli contro le truppe del pretore Varinio e dei suoi legati propretori Furio e Cossinio, non mancarono saccheggi, devastazioni e stupri che Spartaco tentò invano di contenere, dirigendosi poi verso Nord, dove i consoli ingaggiarono nuova battaglia con i ribelli nella regione del Picenum, riportando un’altra sconfitta. Spartaco proseguì la sua marcia verso settentrione con circa 30.000 uomini, mentre Crisso con 10.000 ribelli galli e germani ai suoi ordini si distaccò dal suo gruppo puntando verso la Puglia, dove fu sconfitto nella battaglia del Gargano. Spartaco riportò invece una grande vittoria, sbaragliando gli eserciti comandati dai consoli Gellio e Lentulo. Per ragioni non documentate, Spartaco decise di tornare al Sud fino in Calabria a Thurii, oppidum romano al confine tra Bruzio e Lucania, dove riarmò il suo esercito e si scontrò nuovamente con i Romani, con un’altra clamorosa vittoria.

Il Senato romano diede al contempo pieni poteri al proconsole Marco Licinio Crasso per reprimere la rivolta, e Spartaco per sfuggire e prendere tempo si convinse a salpare per la Sicilia, dove già due volte gli schiavi si erano ribellati a Roma. Qui, a causa del tradimento di alcuni pirati cilici che avrebbero dovuto fornirgli le imbarcazioni per l’attraversamento dello Stretto, rimase però intrappolato nell’estrema punta della Calabria. Crasso diede ordine di costruire un enorme muro “nella parte più stretta che separava il mar Ionio dal mar Tirreno” (oggi l’istmo di Catanzaro-Marcellinara) protetto da un fossato molto largo e profondo che tagliando da mare a mare il Bruzio, potesse bloccare Spartaco e impedisse l’arrivo di rifornimenti alle sue truppe, tenendo nel contempo impegnati e ben allenati i propri legionari” (Plutarco, Crasso, x4-5).

Ma quali zone interessò questo enorme “vallo” trincerato? Secondo lo studioso salesiano Giovanni Gnolfo, le legioni di Crasso eressero un’imponente linea fortificata sulla cresta di Stalettì. In un suo libro Gnolfo afferma che già Dionisio I il Vecchio aveva invano, nel 366 a.C., creato una difesa costruendo una barriera (valli, fossati, mura) tra il Tirreno e lo Ionio, e che “l’idea sarà ripresa dai Romani per fermare Spartaco che, dal Sud, marciava verso il Nord”. Lo studioso sottolinea che “il punto più stretto calabrese va dal ponte Angitola (sul Tirreno) allo scalo Montauro (sullo Ionio)”, potendo noi concludere che la fortificazione interessasse proprio detta zona, buon testimone anche il fatto che sulla cresta di Stalettì sono stati ritrovati utensili, monete, ceramiche del tempo, tombe a cassa di lastre di pietra, resti di mura.

Altri studiosi asseriscono che l’enorme Vallo di Crasso fu invece costruito nelle immediate vicinanze degli accampamenti di Spartaco in riva allo Stretto (tra Punta Pezzo e Cannitello) in una linea difensiva che doveva raggiungere Locri (sullo Ionio) per un’estensione di ben 55 chilometri.

Spartaco interpretato da Kirk Douglas (1960)
con la regia di Stanley Kubrick

Tornando a Spartaco, questi col suo esercito di alcune decine di migliaia di uomini riuscì a sfondare il blocco, e risalire verso Nord. Crasso lo attaccò alle spalle, ma Spartaco riuscì a sconfiggerlo nella battaglia di Petilia (Strongoli). L’ennesima scissione degli schiavi galli e germani, capeggiati da Enomao e Giaunico, indebolì però decisivamente il suo esercito, con il cerchio che gli si stringeva intorno. I due capi ribelli mossero allora contro Crasso, che li annientò. Nel 71 a.C., rimasto con un esercito ridotto, dopo una serie di violenti scontri Spartaco venne sconfitto definitivamente, secondo Appiano e Plutarco, presso Petelia, in Calabria. Mentre, secondo lo storico tardo romano Orosio, ciò avvenne nell’Alta valle del Sele (in provincia di Avellino), nell’allora Lucania. Il corpo di Spartaco non fu mai ritrovato. Ancora nel 61 a.C. Ottavio, padre di Augusto, in marcia verso la Macedonia come propretore, si scontrò con gli ultimi brandelli dell’esercito di Spartaco unitesi ai residui partigiani di Lucio Sergio Catilina, rifugiati a Thurii. E fu la loro fine e quella del loro leggendario capo.

PS: Allo scopo di promuovere “Il cammino di Spartaco” la Asd SoveratoCammino Fitwalking & Outdoor Exsperience organizza delle passeggiate escursionistiche da Pietragrande a “Santa Maria del Mare” di Stalettì (7 km) tra panorami stupendi, storie e leggende (per  info: soveratoincammino@hotmail.com