Francesco La Monaca: a Catanzaro torna il suo più grande scultore e ritrattista di fama internazionale

L’imponente bronzo “Il suonatore di fisarmonica” esposto al Complesso monumentale del San Giovanni, accende i riflettori su ruolo e spessore di un artista totalmente dimenticato in Italia, ma giustamente osannato e omaggiato in Francia e Stati Uniti

Francesco (“Francis”) La Monaca, nasce nel 1882 in una Catanzaro periferica, ma tuttavia conosciuta sul suolo europeo per la finissima manifattura della seta e dei damaschi, un vanto locale. La madre stessa di Francesco è filatrice, il giovane cresce in un ambiente assai modesto e come molti suoi coetanei, terminata la scuola, si arruola nell’esercito. Giunge poi a Napoli, spinto dal demone dell’arte, trovando spazio nel famoso cenacolo degli artisti morelliani in cui domina Vincenzo Gemito, genio incontrastato della scultura verista.

Francesco La Monaca in una foto d’epoca mentre modella
“La rosa dei venti” opera oggi situata a Montmartre, Parigi

Nel 1903, da Catanzaro La Monaca sbarca nella fervente Parigi, dove si andavano affermando i fauves di Henry Matisse e Albert Marquet, poi soppiantati dal dirompente movimento cubista di Pablo Picasso. Qui viene accolto assieme a Modigliani, Chagall, Kisling e lo stesso Picasso, nel fatiscente ma vitale Bateau Lavoir, il grande baraccone di legno fatto costruire da Guillaume Apollinaire e dalla sua compagna Marie Laurencin, per accogliere gli artisti profughi che giungevano nella “ville lumière” da ogni parte del mondo, attirati dalla sua rara capacità di accogliere senza distinguo, e dalla grandissima effervescenza culturale. Qui porterà con sé il bagaglio culturale ben assimilato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dimostrando al contempo di saper ben cogliere gli stimoli delle avanguardie d’Oltralpe. Al suo arrivo, si guadagna da vivere con i più umili mestieri: è falegname, imbianchino, commerciante, creatore di insegne e motivi decorativi per edifici e negozi. Nel 1909 per lui una prima grande occasione: l’opportunità di esporre al Salon des Artistes Français.

Le sue prime opere presentano un evidente influsso matissiano, e non gli è chiaramente estraneo lo stile selvaggio vicino a Marquet. Il suo nome diventa conosciuto e importante, e gli viene affidata la committenza di piccole sculture raffiguranti le étoile del mitico Balletto Russo di Sergej Diaghilev. Purtroppo, lo scoppio della guerra costringe La Monaca ad interrompere il lavoro, e così, dopo l’esperienza parigina, nel 1915 si reca a Londra dove vorrebbe aprire un atelier. Ma è senza fondi, e dovrà abbandonare l’idea. Dopo altre esperienze continuate in Francia, determinante è il suo ritorno nella capitale inglese nel 1922, quando alla Fine Art Gallery viene organizzata una sua mostra con un vernissage di grandissimo successo, poi ripetuta al Palazzo pubblico di Eastbourne dove vengono esposti ritratti di personaggi eccellenti, tra cui quello dell’Arcivescovo di Canterbury, del romanziere George Bernard Shaw (premio Nobel per la letteratura nel 1925), dello scrittore Riger Haggard, della “Duse inglese” Sybil Thorndike, del Nobel per la Medicina, Sir Donald Ross.

La targa che ricorda la dimora\studio di La Monaca,
al 20 di Rue Ancelle, a Neuilly-sur-Seine

L’ascesa di La Monaca è repentina, e viene definito come il “maggiore ritrattista del suo tempo” dall’autorevole quotidiano “Paris Soir” con un articolo inprima pagina a firma di Paul Réboux. Il suo matrimonio con Emilia Cardona, scrittrice e giornalista di successo, già vedova del grande pittore ferrarese Giovanni Boldini, gli permetterà di realizzare tante nuove opere, in particolare vari ritratti di personalità dell’epoca, avendo da allora facile accesso ai salotti più prestigiosi.

Il 1932 rappresenta per l’artista calabrese un periodo fervido di committenze e riconoscimenti. È in questo tempo che modella la scultura “Il suonatore di fisarmonica”, una delle più imponenti da lui realizzate. L’opera partecipa al “Salon” di Parigi del 1932, dove viene premiata. Il soggetto è uno dei clochard con cui aveva convissuto al suo arrivo. Viene realizzata in gesso, come tutte le sculture partecipanti. Quelle meritevoli vengono poi fuse a cera persa, e tra queste, il suo fisarmonicista, che prende vita nella prestigiosa “fonderia Valsuani”, quella di Rodin e dei più grandi scultori del tempo.

A 91 anni di distanza, la grande statua del fisarmonicista riappare dunque felicemente a Catanzaro, sua città natale, in un luogo non distante da quella “ruga” di via Bellavista, dove era nato e aveva trascorso la giovinezza. L’opera apre oggi il percorso di “Capolavori svelati”, accogliendo a Catanzaro i visitatori della mostra in corso al Complesso monumentale del San Giovanni, una delle cui sale, non è cosa nota, è stata dedicata in passato proprio a La Monaca come segno di riconoscimento del suo genio e della sua prorompente creatività. Va però ricordato che nel lontano 1939, la vedova di La Monaca, Emilia Cardona – come rammenta lo storico dell’arte Antonio Falbo, profondo conoscitore della sua opera e della sua vita come rammenta lo storico dell’arte Antonio Falbo, profondo conoscitore della sua opera e della sua vita, e assieme a Salvatore Falbo curatori e conservatori dell’Archivio e del catalogo ragionato generale dell’artista, in corso di realizzazione – aveva tentato senza fortuna di fare una donazione delle opere scultoree e pittoriche di La Monaca (che era anche un grande paesaggista) alla città capoluogo, donazione pare rifiutata dal Comune.

A partire dal 1933, dopo aver eseguito altri ritratti, La Monaca stringe importanti relazioni con artisti e intellettuali, tra cui il teorico del surrealismo André Bréton. Frequenta i salotti “in” di Francia, tra cui quello del sommo pianista Alfred Cortot, del quale realizzerà il busto. È questo l’anno in cui esegue il ritratto di Pio XI custodito presso i Musei Vaticani con un’inedita variante della maschera in gesso. Poi il bozzetto per il monumento a Blasco Ibanez, e la scultura dedicata a Madame Wellington Koo, moglie dell’Ambasciatore di Cina a Parigi. Il 1932 rap

Papa Pio X! posa per il busto realizzato da La Monaca

Nel 1934 è l’unico artista italiano ad essere invitato alla festa in onore di Luigi Pirandello, insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Su incarico dello Stato francese comincia poi a lavorare al monumento tombale dedicato a Leonardo Da Vinci, destinato al castello di Amboise: un capolavoro che lo renderà famoso, e che terminerà nel 1936, quando per mezzo dell’Associazione della Stampa Latina d’Europa e d’America gli verrà comunicato il desiderio del presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, di essere ritratto proprio da lui. Al suo pronto sbarco a New York, prima di dirigersi a Washington, gli vengono tributate accoglienze trionfali e onori di Stato, con la stampa internazionale a sottolineare l’evento.

Nel 1937 La Monaca esegue la sua ultima opera: il ritratto di Miss Katherine Vincent, dopo di che, assieme alla moglie si ammala di broncopolmonite virale. Morirà nella notte fra il 4 e il 5 febbraio, la mattina prima del suo incredibile appuntamento alla Casa Bianca, per ritrarre il Presidente. Da ogni parte del mondo giungono sentiti cordogli per la scomparsa dell’artista, che nel funerale organizzato a Parigi dopo il rientro della salma, riceverà onori di Stato come solo a Braque erano stati riservati, accompagnato fino alla sua sepoltura da un’interminabile folla di cittadini e tanti artisti, letterati, uomini politici.

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