Luigi Borelli, la funzione pubblica allo specchio

Originario di Cerva (Cz), prima al Comune di Torino, poi alla Regione Piemonte, si è fatto un nome come buon amministratore e solerte promotore di cultura

Luigi Borelli nella sua Torino
“omaggia” il vessillo calabro

L’”avventura” professionale del calabro-piemontese Luigi Borelli (originario di Cerva, Cz) comincia assai presto, appena arrivato a Torino all’età di 18 anni, quando inizia a lavorare da precario. Nel 2009, assume il ruolo di funzionario pubblico nell’Amministrazione comunale della città sabauda, e poi in quella regionale: una casualità, o una strada già tracciata nel solco di una vocazione? “Non parlerei propriamente di vocazione – chiarisce subito – nel corso dei miei studi e dell’attività lavorativa ho scoperto, diciamo così, una ‘predisposizione’ verso la funzione pubblica”.

Una laurea e due master conseguiti all’Università di Torino, un’esperienza a livello professionale diventata ultradecennale come funzionario occupato prevalentemente su sport e grandi eventi, e poi nel settore cultura da coordinatore del V Municipio torinese dove ha svolto una significativa opera di animazione del territorio, oggi è coordinatore allo Sport, Cultura e Istruzione della V circoscrizione di Torino (l’equivalente di un assessore nei Municipi di altre città medio-grandi) ed è quindi nella Regione Piemonte come membro dello staff dell’Assessore allo sport e all’internazionalizzazione. Per lui la soddisfazione è piena: “ogni qualvolta, nonostante le lentezze della macchina burocratica, si portano a termine provvedimenti utili ai cittadini si è appagati. Sento forte la responsabilità dell’incarico che mi è stata affidata, sono un funzionario amministrativo prestato alla politica, e senza falsa modestia penso a questi primi due anni di consiliatura come a un buon lavoro svolto senza risparmio di energie”.

Borelli è uncalabrese convinto e partecipe della fattiva coniugazione culturale e sociale tra Nord e Sud: “sono un meridionale venuto a Torino per studiare negli anni della giovinezza, ho mantenuto salde le mie radici e lo spirito forte del Mezzogiorno d’Italia, e penso che Sicilia, Calabria e le altre regioni meridionali debbano necessariamente e fattivamente cooperare con il Nord, e viceversa, per poter arricchire, valorizzare, promuovere lo scambio e la conoscenza”.

Torino è da sempre al centro di relazioni internazionali, e promotrice, nonché attuatrice, di progettualità di ampio respiro. Ci vuole certamente una “marcia in più” per stare dietro al suo passo, e un bel dinamismo per   mantenere e spingere avanti quel passo: “Torino always on the move, era il motto del periodo Olimpico nel 2006. Certamente, per contribuire alla vita pubblica di Torino bisogna essere all’altezza delle eccezionali evoluzioni che la città ha vissuto e che ancora oggi sta percorrendo. Occorre una buona dose di determinazione, tenacia e costanza”.

Al tempo di intriganti sfide globali (pensiamo alla tutela e alla salvaguardia del nostro ambiente naturale che coincide con la difesa del nostro pianeta) e in un’era in cui la tecnologia potrebbe risultare un valore aggiunto, è chiaro che le capacità professionali dei singoli debbono e possono fare da supporto al giusto e corretto approccio di un amministratore pubblico moderno, così la pensa Borelli: “ritengo che le competenze, e più in generale, i comportamenti dei singoli, possano e debbano essere di supporto per gli amministratori. Credo nell’ingerenza minima della pubblica amministrazione nella vita dei cittadini, e nel mercato soprattutto. L’amministrazione deve regolamentare il minimo necessario e consentire l’espressione della libera iniziativa in ogni ambito. le competenze e i comportamenti dei singoli hanno ruoli fondamentali”.

Luigi Borelli davanti al
Centro Civico Circoscrizionale

Torniamo alla Circoscrizione 5 e al grande fervore culturale qui registrato negli ultimi tempi: “si potrebbe dire che ne abbiamo fatte di tutti i colori… Intanto, abbiamo creato i presupposti per il rilancio del Centro culturale ‘Principessa Isabella’ e del suo teatro, realtà di fondamentale importanza per la zona nord di Torino. Abbiamo poi promosso svariate iniziative: concerti di musica classica, attività teatrali, attività nelle arti figurative e laboratori teatrali e musicali per le scuole del territorio”. La realizzazione che l’inorgoglisce maggiormente? “La collaborazione nata con il Museo di Arte Urbana di Torino, unica nel suo genere, che attraverso l’arte diffonde messaggi positivi nella città, intervenendo significativamente su spazi pubblici e privati di vie e piazze cittadine. L’interlocuzione con il prof. Edoardo di Mauro, vicedirettore dell’Accademia Albertina delle Belle arti di Torino e presidente del MAU, è stata favorita da un nostro corregionale che si occupa di arte a tempo pieno, Michele Giannini. La comunione di intenti emersa con il prof. Di Mauro sulla valorizzazione territoriale attraverso l’arte, ci ha spinto ad investire convintamente in questo senso, per rendere il nostro territorio socialmente e turisticamente più attrattivo. Con questi presupposti, raccogliendo la disponibilità del MAU, sono state avviate attività on the road, con installazione di opere in un percorso coerente che ha dato la possibilità al visitatore, oltre che di godere delle creazioni artistiche, di scoprire il territorio ‘a piedi’. L’ultimo intervento ha interessato alcuni edifici privati, alcune panchine su un asse viario importante della Circoscrizione, e un vespasiano… Quest’ultimo intervento, che di primo acchito avrebbe potuto far sorridere, ha invece due sue significative particolarità: è il primo caso in Piemonte, ed è la dimostrazione pratica che interventi artistici seri riescono a far diventare bello anche ciò che per natura può non sembrarlo…”.

Veniamo ora alla terra d’origine. Cosa pensa Luigi Borelli della Calabria e dei calabresi? “Lo dico parafrasando un veneto innamorato della Calabria, Giuseppe Berto: quando penso alla Calabria, so di pensare ad uno dei luoghi più belli della terra. Una terra meravigliosa, che tuttavia non riesce ad esprimersi al massimo. I calabresi… Beh, gente con un cuore enorme”. Esiste secondo Lei un’identità, una peculiarità calabrese? “Quella che non si riesce a fare a meno dell’amore incondizionato per la propria terra”.

La Calabria è come scriveva Alvaro “in perenne fuga da sé stessa?”, cioè eternamente incapace di guardare alle proprie possibilità e alle proprie vocazioni? “Credo si tratti di una affermazione realistica. A mio parere questo stato di cose affonda radici in ragioni storiche. In Calabria sono fondamentalmente mancate nel XX secolo due classi sociali che attraverso il conflitto hanno generato sviluppo e disegnato prospettive: la borghesia e gli operai. Questo ha creato precondizioni negative. Secondo il mio punto di vista, ciò si coglie in filigrana anche nel testo di grande impatto umanistico come ‘Gente in Aspromonte’ di Alvaro”.

In cosa è calabrese Borelli? E in cosa no? “Nel forte senso della famiglia. Non sono invece taciturno, caratteristica che spesso si riscontra tra i miei corregionali”. E in cosa piemontese? E in cosa no? “Forse per l’understatement. Evito di usare la cortesia in modo orientato”.

Una veduta di Cerva (Cz)

La Sua infanzia e la sua gioventù in Calabria, a Catanzaro, e soprattutto a Cerva: “è trascorsa felice tra l’affetto della famiglia e tanti amici. Ho frequentato le scuole superiori a Catanzaro, una città bella e misteriosa per certi versi. I miei ricordi sono legati alla scoperta del capoluogo, una grande città rispetto al paese di provenienza. I ricordi a Cerva sono legati alla vita tranquilla di un paese di montagna, con i suoi ritmi e le sue tradizioni. Il rimpianto è forse quello di essere partito troppo presto”.

Con Cerva mantiene il rapporto? Come, con quale spirito la rivede ogni volta? Ha secondo Lei una vocazione da seguire? “Torno tre volte l’anno, e la rivedo con gli occhi di sempre”.

Un’idea per Cerva, e una per Catanzaro e la Calabria. “Per Cerva e per la Calabria direi un maggior interesse allo sviluppo delle attività montane. In Piemonte la montagna è fonte inesauribile di ricchezza e di iniziative nazionali e internazionali, turistiche, sportive, enogastronomiche. In Calabria abbiamo la Sila, le Serre e l’Aspromonte, bellezze naturali grandiose e incomparabili. Bene allora mantenere il carattere wild, ma credo si debba ragionare su una strategia di sviluppo che faccia rivivere i borghi e dare loro lo slancio produttivo, quello che necessita anche all’intera Regione. Catanzaro, a mio parere, deve assolutamente e rapidamente rinnovare l’autorevolezza di capoluogo di regione. Credo abbia tutte le carte in regola, nonostante una certa perdita di prestigio”.

Alla Calabria mancano le prospettive? Cosa suggerisce? “Puntare più sul turismo e sui servizi legati a questo settore. Anche lo sviluppo dell’agricoltura è un asset strategico su cui investire con decisione”.

Ci sono calabresi cui Borelli si sente particolarmente legato, calabresi che ritiene fondamentali per la sua vita e la sua carriera? “Antonio Catricalà, grande giurista e uomo di Stato, i cui testi hanno contribuito alla mia passione per il diritto amministrativo e la cosa pubblica”. Una pubblicazione, un autore classico cui si sente particolarmente legato? “Memorie, di Talleyrand”. I suoi più grandi personaggi storici e politici di riferimento? “Uno per tutti, che raggruppa il personaggio storico e politico, il cardinale Giulio Mazzarino”. E i suoi artisti preferiti? “Due calabresi e un pugliese: Mattia Preti, Mimmo Rotella e Giuseppe De Nittis”.

In Italia quali sono i Suoi luoghi del cuore? E nel mondo? “In Italia coincide con una regione, la mia, la nostra Calabria. Nel mondo, non ne ho uno in particolare”.  Qualche aggettivo per definire Torino e qualcun altro per la Calabria: “due per Torino: austera e composta. Per la Calabria, un aggettivo superlativo assoluto… Bellissima! E direi, anche, resistente”.

Chiudiamo con un velocissimo confiteor “botta e risposta”. A 13 anni cosa voleva fare? “Ad essere sincero non avevo le idee chiare… scorrazzavo su e giù per le vie di Cerva”. Il tratto peculiare del suo carattere? “La determinazione”. Il principale difetto? “Ogni tanto la determinazione muta in testardaggine”. Il principale pregio? “La costanza”. Il Suo motto? “Una frase estrapolata da una terzina della Divina Commedia, più precisamente del canto XXIV: ‘(vinci l’ambascia) con l’animo che vince ogne battaglia’. Pietanza preferita? “Pasta al forno, alla calabrese maniera…”. I suoi hobby? “Camminare in montagna e cinema”. Che tempi viviamo, questa società contemporanea la inquieta? “Senz’altro tempi non facili. Tuttavia, ho fiducia nel futuro”. Nel migliore dei mondi possibili dovrebbe essere abolita la parola? “Guerra!”. Chi richiamerebbe in vita tra i personaggi della storia? “Charles Maurice de Talleyrand, ministro degli esteri di Napoleone”. Come immagina il paradiso? “Non saprei… forse come suggerisce il Sommo poeta, pura luce”. La sua casa brucia: cosa salva? “Più libri possibili”. Di cosa ha paura? “Dell’estrema semplificazione delle cose e delle idee. In questo i social hanno gravi responsabilità”.

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