Enzo Pettè, executive chef del prestigioso Life Source Hotel di Bergamo

Prosegue la bella carriera nel nuovissimo, elegante, sofisticato e innovativo “Life Source Hotel” di Bergamo, che punta decisamente in alto, con un’offerta coordinata di hotellerie, cucina e benessere, pressoché unica in Italia

di Roberto Messina

Davanti al Life Source Hotel con la spettacolare cascata d’acqua
che disegna nell’aria il nome dell’hotel

Dopo la recente, brillante esperienza allo “Sfizio”, ristorante dello Starhotel “Rosa Grand” alle spalle del Duomo di Milano diventato vero punto di riferimento per la buona società meneghina, e prima a Firenze al Bristol, e ancor prima, con la stella Michelin conquistata all’Osteria del Vicario di Certaldo, prosegue la bella carriera di Enzo Pettè (cui abbiamo dedicato due libri: “Una cucina dell’anima”, Rubbettino editore; “I miei primi dieci primi”, Academ editore; con un terzo in corso d’opera).

Enzo Pettè all’opera
in cucina

Nato a Essen, in Germania, sangue francese e calabrese nelle vene, è stato nominato di recente chef executive del nuovissimo, elegante, sofisticato e innovativo “Life Source Hotel” di Bergamo, un davvero eccezionale Food-Hotel-MediSPA, che punta decisamente in alto, con un’offerta coordinata di hotellerie, cucina e benessere, pressoché unica in Italia.

Nel suo “Le Terre” Gourmet Restaurant, si propone una cucina di alto livello e tanti eventi speciali con protagonisti altrettanti chef stellati ospiti nella cucina di Pettè, per dar vita alla “Life Food Experience”, con le cene “a quattro mani” di Pettè in dialogo con colleghi di livello come Vincenzo Martella, Anton Blaas, Felix Lo Basso, Ugo Alciati, eventi che sono stati tutti sold-out nonostante il momento.

Due “opere” di Pettè

Il Pettè-style porta a tavola pietanze sorprendentemente nuove e sperimentali, ma nello stesso tempo antiche e familiari, con tanto Mediterraneo e “salute” dentro. Piatti memorabili. Di una cucina al tempo timbrica, tonale, di testa e di gola, come ebbe a teorizzare Gualtiero Marchesi, e che ossequia, inoltre, la raccomandazione di Nicolas de Bonnefons, maestro di sala di Luigi XIV: ovvero, che “la zuppa di cavolo deve sapere di cavolo, il porro di porro, la rapa di rapa”.

Questa la regola fondamentale di Enzo Pettè, conservatore-progressista e innovatore ancorato alla tradizione: rispettare l’integrità della materia prima, conservarne le caratteristiche e peculiarità. Poi, però, briglia sciolta alla fantasia e alla creatività, alla ricerca appassionata di nuove combinazioni, per svelare e custodire segreti, come un alchimista.

Foto Archivio Pettè, Lorenzo Marcianò

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