Maurizio De Filippo: misura dell’intelligenza è anche LA Capacità di cambiare

Commercialista di successo con studi a Roma e Milano, è presidente di Aequa Roma SpA, la società partecipata dell’Urbe che si occupa di controllo e riscossione tributi. Cuore saldo alle radici catanzaresi e grande amore per la squadra di calcio del capoluogo calabro che ha contribuito a salvare dal fallimento e dalla cancellazione

di Anna Morabito

Maurizio De Filippo nel suo studio di Roma

Raccontare di noi stessi o degli altri, è come aggiungere un mattoncino alla Storia di cui tutti facciamo parte. Ed ha senso raccontarla, soprattutto quando descrive comportamenti che “fanno la differenza”, che producono cambiamenti e hanno effetto sui nostri valori, sulla nostra vicenda passata e presente, sulle persone. L’intervista che ci ha rilasciato il dottor Maurizio De Filippo è il racconto dell’impegno di un professionista, con riflessioni, ricordi, aneddoti in cui emergono passioni portate avanti tra inevitabili difficoltà e finali successi, in cui tutti possiamo riconoscerci ed immedesimarci. Un resoconto che lo vede protagonista in un intreccio serrato fra sfera personale e professionale, a dimostrazione che anche i commercialisti hanno un cuore oltre che una deontologia, e del fatto che, come al solito, la nostra Calabria sa regalare al Paese anche in questo campo alti profili specialistici.

Nato a Catanzaro e cresciuto nel capoluogo calabrese (con una parentesi di qualche anno trascorso  Girifalco, paese dei genitori) sino alla maggiore età “in maniera particolarmente felice e spensierata”, come ci dice, ha mantenuto saldo nel tempo il legame con le origini, rientrando spesso nei fine settimana dai propri genitori, dopo essersi trasferito a Roma per frequentare la facoltà di Economia e Commercio all’Università La Sapienza, sperimentando quella condizione di “forestiero” in patria, che lo ha posto davanti alla necessità di costruire nuove relazioni, di interagire con vari soggetti istituzionali, ma anche di dover difendere e preservare quel sentimento di appartenenza e identificazione con la regione, e in particolar modo con la città di Catanzaro, quale fondamento e nutrimento di sé stesso.

“Noi calabresi che abbiamo cambiato città e ci siamo dovuti far apprezzare da chi ci ha accolto, abbiamo dovuto modificare almeno in parte comportamenti, valutazioni, modi di rapportarsi; abbiamo così, con umiltà, imparato a riconoscere le opportunità in mezzo alla tempesta, ad unire competenze ad esperienze e relazioni, per poter generare quel valore aggiunto utile a fare la differenza”.

Il dottor De Filippo è un professionista molto conosciuto nella capitale, dove ha sede uno dei due suoi prestigiosi studi associati “De Filippo Scandurra & Partners” (l’altro è a Milano) con all’interno commercialisti e avvocati che offrono consulenza e assistenza a clienti privati e istituzionali in tutte le sedi giurisdizionali e in ogni grado di giudizio. Una rete di collaboratori esterni, a livello nazionale, si affianca nel lavoro in campo economico aziendalistico, giuridico, contabile, tributario e fiscale.

“Due città molto diverse: a Milano c’è un’economia che corre, mentre Roma viaggia ad una velocità diversa. Io dico sempre: c’è un’Italia, e c’è Milano…” – chiarisce De Filippo.

La parola “esperto” ricorre sovente nel suo curriculum, e non potrebbe essere altrimenti, visti i suoi innumerevoli incarichi ricoperti nel corso di quasi trent’anni di carriera. Curatore fallimentare, consulente tecnico di magistrati, revisore e consulente di enti pubblici, membro di collegi sindacali in diverse realtà imprenditoriali come Aeroporti di Roma, Enel, Snam, Alenia Space, componente di consigli di amministrazione e amministratore unico in società a partecipazione pubblica, sono solo alcuni degli incarichi di responsabilità rivestiti e che testimoniano le doti caratteristiche personali e le capacità concrete messe all’interno di un’instancabile e fervida vita lavorativa.

“Cambiare incarichi, dà sempre nuovi stimoli: fattore importante per la preparazione professionale, per la capacità operativa, per le relazioni e i valori condivisi che permettono di raggiungere le performance richieste. Ogni volta che si è presentato un nuovo incarico, c’è stata sempre la giusta spinta accompagnata dalla ‘fame’ di poter apprendere, di potersi cimentare e rimettere alla prova: una questione, questa, una inclinazione positiva che ho ereditato da mio padre, primario ospedaliero, che anche in età avanzata continuava ad aggiornarsi senza sosta. È stato un grande insegnamento, la trasmissione di un vero e proprio modo di vivere”. 

Le due città, quella del cuore, Catanzaro, e quella di adozione, Roma, hanno un qualcosa che le accomuna: i colori delle rispettive squadre di calcio. È il pallone la passione più grande del presidente di Aequa Roma SpA, la società partecipata dell’Urbe che si occupa del controllo e riscossione dei tributi e di altre entrate non versate, riconfermato nel ruolo a poco più di un anno dalla sua prima nomina avvenuta nel gennaio 2021, a firma della ex sindaca Virginia Raggi. La professionalità dimostrata, unita ai risultati economici ottenuti sotto quella legislatura, ha spinto Roberto Gualtieri, nei suoi primi cento giorni da nuovo sindaco di Roma, a riconfermare De Filippo nella governance dell’importante società partecipata che è di ausilio e supporto patrimoniale al comune capitolino, purtroppo afflitto da problematiche finanziarie annose.

“Non ho mai fatto politica attiva, ho sempre lavorato da professionista con spirito di servizio, con coscienza e correttezza, alla ricerca dei risultati. E sono uno dei due amministratori pubblici ad essere stato riconfermato, pur nel cambio dello schieramento partitico romano. Mi ritrovo sovente ad affrontare questioni di estrema complessità che riguardano aziende in dissesto finanziario, e ogni volta che vengo chiamato come perito, il mio unico pensiero è quello di dare al giudice tutti gli elementi perché possa valutare con la massima serenità, ed esprimere un verdetto imparziale. Ho un forte senso della giustizia, non nutro preconcetti, cerco di adempiere al mio incarico e alla ricostruzione puntuale e fedele di ciò che è accaduto, con coscienza e correttezza. Questo è quanto richiede la deontologia professionale, questo quanto chiede lo Stato”.

Quel legame profondo con la Calabria di cui abbiamo parlato, è giusto si traduca, oltre che in chiari sentimenti di affetto, anche in concreta partecipazione, presenza, che Maurizio De Filippo in effetti non ha mai fatto mancare. Ha sempre creduto, infatti, di dover fare qualcosa di concreto per la sua regione e così, a soli 30 anni, ha svolto il ruolo di amministratore giudiziario del Catanzaro calcio in profonda crisi societaria ai limiti del fallimento, e in extremis ha salvato la squadra grazie alle sue soluzioni economiche individuate assieme all’imprenditore Giovanni Mancuso, divenuto presidente della nuova società.

“Sono stato molto soddisfatto dell’impegno profuso e soprattutto del risultato, del fatto di essere riuscito a fare qualcosa di buono per la mia città, a tutela di una comunità emotivamente coinvolta, con un profondo legame con la squadra del cuore, e che mi aveva eletto suo ‘difensore’… Sono così stato designato presidente onorario dai club dei tifosi, pur se ancora in età giovane per un riconoscimento così. Ricordo quel periodo con grande piacere, invitato a feste in mio onore, accolto da eroe e titolato di vari premi”.

Ma non è stata calda solo quella estate del ’99, perché un’altra stagione bollente, precisamente quella del 2011, ha visto nuovamente Maurizio De Filippo protagonista del salvataggio della squadra con la restituzione ai tifosi del glorioso marchio dell’U.S. Catanzaro.

Maurizio De Filippo con Giuseppe Cosentino
presidente del Catanzaro Calcio
, nel 2011 in vetta alla serie C

“Non posso dimenticare da dove arrivo, e dove il mio cuore, in fondo, è rimasto, dove ci sono i miei ricordi e i miei affetti più cari. Il Catanzaro era la mia squadra, e ho messo tutto il mio impegno professionale e anche quello emozionale per salvarla. Nel 2011 il Catanzaro fu radiato, perché fallito, e la Federcalcio decise di ritirare il titolo sportivo, la licenza utile al campionato. I tifosi che già nel ‘99 mi avevano apprezzato, si presentarono dall’allora sindaco della città perché mi affidasse di nuovo l’incarico. In quegli anni ero giudice della giustizia sportiva e, sebbene fosse una funzione molto ambita, non ci pensai due volte… Mi dimisi, e iniziai una lunga battaglia legale che alla fine fu vinta contro la Federcalcio. Riuscii così non solo a salvare il titolo sportivo, permettendo al Catanzaro di disputare il campionato in C2, ma mi fu chiesto anche di far parte del board della società come responsabile dei rapporti istituzionali. Le ulteriori soddisfazioni per il popolo giallorosso e per me arrivarono con la vittoria del campionato di quell’anno. Riuscimmo a riorganizzare adeguatamente squadra e società, sebbene partiti in ritardo con il campionato rispetto alle altre squadre. La prima partita fu giocata in trasferta. Il presidente Giuseppe Cosentino non vi poté partecipare per impegni pregressi e toccò a me fare il primo discorso motivazionale alla squadra nello spogliatoio. È stata l’ultima volta che il Catanzaro ha vinto un campionato”.

La città capoluogo della Calabria, imprenditori, sportivi, professionisti, semplici cittadini, si trovarono uniti in quell’occasione in una sinergia fondamentale, con il caparbio ed entusiasta Maurizio De Filippo a trovare soluzioni vincenti.  

“La misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario”, ebbe a dire Albert Einstein. E questo è vero soprattutto quando le dinamiche individuali di cambiamento si devono combinare con quelle di altre persone, in vari contesti sociali, professionali, culturali. Occorre la capacità di intercettare bisogni e aspettative, di negoziare in situazioni intricate, di allargare lo sguardo aperto e pronto a condizioni nuove, situazioni impensabili e pratiche sociali e individuali inedite.

È in questa atmosfera di dialogo, di apertura, di reciprocità e di comunicativa interazione, che si è svolta la chiacchierata con il dottor Maurizio De Filippo, che ha incoraggiato, anche in me, un cambiamento e la messa al bando, intanto, di un pregiudizio: che i commercialisti non abbiano cuore…

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