17 Gen A Napoli torna a splendere il monumento a Beethoven, superba opera di Francesco Jerace
Nel chiostro grande del Conservatorio San Pietro a Majella, realizzato dal grande scultore di Polistena (Rc) nel 1895
di Roberto Messina
Tra i massimi pittori e scultori calabresi, italiani e mondiali, originario di Polistena (Rc) dove nasce nel 1853 (si spegne a Napoli nel 1937) Francesco Jerace è stato autore importante e prolifico, consacrato dal giusto successo internazionale che gli ha arriso in vita, e con opere oggi conservate nei Musei di Londra, Varsavia, Berlino, Dublino, Vienna, Odessa, Bombay e naturalmente in quelli di varie città italiane.
Oltre cinquanta monumenti pubblici, diversi busti (tra cui Carducci, Crispi, Cefaly, Rattazzi) e tante opere scultoree dedicate a grandi musicisti come Domenico Cimarosa (figura centrale dell’opera italiana e dell’opera buffa, autore di straordinari oratori, messe, e tanta musica strumentale e vocale con la celebre “Il matrimonio segreto” del 1792) e Giuseppe Martucci (allievo di Beniamino Cesi per il pianoforte e del calabrese Paolo Serrao per la composizione, grande autore e soprattutto grandissimo pianista fortemente apprezzato da personalità del campo, come Anton Rubinstein e Franz Liszt) e nel 1895, per il Conservatorio San Pietro a Majella, a Napoli (città da lui amatissima, e dove studiò all’Accademia di Belle Arti) un capolavoro: la davvero straordinaria, magnifica statua di Beethoven, che oggi è possibile ammirare al centro del chiostro grande.
Un opera d’arte tornata di recente “in forma”, dopo un’accurato restauro: bel risultato della collaborazione tra il Conservatorio San Pietro a Majella, l’Accademia di Belle Arti di Napoli e la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, per il Comune di Napoli.
Tutto ciò, grazie al sostegno della società “Helena restauri”, spin off dell’Accademia, ed al meticoloso lavoro diretto da Luciana Festa dell’Istituto superiore per la conservazione ed il restauro di Roma.
Una magnifica iniziativa, senza dubbio, che ha ridato luce al busto e al basamento che si ergono imponenti per quasi tre metri, realizzati in marmo e calcare, magnifico tributo di Jerace al sommo Beethoven e alla sua musica immortale.
E’ stato fatto rilevare come questa opera sia un po’ “insolita”, non rappresenti, cioè, il genio di Bonn secondo la consueta ritrattistica, pur nell’abituale classicità di modelli, forme e materiali. Non è, infatti, questo di Jerace, un Beethoven “abituale”: pensieroso, corrucciato, gravido di un grande e doloroso passato. Ma vitalmente, entusiasticamente proiettato verso il futuro, in una “chiave” semantica ed estetica decisamente e volutamente “illuminista”, che spinge il suo (e il nostro) sguardo in avanti, a cercare e indicare metaforici e speranzosi squarci di luce intravisti all’orizzonte.
In occasione della cerimonia di restauro del monumento, numerose le presenze del mondo accademico, politico, istituzionale partenopeo. Non si ha notizia di quelle calabresi.
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