
24 Mag VINCENZO JANNUZZI, IN ARTE JANU’
Al Museo del Fumetto di Milano, incontro con uno dei più apprezzati illustratori italiani, originario di Spezzano Albanese (Cs).
di Roberto Messina
Nel Museo del Fumetto di Milano, bellissima struttura dedicata al mondo dell’illustrazione e ai suoi tanti risvolti, l’incontro\scoperta di Vincenzo Jannuzzi (all’anagrafe Vincenzo Iannuzzi, in arte Jannuzzi o “Janù”, o “Jan”), tra i più geniali e affermati cartoonist e illustratori italiani, nato a Spezzano Albanese (Cs) dove nel 2003 ha ricevuto la cittadinanza onoraria per il suo prezioso lavoro culturale.
Enzo è giramondo già a sedici anni, in tour per i paesi dell’Europa settentrionale e orientale, per alcuni periodi risiede a Roma, poi a Parigi, Baghdad, in Anatolia… La sua dimora più stabile è Milano che “comincia a pubblicarlo già dal giorno dopo”. Con la sua Brera calorosa, vivacissima e positiva prima dello sfascio di tangentopoli, la città meneghina lo ha accolto e poi “lanciato”.

Dichiara lo stesso Jannuzzi: “Grazie Fusco, che mi hai aperto la tua casa che da un quarto piano mi mostrava il nulla di una periferia milanese annegata nella ‘scighera’ invernale; grazie a tanti altri di cui non ricordo il nome, come quell’operaio di una tipografia dei paraggi, tutti ammucchiati divertiti attorno al tavolino del ‘Gran Bar’ e del ‘Giamaica’, dove io stavo a disegnare ‘Ancillotto’, che mi portavano risme di carta da disegno, pennarelli, contatti, numeri di telefono, simpatia, ammirazione e amicizia… e che nel giro di un paio di giorni mi mettevano in grado di pagare tre mesi di affitto e tre mesi di cauzione per quattro locali in via Moscova, che perdevo dopo un paio di settimane, perché quelle stanze le condividevo con tutti gli amici squattrinati che incrociavo; che eran tanti!..’”.
La vocazione di Jannuzzi è precoce e fortissima: “Le pareti di casa sono state le mie prime tavole da disegno. Mia madre, che ho perso quando avevo quattro anni, rideva allegra, quando le facevo vedere i miei disegni sul muro bianco della cucina, invece di punirmi”.

Dopo la morte della madre, trascorre alcuni anni in collegio, di cui ricorda i metodi educativi brutali ma anche i momenti soavi, sempre legati al disegno. A dodici anni raggiunge il padre, stabilitosi in Piemonte. Inizia a disegnare professionalmente nel 1968 pubblicando “Davide e re Saul” su Tiramolla. Collabora con le riviste Horror, Vip, Super Vip, Horror pocket che pubblicano Ancillotto, Il rito woodoo, Incubo mortale, Morte a Venezia, Trivulzio, Un buon lavoro, Storia d’amore, Amore a lieto fine.Poi un’infinita serie di pubblicazioni e prestigiose collaborazioni, storie a fumetti, copertine, strisce, due racconti tratti da opere di Kafka.
Jannuzzi è un autore molto apprezzato ed amato dalla critica, che ne esalta la cifra stilistica da “espressionista tedesco casualmente reincarnatosi in terra calabrese” (Marcello Guarnaccia) con il suo stile pedagogico altalenante tra quelli di un Walter Molino e un George Grosz, che con gran maestria sa passare dal grottesco al lezioso, senza tirarsi indietro davanti a nessuna sfida espressiva.
Janù, oppure Jan, come diversamente si firma, è quello che si dice un autore fecondo ed eccentrico, un “fumettaro” irriducibile, la migliore espressione dell’italico “underground”, con le sue vignette umoristiche e satiriche, accanto alle “strisce” che spaziano dall’horror all’entertainment per bambini, e alle opere naturalistiche su tela, legno, intonaco, che attestano una generosa produzione sempre alla ricerca del “nuovo”.

“Un autore spesso violento, sempre eccessivo… e morbido: il più geniale e sregolato dei disegnatori contemporanei” – lo definisce Santi Urso. Mentre Erveda Sansi, sottolinea il suo carattere di autore-cantastorie: “dal ritmo narrativo incalzante, che non lascia spazio alla noia e palesa i paradossi della quotidianità. Sotto il profilo stilistico ha il segno sapiente, che fa della cura dei dettagli un’arte, che riesce a coniugare in una felice sintesi la crudezza dell’esistenza, senza abbellimenti e luoghi comuni, e con un raffinato umorismo che non priva il lettore del divertimento”.
Il rapporto con la Calabria, nonostante lui viva agli antipodi, in Valtellina, è caloroso: ”Torno quando posso; e se non torno con i piedi, ci torno con la testa, con l’anima e con gli occhi. La mia Calabria di luce, di sole e di vino, di grano, di erba e di mare… E la mia gente”.

E in Calabria Jannuzzi-Jan-Janù è tornato qualche tempo fa, su nostro invito, assieme al direttore del Museo del Fumetto di Milano e ineguagliabile “guru” della materia, Luigi Bona, per un convegno di riscoperta del grande illustratore catanzarese dei primi del Novecento, Giuseppe Russo, in arte “Girus”, con una performance-lezione sulle tecniche e le dinamiche del cartoon, della vignetta e dell’illustrazione. Un contemporaneo, “Janù”, e un grande del passato, “Girus”, che Calabria Mundi si appresta a riscoprire.
Tra i suoi ultimi lavori: “Il piccolo principe”, il meraviglioso testo di Antoine de Saint Exupery tradotto in duecento lingue che Jannuzzi ha “tradotto” in fumetto con l’editore Luigi Bona, pronto anche per una eventuale trasposizione in lingua arberesh; “Ivan Dal”, un buffo calendario di dodici episodi brevi, uno per ogni mese dell’anno. Alcuni pubblicati da “Il Mago” di A. Mondadori; “Se la sposa è un fiore d’Aprile” ambientato a Spezzano Albanese, con la storia del matrimonio dei suoi genitori, una stupenda pagina d’amore.
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