Serata per il libro SUL grande chef Enzo Pettè

A Milano, nell’esclusiva cornice del Grand Lounge & Bar by Eataly, dello Starhotel “Rosa Grand”, alle spalle del Duomo, grande serata glam per il libro dedicato al grande chef Enzo Pettè.

In distribuzione per le edizioni Rubbettino un libro originale e avvincente, insolito nel genere di cucina perché curato come brillante biografia romanzata che racconta, oltre ai favolosi piatti e ricette, la storia, l’impegno, l’originalità, la cura professionale e la vera e propria arte di Enzo Pettè, grande chef già premiato con un stella Michelin e tra i primi a calcare il proscenio televisivo già un ventennio addietro.

Si intitola “Enzo Pettè. Una cucina dell’anima”, come si diceva dedicato dal “nostro” Roberto Messina a questo chef originario calabrese (ma nato ad Essen in Germania) attualmente impegnato (e osannato) come anima creativa ed executive dello “Sfizio”: l’elegante, e chic, ristorante all’interno del “Rosa Grand”, catena Starhotels, a Milano in piazza Fontana, appena alle spalle del Duomo.

Con il suo lavoro di “innovatore progressista”, Pettè ha qui generato una piccola rivoluzione, trasformando di fatto un classico ristorante di hotel, in un magnifico “ristorante di città” aperto e frequentato da clientela anche esterna, da coloro che lo scelgono per pranzi e cene di alta qualità.

Proprio al “Rosa Grand”, nell’esclusiva cornice del Grand Lounge & Bar by Eataly, si è tenuta la prima, riuscitissima presentazione del libro, con un bel successo ed un en plein di pubblico, con Messina e Pettè protagonisti di un’indimenticabile serata glam, affiancati da Antonio Orlando direttore della rivista Class, e da tanti “vip” e personalità (tra cui, a portare il saluto, il catanzarese ing. Guido Mannella, Presidente dei Costruttori della Linea Metro 4) accorsi all’esclusiva serata seguita da un apericena stellato, preparato dalle mani sapienti ed esperte di Pettè.

Durante l’incontro è stato ribadito come questo volume sia da consigliare e da leggere con sicura partecipazione, non solo come bel testo di cucina, ma come “viaggio” consapevole e anche “avventuroso” dietro i fornelli, e perché scritto con una narrazione veloce, puntuale e brillante, che riesce a svelare e ad interpretare un mondo “aù de la”, una cultura, un background che entusiasmano e lasciano stupiti. 

Il Pettè-Style – scrive Messina – porta a tavola pietanze sorprendentemente nuove e sperimentali, ma nello stesso tempo antiche e familiari, con tanto Mediterraneo dentro. Piatti memorabili. Di una cucina al tempo timbrica, tonale, di testa e di gola, come ebbe a teorizzare Gualtiero Marchesi, e che ossequia, inoltre, la raccomandazione di Nicolas de Bonnefons, maestro di sala di Luigi XIV: ovvero, che ‘la zuppa di cavolo deve sapere di cavolo, il porro di porro, la rapa di rapa’. Questa è la regola fondamentale di Enzo Pettè, un innovatore ancorato alla tradizione: rispettare l’integrità della materia prima, conservarne le caratteristiche e peculiarità. Poi, però, briglia sciolta alla fantasia e alla creatività, alla ricerca appassionata di nuove combinazioni, per svelare e custodire segreti, come un alchimista”.

Da Pettè, un consiglio sintetico per i giovani aspiranti chef: “cucinare sempre con il cuore contento, con l’anima in cucina e con una cucina dell’anima. Senza dimenticare, che non occorre una radiografia per riconoscere un bravo cuoco. Basta vedere come fa un semplice piatto di spaghetti”.

Pettè, in effetti, prepara piatti grandiosi, ma che al tempo stesso sanno di “casa nostra”, anche se sono appunto “universali”. Piatti esemplarmente armoniosi ed equilibrati. “Nella mia cucina, c’è tanto Mediterraneo – spiega lo chef nel libro – che più che un luogo fisico, è uno stato d’animo che ho sempre dentro, che ha a che fare con i ricordi legati a Tropea, il paese delle mie origini. Non so descrivere esattamente. Del resto, per esprimere quello che so e quello che desidero dire, più che cercare le parole giuste, preferisco trovare la migliore composizione dei sapori”.

Tra i primi a calcare il proscenio televisivo, molto, molto tempo prima dell’attuale invasione enogastronomica dell’etere (sono infatti suoi i primi pomeriggi di “cooking class” col maitre Tempestini, da Montecatini Terme) non ha, però, e volutamente, mantenuto il feeling col piccolo schermo: “dopo quelle prime esperienze, in televisione non vado più – ha dichiarato -. Mi stanca. Penso che ognuno, per sviluppare al meglio la propria energia vitale e la propria creatività, debba stare contenuto nel suo ‘habitat naturale’. Io cucino meglio in cucina, non in uno studio televisivo, con tempi innaturali, il fiato sul collo e tanti occhi puntati addosso”.