01 Set Saverio Regasto, a Brescia un candidato Rettore con le idee chiare e un programma deciso e trasparente
Originario di Belmonte Calabro (CS), apprezzato docente di Diritto Pubblico Comparato, è in corsa per l’elezione a “Magnifico” dell’Università degli Studi: efficienza della didattica, innovazione e internazionalizzazione, i cardini del suo programma. Lo abbiamo incontrato nella Leonessa d’Italia per questa intervista e per omaggiarlo del libro di Academ Editore dedicato a Zaleuco di Locri, antesignano della civiltà giuridica e curatore nel VI sec. a.C. del primo compendio di leggi a noi noto…
Un’università che creda davvero nella “open science”, nuovo e giusto paradigma nei rapporti tra ricerca, istituzioni e società. Che offra opportunità, per le studentesse e gli studenti, di costruire in un ambiente stimolante e aperto il loro futuro. E per le ricercatrici e i ricercatori, e per tutti coloro che in università lavorano, l’essere parte di un progetto condiviso. Per la società civile, poi, di poter riconoscere nell’Ateneo un punto di riferimento sicuro, in grado di tracciare la via di fronte alle sfide globali, fornendo non solo competenze, ma anche testimoniando con coraggio e coerenza i valori della scienza e del libero pensiero.
Non sono estratti di un “wishful thinking”, un pensiero ottimistico e magari illusorio o semplicemente “desiderativo”, che si nutre di convincimenti e decisioni gradite e appaganti. Ma sono i solidi “principi di realtà” che è sua intenzione far decisamente prevalere, o meglio ancora, i chiari ed espliciti capisaldi del programma con il quale Saverio Regasto si candida a ricoprire la carica di Rettore del glorioso (e in forte crescita) Ateneo di Brescia, alle imminenti elezioni del 7 settembre.
Per fare qualche numero a riguardo, nella classifica Censis degli Atenei Statali di medie dimensioni (da 10.000 a 20.000 iscritti) UniBs si posiziona 7° su 16 università, con ottimi risultati raggiunti in tema di occupabilità: al primo posto tra quelli di medie dimensioni per il tasso di occupazione dei laureati, con oltre l’86% dei laureati magistrali a ciclo unico che trova un’occupazione entro un anno dal conseguimento del titolo; tale percentuale aumenta al 91,7% per i laureati magistrali biennali (Fonte: XXIV Indagine Almalaurea). Si distingue poi principalmente per l’alto numero di citazioni delle pubblicazioni scientifiche dei suoi ricercatori (tra le top 100 al mondo), 10° ateneo tra i 51 classificati.
Una bella sfida, questa dell’illustre docente di Diritto pubblico comparato, Diritto pubblico dei Paesi islamici (fra i primi insegnamenti attivati in Italia) e Istituzioni di Diritto pubblico, che parte da lontano: da Belmonte Calabro, nel basso Tirreno cosentino, che è esattamente il paese d’origine dei genitori, e dove Regasto, nato 58 anni fa a Salisbury (Rhodesia), ora Harare (Zimbabwe), ha trascorso parte importante della sua vita, dall’infanzia fino alla laurea, per poi essere accolto ad inizio del terzo millennio dalla Leonessa d’Italia, dove insegna e vive con la moglie Diletta e la piccola figlia Ludovica.
A Brescia, Regasto è diventato presto un punto fermo dell’offerta formativa e dell’elaborazione culturale della locale Università, e non solo, pubblicando vari libri, più di sessanta articoli scientifici, cinque monografie e decine e decine di contributi divulgativi in tema di interpretazione costituzionale, forme di governo, diritto islamico e giustizia costituzionale. È stato anche direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche, delegato del Rettore per gli Affari legali, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e componente del Senato accademico. Un bel cursus honorum, dunque, dal consistente peso specifico.
Con la sua “nuova” (come spieghiamo più innanzi) scesa in campo, punta ora a raccogliere il testimone per i prossimi sei anni da Maurizio Tira, che non può ricandidarsi a “Magnifico” dell’ateneo bresciano, dato che non è previsto un secondo mandato, e dovrà perciò competere alle elezioni del 7 settembre p.v. con Fabio Baronio e Francesco Castelli.
Baronio è direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, ex membro del Consiglio di amministrazione dell’Ateneo e componente del Senato accademico. È stato anche assessore ai Lavori pubblici del Comune di Flero, nel bresciano.
Castelli, l’attuale Prorettore vicario, è professore ordinario di Malattie infettive, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive e direttore del Dipartimento di Medicina all’Asst Spedali Civili di Brescia. La sua candidatura è vista in continuità con l’uscente Tira. Nel caso nessuno dei tre candidati raggiunga la maggioranza assoluta, il secondo turno è previsto per il 19 settembre e il ballottaggio il 28 settembre. Tira resterà in carica, in ogni caso, fino al 31 ottobre.
Regasto, suo malgrado, è salito alla ribalta delle cronache cittadine, perché diffamato nel 2017 (nel mezzo della sua precedente “corsa” elettorale a Rettore dell’Ateneo bresciano, cinque anni fa) con pesanti affermazioni sui social, di riconosciuto tenore razzista, che prendevano di mira i suoi natali in Zimbabwe, con la contestuale derisione degli atenei calabri e di alcune città della regione.
“Forse quella mia candidatura a Rettore e gli esiti dei primi due turni, nei quali ero ampiamente in vantaggio, devono aver sorpreso e infastidito qualcuno, irritato da un ‘nostro simpatico calabrese nato in Zimbabwe’, il sottoscritto, che poteva farcela a ricoprire l’ambito ruolo. Quando penso ai maldestri riferimenti alla nostra amata Calabria e alle sue città, non posso non ricordare che è la terra della Scuola Pitagorica, di Zaleuco, di Tommaso Campanella, di Bernardino Telesio, di Corrado Alvaro, di Renato Dulbecco e di due giuristi illustri come Costantino Mortati e Stefano Rodotà. Mi rifiuto di accettare certi stereotipi, in particolare quando sono il frutto del pregiudizio e dell’ignoranza”.
Questa spiacevole vicenda (conclusasi con piena “soddisfazione” giuridica per Regasto) è comunque per lui acqua passata. E Regasto – che abbiamo incontrato nei giorni scorsi a Brescia per questa piacevole chiacchierata e per omaggiarlo proprio del libro scritto da Luigi Condemi di Fragastò per Academ Editore, su Zaleuco di Locri, antesignano della civiltà giuridica e curatore nel VI sec. a.C. del primo compendio di leggi a noi noto – ne parla come di un’assurdità, e guarda serenamente e decisamente avanti, preso com’è dalle tante e concrete idee progettuali che ha ben in mente per il suo Ateneo, che evidenzia in queste riassuntive parole-chiave del suo programma, ben individuate, e che comunica come un mantra: ascolto, dialogo, condivisione, trasparenza e sobrietà. Accanto a ciò, gli altri suoi cardini sono: efficienza della didattica, innovazione e internazionalizzazione.
“Mai come in questo momento storico – sottolinea il professore rifacendosi appunto al programma che ha stilato per l’Ateneo del futuro prossimo – una grande istituzione pubblica com’è l’Università, è chiamata ad essere punto di riferimento anche per la società civile. Solo con la coesione e la collaborazione di tutte e tutti, si può ambire a raggiungere i traguardi che ci si attende. La pandemia e la guerra, fenomeni a noi del tutto sconosciuti, hanno messo, e mettono, a dura prova anche il nostro Ateneo. Eppure, dalla prima emergenza che ci ha riguardato molto da vicino, siamo usciti a testa alta, fornendo un contributo fondamentale tanto in termini di ricerca che di cura. Di ciò dobbiamo essere profondamente grati a tutti i ricercatori e ai medici che con abnegazione se ne sono fatti carico.”
E ancora: “siamo nel tempo della transizione, non solo ecologica. Si intuisce che viviamo in un momento di profondo cambiamento, e noi, punto di riferimento scientifico e culturale del territorio, dobbiamo essere interpreti, anzi protagonisti di questa transizione che nel giro di qualche decennio renderà il mondo, e noi stessi, oramai ne siamo consapevoli, molto diversi da oggi. Il primo e grande obiettivo è quindi riportare la ‘persona al centro’ di tutte le iniziative; creare un ambiente di lavoro e di studio che consenta di cogliere sfide competitive a livello nazionale e internazionale, promuovendo e realizzando allo stesso tempo il valore della coesione e della solidarietà interna. In questo modo si potrà accrescere il benessere in Università: occorre perciò creare le condizioni in cui ognuna e ognuno di noi veda riconosciute le proprie competenze e aspirazioni, e possa sentirsi partecipe di obiettivi comuni condivisi, e per questa via possa essere riconosciuta l’autorevolezza della nostra istituzione nel dialogo con le istituzioni nazionali e locali”.
Fondamentale per il professore, poi, la questione che qui è stata definita del “tetto di cristallo”: il fatto, cioè, che nelle posizioni di base e iniziali di carriera, all’ateneo bresciano ci sia una presenza pressoché paritaria tra uomini e donne, mentre con l’avanzamento si produce una forbice tale che si arriva al circa 80% di uomini e solo il 20% di donne a ricoprire posizioni organizzative di vertice.
A questo proposito, Regasto ricorda di essersi formato al magistero di Lorenza Carlassare, recentemente scomparsa, prima donna Ordinaria di Diritto Costituzionale, con dieci anni di ritardo rispetto ai suoi colleghi maschi, e si dice convinto che “di più e meglio si può fare nelle designazioni, e su questo mi impegno pubblicamente a rispettare il più possibile la presenza equilibrata di donne e uomini, nelle elezioni tanto degli organi, quanto in quelle studentesche, con una o più campagne di sensibilizzazione sul tema, poi nelle iscrizioni all’Università anche qui con una campagna di sensibilizzazione volta a rimuovere l’erroneo convincimento che ci siano corsi di laurea maschili e corsi di laurea femminili. Si tratta di un retaggio del passato, per il quale non provo alcuna nostalgia se solo penso che fino agli inizi degli anni ’60 alle donne era impedito l’accesso in magistratura.”
Naturalmente, conclude l’aspirante Rettore: “occorre investire denari su questi temi, che a me non paiono per nulla secondari. Mi impegnerò, al riguardo, a cercare nuovi fondi, o a trasferire da altri capitoli non strategici un’idonea quantità di risorse. Ritengo che su queste questioni debba esserci una specifica delega del Rettore, che può essere sensibile e competente, ma non onnisciente, a favore di una Collega che si possa fare carico di queste tematiche nella fase programmatoria e in quella realizzativa”.