Salvatore Frega, la grande musica nel cuore

Originario di Firmo (Cs) il giovane compositore vanta già una considerevole esperienza, prestigiosi premi internazionali, collaborazioni di livello, ed un ruolo di primo piano nella didattica italiana musicale con la sua Accademia della Versilia, giudicata come un modello di impresa culturale da cui prendere esempio

di Roberto Messina

Salvatore Frega riceve l’Encomio Solenne dal Comune di Firmo  Cs)




Salvatore Frega, medaglia d’argento ai Global Music Awards di Los Angeles nel 2018, vincitore dell’Akademia Music Awards nel 2019, è una volta tanto un propheta in patria, celebrato cioè dalla sua terra, la Calabria, e dalla sua cittadina, Firmo (Cs), che nel 2018 gli hanno attribuito un Encomio Solenne.

Considerato tra i giovani compositori più promettenti del panorama musicale internazionale, diplomato in Pianoforte al Conservatorio “S. Giacomantonio” di Cosenza con Grazia Amato, si è anche diplomato in Composizione alla Scuola di Musica di Fiesole con Andrea Portera, ed ha conseguito ulteriore diploma all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Ivan Fedele.

Recentemente al lavoro per un’importante commissione ricevuta dall’Art Center di Singapore, per Grande orchestra, Ensemble e Due pianoforti, con esecuzione prevista per il settembre 2021 della Singapore Symphony Orchestra, Frega, classe 1989, è nato a Cosenza. Da diversi anni in Toscana è fortemente impegnato per la crescita della didattica musicale, alla guida della “sua” Accademia Musicale della Versilia, ente privato tra i più grandi ed importanti della regione, recentemente indicato dal quotidiano economico Sole 24Ore come esempio di “impresa” musicale virtuosa, da seguire.


Applausi dopo l’esecuzione di “Magic Horse” per Grande orchestra
con i Solisti Kazaki, all’auditorium Concert Hall di Astana, in Kazakistan. Premio compositore dell’anno 2019, dall’Ente Concerti Kazako.
 

Un percorso accademico di tutto rispetto, dunque, con la sua musica (pubblicata dalle casa editrici “Ries&Erler”  e “Impronta” di Berlino) apprezzata da orchestre, ensembles e organizzazioni di vario mondo: come la Sinfonica di Sanremo, i Pomeriggi Musicali di Milano, la Budapest Symphony Orchestra, la Pazardzhik Symphony Orchestra, la Eskisehir Philharmonic Orchestra, l’Orchestra di San Pietroburgo, I Solisti Kazaki, la NHM Sinfonietta (Oslo), il Contempoartensemble (Firenze), il New Made Ensemble (Milano).

Un altro bell’impegno, oltre quello di direttore artistico dell’Accademia versiliana, e per lui quello direttore del giornale online “TGmusic.it”, innovativo strumento editoriale di aggiornamento su appuntamenti e news dalla grande musica. Abbiamo incontrato Salvatore Frega a Viareggio, in una pausa del suo comunque complesso lavoro di “capitano” al timone di questa importante scuola, per un’intervista che comincia con le origini… da quando nasce la sua avventura di musicista e di compositore…

Mi sono avvicinato al pianoforte – racconta Frega – all’età di 4 anni, grazie all’intuito dei miei genitori. Entrato in Conservatorio, ho sentito mi mancasse qualcosa, un approccio alla musica più profondo. Ho così provato con l’ammissione nella classe di Composizione, ed è nata una nuova passione. Oggi scrivere musica mi riempie la giornata e il cuore.


Al Conservatorio “S. Giacomantonio” di Cosenza (ottobre 2019) per la prima assoluta della composizione “Alla valle del Fiume Crati” per Orchestra .

E’ stata, come si dice, una vocazione?

Non saprei. Sicuramente un bisogno di appagare l’animo irrequieto che avevo da giovanissimo. La forza della musica, della scrittura musicale, portano ad estraniarsi dal mondo e, chiuso in stanza con pianoforte, carta e matita, l’ho sentito come il mio.

A chi vuole dire grazie? 

Ai miei genitori, perché mi hanno sostenuto e guidato. Alle persone vicine a me che credono nelle mie capacità. Grazie anche a me stesso, perché non ho mai mollato e ho sempre sognato.

La Sua più grande soddisfazione in quest’attività?

Le persone emozionate con la mia musica. La cosa più grande che possa desiderare.

In cosa è impegnato adesso?

Sul palcoscenico della Vigado Concert Hall di Budapest, dopo l’esecuzione di “Magic Horse” per Grande orchestra, con la Budapest Symphony Orchestra  

Sto per concludere la stesura di un quartetto d’archi e, nel contempo, ho iniziato un lavoro per una formazione un po’ particolare: per una commissione dall’Art Center di Singapore, un’opera per Grande Orchestra, Ensemble e due Pianoforti. Con me ci sarà anche qualche italiano di altissimo livello, ma non posso svelare i dettagli. Da qui sto lavorando ad un progetto discografico monografico.

Che tipo di ricerca musicale, e a quale livello di qualità e quantità, sta effettuando?

Da qualche mese, oramai, scrivo musica seguendo la mia tecnica, ma anche le mie emozioni. Una ricerca basata su nuove sonorità, nuove immagini ma anche un linguaggio fresco e brillante. Lavoro sulla qualità, più che sulla quantità. Cerco di sposare progetti musicali che facciano bene alla musica e alla mia ricerca.

Ha tenuto concerti e presentato le Sue composizioni in varie parti del mondo. Dove si è maggiormente emozionato\compiaciuto? Che differenze trova tra questi Paesi e l’Italia nell’organizzazione e la fruizione della musica?

Domanda che necessita di una risposta articolata… Ma cerco di sintetizzare. Due sono i posti che porto nel cuore: Budapest e Astana. Parto dal primo. Ero presente all’esecuzione della mia composizione “Magic Horse” con la Budapest Symphony Orchestra, ospite dell’Antal Dorati Competition. Mi sono emozionato sul palcoscenico della Vigado Concert Hall per l’applauso, vedendo tanta gente entusiasta. Il massimo per un compositore. Il secondo luogo è Astana, in Kazakistan. Ospite dello Stato, il giorno successivo al concerto ho partecipato ad una conferenza sulla musica classica italiana, all’interno del parlamento Kazako. Anche qui, un teatro di circa 3000 posti completamente sold out, oltre ad una diretta televisiva con un paio di milioni di persone a seguito. Un concerto e un’energia straordinari. Una fantastica esperienza. Ecco, tra Kazakistan e Italia ci sono tante differenze: qui la cultura è il secondo business dello Stato. In Italia viene invece considerata poco o niente, purtroppo. Per la popolazione Kazaka l’entrata in teatro è quasi gratuita e l’educazione musicale nelle scuole lo è totalmente. Il futuro dell’arte e della musica sono considerati i giovanissimi, il più importante investimento rispetto a tantissime, futili cose. In Italia, tutt’altro…

Le aule di studio dell’Accademia Musicale della Versilia, a Viareggio

Il Suo brano cui è maggiormente affezionato.

Magic Horse, per Grande orchestra, perché da qui parte la mia ricerca musicale attuale.

I Suoi riferimenti tra i compositori del passato e tra quelli moderni e contemporanei.

Beethoven, Stravinskij e Battistelli. 

Attività musicale italiana. Dunque, non la trova adeguata all’esigenza e alla storia del nostro Paese…

Purtroppo no. Siamo molto lontani dalla storia del passato. Facciamoci due domande: per cosa è conosciuta l’Italia nel mondo? E oggi, invece, quali sono le nostre priorità? Ecco, partendo da qui, la risposta e una riflessione.

Una Sua idea di riforma, un progetto per rilanciare musica, Conservatori, orchestre, scuole, occupazione degli artisti italiani…

Ripartire dai giovanissimi per l’educazione musicale. Considerare la musica come materia importante all’interno della scuola primaria. Questo alimenterà tutte le altre forme istituzionali, come i Conservatori e le scuole di musica: più iscritti, più interesse e più partecipazione, più laboratori orchestrali ed eventi musicali. La musica educa. Nell’Accademia che dirigo da tre anni in Versilia, a Viareggio, abbiamo avviato progetti all’interno delle elementari, abbiamo regalato strumenti musicali ad ogni plesso scolastico, per fare educazione musicale nelle ore curricolari. Migliaia di bambini hanno avuto possibilità di approcciare alla musica incontrando professionisti del settore, e ovviamente tutti nel tempo hanno avuto benefici: le scuole medie ad indirizzo musicale, per tante richieste, dal quasi nulla precedente per ammissioni e test di ingresso; la stessa Accademia Musicale della Versilia, alimentata da questi giovani appassionati e dalle loro famiglie; i teatri e le Istituzioni locali, in crescita nell’interesse di tutti. Questa è la mia/nostra missione, del mio team di docenti e di chi ama la musica nel nostro territorio, terra di Puccini… 

Nella Sua Calabria, per potenziare questo settore, creare occupazione, generare formazione e acculturazione musicale, e magari anche “economia della cultura” da cosa comincerebbe, e per costruire cosa?

Inizierei da quanto ho detto in precedenza e aggiungerei la possibilità di riprendere in mano Istituzioni morenti, che hanno però una storia. Non è possibile vedere teatri aperti al pubblico solo per visite guidate, senza uno straccio di programmazione lirico-sinfonica. La cultura porta economia, tutti sono d’accordo su questo. Ho offerto più volte la mia disponibilità per creare qualcosa di nuovo, che alimentasse il circuito musicale. E con budget ridotti, perché le grandi cose si possono fare anche senza dover spendere tanto. Ho tanti amici musicisti pronti ad accorrere in soccorso, e varie Istituzioni internazionali ben disponibili a cooperare e coprodurre. Spero che un giorno la Calabria possa diventare punto di riferimento e non più fanalino di coda. Il grande Riccardo Muti ebbe a dire: “riaprite i teatri e date la loro gestione in mano ai giovani. Hanno l’energia, la caparbietà e la forza per creare qualcosa di grande”. 

Veniamo alla terra d’origine. Cosa pensa in cuor Suo della Calabria e dei calabresi?

Un popolo di grande ingegno, riconosciuto in tutto il mondo, ma senza sufficiente forza per generare il cambiamento… La Calabria non conosce le proprie possibilità, non sa di avere una gran territorio, importanti meriti e grandi menti. Non crede nelle sue potenzialità. 

Allora, in cosa è calabrese? E in cosa no?

Sono calabrese nella forza, nella determinazione, e nel contempo col cuore gentile. Non sono calabrese perché amo sognare, ma non in un eterno limbo di incertezze. 

Firmo e Cosenza… Ricordi? Rimpianti?

Devo molto alla mia terra per quello che sono. Perché sono cresciuto con principi sani, con grande forza d’animo. A Firmo ho lasciato i miei genitori, a Cosenza ho lasciato i miei ricordi da studente e sono ancora molto legato all’Istituzione che mi ha fatto muovere i primi passi, il Conservatorio “Giacomantonio”.

Calabresi cui si sente particolarmente legato e calabresi fondamentali per la Sua vita e la Sua carriera?

Due figure in particolare: l’attuale direttore del conservatorio di Cosenza, l’amico Francesco Perri, che mi ha sempre sostenuto. Il tenore Francesco Anile che mi ha spronato alimentando i miei sogni da compositore

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