Quell’Automotrice M2 Inox del 1936, marcata Ferrovie Calabro Lucane…

Appena davanti al magnifico Museo Piaggio di Pontedera, fa bella mostra di sé, ricordando tempi migliori

L’Automotrice M2 DE 54 Inox, del 1936,
motore OM diesel 130CV, 6 cilindri,

Il Museo Piaggio di Pontedera è una delle meraviglie d’Italia. Custodisce e presenta al pubblico il grande mito della “Vespa”, che è sempre nel cuore di tanti, e ripercorre la sua storia e le sue imprese eroiche. Ma non solo. La Piaggio, celebre nel mondo per questo suo iconico e leggendario scooter (affiancato dai motorini “Ciao” e “Bravo”) e poi per la “favolosa” Ape, destinata a contribuire alla radicale trasformazione dell’Italia agricola e rurale in quella industriale, produceva in origine motori nautici e aerei. E pure treni e locomotive.

All’esterno del Museo inaugurato nel marzo del 2000 nei locali dell’ex officina attrezzeria, uno dei corpi di fabbrica più antichi e affascinanti del complesso industriale di Pontedera, dove l’azienda insediò la propria produzione a partire dai primi anni Venti del ‘900, ecco due modelli Piaggio dei primi del ‘900: un aeroplano degli anni ’50, soprannominato “il Piaggino”, e una locomotiva delle Ferrovie Calabro Lucane (sorpresa!) che testimoniano, appunto, questa prima fase della produzione del marchio.

Il “Piaggino”, anni ’50

L’Automotrice M2 DE 54 Inox, del 1936, motore OM diesel 130CV, 6 cilindri, è il gran bell’esemplare che fa sfoggia di sé, proprio come un “monumento”, alle porte dell’ex stabilimento diventato polo museale, e accoglie i visitatori, immobile e austera dopo aver percorso per anni su e giù gli altopiani calabro-lucani lungo spettacolari percorsi ferroviari, in buona parte poi dismessi, ma meritevoli sicuramente di un recupero almeno a fini turistici.

Nel Museo, la Vespa “spopola” e affascina con i suoi infiniti modelli di serie, e con quelli “speciali” costruiti in oltre 70 anni per partecipare a gare di velocità (stabilendo vari record mondiali, grazie a prototipi da fantascienza come la “Vespa Siluro” che nel 1951 raggiunse i 170 km orari, per l’epoca una vera follia).

Ci sono poi le vespe artistiche decorate con materiali inconsueti (tipo la pelle di pesce), da artisti famosi (tra cui il grande Salvador Dalì) e quelle pazzesche come il “Vespacottero”, la super-vespa in grado (almeno nei film… non per davvero) di volare, navigare, immergersi come un sottomarino e lanciare razzi e granate, che fu protagonista del film Dick Smart 2.007. Ci sono, inoltre, quelle protagoniste di viaggi avventurosi, in gruppo o in solitaria, attraverso i cinque continenti, tra deserti, catene montuose, piste sconfinate.

Tornando all’Ape, la rivoluzionaria tre ruote simpatica, pratica, solida ed economica, ecco la sorpresa di altri modelli assai originali: come l’Ape dei pompieri, l’Ape-carretto siciliano, l’Ape-ambulanza, l’Ape-postino.  Ce n’è per tutti i gusti, davvero, unitamente ai modelli di Aprilia, Gilera, Moto Guzzi, altri tre favolosi marchi rimasti nel cuore di molti e appartenenti e intrecciati al Gruppo (che hanno contribuito al palmares di 104 Titoli Mondiali vinti nelle varie specialità del motociclismo sportivo, dalle Supermoto al Motomondiale, dal Trial alla SBK).

Completamente rinnovato nel 2018, premiato come Miglior Museo e miglior Archivio d’Impresa in Italia, nell’edizione del Premio Impresa e Cultura 2003, è giunto ai 20 anni di attività con quasi 700.000 visitatori, sviluppato su 5.000 metri quadrati, con più di 250 pezzi esposti: il più grande e completo museo italiano dedicato alle due ruote

Una delle Vespe utilizzate per i grandi viaggi

Accanto allo spazio dedicato alle collezioni esposte permanentemente, il Museo Piaggio dedica 340 m² ad esposizioni temporanee (negli anni hanno ospitato mostre, eventi e opere di artisti straordinari quali Dalì, Picasso e, tra gli italiani, Burri, Nomellini, Viani, Pellizza da Volpedo, Fattori, Modigliani, Carrà, Signorini, Soffici, Spreafico, Nespolo e altri protagonisti dell’arte moderna e contemporanea).

Ma tra tante meraviglie, almeno per noi (e forse, non solamente), sta in cima a tutte proprio quel locomotore M2 delle FCL-Ferrovie Calabro Lucane, che sembra parlare, raccontare di un’era, un’epopea di slancio, ottimismo, di “credo” nella forza dell’industria e in quella nata per (e nel) Meridione, per (e nella) nostra Calabria, per incoraggiare e dare “spinta” al suo futuro. Ciò, sapendo guardare con intelligenza innanzi, marcia avanti, muovendosi su un binario robusto e ben tracciato che puntava sulla mobilità come presupposto ineludibile e indifferibile di sviluppo e civiltà. Una storia industriale avanzata, lungimirante, che aveva avuto il precedente primato borbonico meridionale con la prima tratta ferroviaria Napoli-Portici, e che oggi, assieme a quella, è ricordata solo come un bel film (uguale a quello del Vespacottero) che era destinato a restare tale e a durare poco…

Il “Ciao” e il “Bravo”,
indimenticabili motorini della Piaggio

Oggi, comunque, apprendiamo che per stare sempre al mondo ferroviario, dopo quarant’anni di permanenza e di servizio vicino Roma, “tornano” in Calabria tre gioielli d’epoca: la locomotiva FCL 358 e le automotrici M1c 88 e 90R, che hanno raggiunto le officine FdC di Cosenza per essere rimesse e nuovo e dare nuova linfa al settore del turismo ferroviario calabrese. Bella notizia.

Appartenenti originariamente al deposito di Castrovillari delle allora Ferrovie Calabro Lucane, hanno prestato servizio sulla tratta Spezzano Albanese-Lagonegro, che è stata dismessa tra gli anni ’50 e ’70. Torneranno ora a nuova vita, destinate a dare impulso al settore del turismo ferroviario locale che dal 2016 vede il “Treno della Sila” attivo sulla tratta Camigliatello-San Nicola-Silvana Mansio, che sarà prolungata fino a San Giovanni in Fiore. Una rinascita?

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