Passeggiate italiane a Parigi, dopo la pandemia

Un utile e sintetico vademecum per riscoprire la capitale francese e l’influenza esercitata dal Belpaese sulla sua toponomastica 

di Riccardo Guerrieri

De Chirico al Museo de l’Orangerie

Il professore Riccardo Guerrieri, originario di Borgia (Cz), oltre 40 anni a Parigi al servizio della cultura italiana e degli italiani, professore d’Italiano nelle scuole, conferenziere, saggista, incaricato di corsi di Italiano e di Sociologia alla Sorbona, segretario comunale mancato (ma per scelta) del Comune di Parigi, conferenziere e saggista, fondatore assieme ad Ann-José Arlot de “Le Pavillon de l’Arsenal” importante centro di esposizioni di Architettura, ci regala una serie di “visite guidate” sull’italianità della ville lumiere. Dopo quella del Metrò con le sue stazioni intitolate, appunto, a personalità e luoghi d’Italia, e dopo la puntata dedicata ad un eccezionale personaggio storico calabrese che qui ebbe fortuna: Antonio Pitaro, scienziato, letterato e accademico, ecco ora un sintetico viaggio tra le sue vie e piazze “italiane”.

Scoprire Parigi con le visite virtuali! Ecco cosa proponeva e propone ancora il sito ufficiale dell’Ufficio del Turismo (https://www.parisinfo.com/ou-sortir-a-paris/infos/guides/visites-virtuelles-paris) per ovviare ai disagi dovuti al lungo confinamento al quale si è dovuti sottostare nel 2020 e che ancora bloccherà migliaia di potenziali turisti fino ad inverno inoltrato. Dal museo del Louvre alla Basilica del Sacro Cuore di Montmartre, passando per la Torre Eiffel, tanti sono i luoghi cari agli italiani che si possono ammirare tranquillamente da casa. E le mostre? Gli spettacoli? Numerose sono le possibili visite virtuali o i replay di cui il sito offre indicazioni, come il Museo d’Orsay o il Teatro lirico Opéra national de Paris – Palais Garnier. Per quanto riguarda la grande mostra per festeggiare i 500 anni dalla scomparsa del grande Raffaello, il Castello di Chantilly (cittadina situata a 54 chilometri da Parigi), oltre ad offrire la visita virtuale, ha deciso di prolungare l’evento; altri musei e teatri evidentemente effettueranno questa operazione in funzione delle proprie possibilità. Per esempio, la mostra interrotta al Louvre per festeggiare i 500 anni dalla scomparsa di Leonardo da Vinci è stata “spostata” sul web con la visita virtuale offerta dall’Universal Museum of art. Per quanto riguarda la mostra su De Chirico che doveva essere presentata al Museo dell’Orangerie a partire dalla primavera scorsa, è stato offerto un percorso virtuale composto da una quindicina di opere, in attesa della riapertura (https://www.musee-orangerie.fr/fr/evenement/giorgio-de-chirico-la-peinture-metaphysique).

Per chi volesse o potesse visitare Parigi nel corso delle prossime settimane, potrebbe essere utile rammentare tutto quello che questa metropoli conserva o offre di italiano dei tempi passati o dell’Italia di oggigiorno.

Lo speciale della rivista Historia
del settembre 2018 dedicato agli
“Italiani che hanno fatto la Francia”

Se i musei sono colmi di opere di artisti italiani e nei teatri si suonano o si recitano opere di autori italiani, è bello notare che andando a spasso per le vie di Parigi si incontrano nomi di italiani, monumenti e fermate di metropolitana con nomi  italiani; ugualmente innumerevoli sono le insegne che segnalano la presenza di iniziative editoriali o commerciali nei vari campi. Un contributo italiano all’economia ed alla cultura parigina che si esercita da oltre vent’anni e che non ha più granché in comune con l’emigrazione dei semplici lavoratori manuali che la Francia richiedeva ed accoglieva  nel corso del ‘900 e che la rivista Historia non ha mancato di sottolineare con ben 100 pagine nel suo numero del settembre 2018.

Una presenza italiana che si arricchisce di tanti altri professionisti, professori, ricercatori, medici che, nel loro insieme sono danno seguito al rilievo che gli italiani ebbero a Parigi ed in Francia nei secoli passati. Importanza che non è sfuggita al prestigioso quotidiano “Le Figaro” che nell’aprile 2017 ha attirato l’attenzione dei suoi lettori su “Sei italiani che contano a Parigi” : e cioè la filosofa Michela Marzano, la stilista di Dior Maria Grazia Chiuri, il pittore e disegnatore Lorenzo Mattotti, il cuoco Giovanni Passerini e Michele Casamonti, direttore della Galleria d’arte Tornabuoni.

Chi volesse esaminare cosa resta a Parigi, lato memoria, di questi millenni di storia comune e dall’apporto di tutti quegli italiani che hanno operato in Francia come Mazzarino o Rossini o l’editore ed ex-partigiano Cino del Duca, e da tutti quelli che sono emigrati dopo l’unificazione dell’Italia, scoprirebbe, andando in giro attraverso la città, che a parte gli innumerevoli ristoranti italiani (attenzione però agli pseudoitaliani), le boutiques di moda ed i negozi di articoli di arredamento della casa, le rappresentanze diplomatiche, bancarie e commerciali italiane, la presenza dell’Italia è dappertutto. Moltissime sono le opere architettoniche eseguite da italiani (dalla facciata della Chiesa del Saint Sulpice, eseguita dal fiorentino Servandoni nel ‘Settecento, alla sistemazione dell’interno del Museo d’Orsay realizzata da Gae Aulenti a fine ‘Novecento), e si incontrano alcune statue che raffigurano personaggi celebri come Dante o Garibaldi.

La statua di Dante Alighieri di fronte
al College de France,
nel quinto arrondissement

Percorrendo la capitale francese non si può fare a meno di notare che nella rete stradale parigina (https://www.parisrues.com) l’Italia è il Paese più presente, con 37 nomi di città italiane (che ricordano spesso storiche battaglie) e oltre una cinquantina di personalità che hanno dato il loro nome ad una strada parigina (tra cui 14 Santi), dal celebre Giulio Cesare, nel dodicesimo arrondissement (la cui strada fu aperta nel 1869, nel momento in cui veniva pubblicata la Vita di Giulio Cesare, scritta dall’imperatore Napoleone III), ad uno dei personaggi più recenti, lo scrittore Luigi Pirandello, nel tredicesimo arrondissement, la cui via fu così battezzata nel 1972.

Tanti inoltre i personaggi di origine italiana (come lo scrittore Jean Giono o lo scienziato Cassini) con numerose vie che ricordano luoghi nel contempo francesi ed italiani (per esempio la Savoia o il Monte Bianco). Si noteranno infine  certi nomi dalle sonorità italiane, ma di cui si ignora la reale natura, come Piemontesi (18°) o Conti (6°) e certi nomi di Santi di cui si ignora l’esatta identità: San Francesco (18° arr.) può essere un italiano o un francese, lo stesso dicasi di San Sabino (11° arr.) di cui la targa ricorda un certo Charles-Pierre d’Angelesme de Saint-Sabin, il cui cognome non si sa se riferisca a uno dei santi italiani oppure all’eremita francese.

Nel loro insieme, la metà di queste vie “italiane” sono state così chiamate prima del 1870; poche quelle degli ultimi decenni. Fra le strade più antiche vi è quella del Re di Sicilia, situata nel quarto arrondissement, in pieno quartiere antico del Marais, coi suoi bar e locali notturni e ora preso d’attacco dalle boutique di moda. Questa strada deve il suo nome al vasto palazzo fattovi costruire da Carlo d’Angiò, dopo essere stato coronato nel 1266, re di Napoli e Sicilia.

La Galleria Tornabuoni

Fra le strade “italiane” più recenti risultano, abbastanza centrali, quella dedicata al musicista Albinoni, nel 1995, nel quindicesimo arrondissement, e quella al commediografo Goldoni, nel 1994, nel secondo. Ma gli “arrondissements” che ospitano il maggior numero di strade italiane, sono il borghesissimo sedicesimo, sulla riva destra della Senna, ed il popolare tredicesimo, sulla riva sinistra (https://paristoric.com/index.php/paris/arrondissements/). Il sedicesimo presenta 15 targhe di vie, quasi tutte con nomi di artisti, dal Petrarca a Verdi. È in questo arrondissement che è situato il Consolato Generale d’Italia.

Il tredicesimo, nel sud di Parigi, dove comincia la direzione dell’antica strada romana che sbocca in Italia, presenta 11 vie con nomi italiani: è quest’ultimo arrondissement che si potrebbe definire il più italiano perché, a parte le stazioni di metrò (Porta Italia, Piazza Italia, Campoformio) e le strade (Piazza Italia, Via Italia, Viale Italia, ecc.), insistono i tredici palazzoni del pittoresco quartiere Chinatown coi loro nomi “italiani” che ricordano città e personaggi. È di fronte al municipio di questo arrondissement (in cui si trova il piccolo quartiere della “Butte aux Cailles” con tante deliziose sorprese) e negli immediati dintorni che da anni si svolgono i festeggiamenti annuali della “Settimana italiana”.

La Voce e Focus,
riviste degli italiani in Francia

Viene infine l’ottavo arrondissement, la zona ultrachic, con nove strade italiane. È in questo settore che venne edificato nel 1826 il quartiere detto “Europa” ed è qui che sono ricordate Roma, Firenze, Torino, Napoli, Messina. È in questo stesso arrondissement che hanno le loro sedi ed i loro negozi i Re della moda e nomi prestigiosi della gioielleria. Evidentemente i prestigiosi nomi italiani non mancano ed è in questo arrondissement che Valentino possiede tre boutiques, Dolce e Gabbana e Gucci ne hanno aperte due.

Questa presenza italiana si è sviluppata con la libera circolazione delle diverse professioni e degli studenti, con il Com.it.es parigino (Comitato degli Italiani all’Estero) che si da un bel da fare per assicurare il benvenuto ai “nuovi Erasmus” e farli incontrare ed interagire con i “vecchi” che sono riusciti a trasformare questa esperienza di studio in un lavoro in Francia e in genere per accogliere la nuova immigrazione Italiana e sostenerla.

Michel Goti, direttore e conduttore
di “Cappuccino” su Radio Aligre

In effetti i siti in lingua italiana che aiutano chi volesse cercare uno stage o un lavoro, ma anche un alloggio a Parigi, sono numerosi. La presenza degli italiani residenti o di passaggio, o semplicemente turisti, è massiccia, ed ha determinato negli ultimi decenni la proliferazione di iniziative di sostegno che si affiancano a quelle tradizionali e alle due riviste esistenti “Focus In” e “La Voce” ed alla mitica trasmissione radiofonica domenicale “Cappuccino” di Radio Aligre (93.1 F.M.), una delle prime radio libere (1981) creata dall’oriundo Philippe Vannini.

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