
29 Ago Ottomani sullo Stretto: il mestiere e il gusto della scrittura
Quattro raffinati cronisti “fuoriusciti” dal quotidiano Gazzetta del Sud, con i loro taccuini segreti per otto racconti tra verità e fantasia, nel bel libro di Città del Sole Edizioni con sottotitolo “Nulla è come sembra”

I taccuini dei cronisti attempati sono di carta, piccoli e scritti a mano. Le notizie che contengono non vengono scaricate tutte per diventare articoli sui giornali. Quel che resta, gli avanzi, non viene considerato meritevole di entrare nel pezzo da pubblicare; ma a volte quelle cose inappropriate entrano nella memoria del giornalista e restano archiviate per decenni nelle ram di tanti operai della parola.
Quattro cronisti, con le loro “ottomani”, hanno deciso di rivelare i loro taccuini segreti attraverso dei racconti che navigano tra realtà e fantasia. Vinicio Leonetti, Aldo Mantineo, Davide Marchetta, Marcello Mento, sono pensionati dopo anni in giro nelle redazioni di Sicilia e Calabria della Gazzetta del Sud. “Scriviamo un libro a otto mani?”, propone Mantineo. Il sì è stato corale, probabilmente perché tutti i giornalisti hanno qualcosa dentro che sui quotidiani non riescono o non possono riversare. Scrivi-tutto-quello-che-vedi è il refrain di ognuno di loro, una specie di “visionismo” inesistente sui manuali di giornalismo, ma che circola nelle redazioni col passaparola, una regola non scritta che deve fare i conti con la naturale immaginazione che in ognuno di loro vola alto, resta in testa, ma non viene manifestata se non davanti a un caffè al bar.

Il primo filo rosso che lega tutti gli otto racconti di “Ottomani sullo Stretto” pubblicato da Città del Sole Edizioni, è la Gazzetta del Sud, quotidiano di Messina con oltre 70 anni di vita, un ponte di carta sullo Stretto che unisce la Sicilia e la Calabria accomunate da notizie buone ma soprattutto cattive. In questo grande lembo di terra italica, attraversato dallo Stretto, gli autori hanno raccontato di tutto, dagli omicidi alle rapine, alluvioni e terremoti, retate antimafia e miss Italia, politici corrotti e servizi pubblici che non funzionano, buche sulle strade e fallimenti industriali.
Ognuno scrive, descrive, racconta, fotografa realtà territoriali molte volte simili, ma lo fa con un’ottica diversa, cambiano i punti di vista, mutano i focus, impressioni diversificate, idee assortite. Perché dentro ogni cronista c’è un uomo con una sua vita, una storia personale, educazioni e formazioni assortite.

Aldo Mantineo ha il merito di avere proposto questo patchwork letterario, subito condiviso dagli altri. Ha lavorato nelle redazioni gazzettare di Catania e Siracusa, poi caposervizio a Reggio nella splendida redazione affacciata sullo Stretto. Anche Vinicio Leonetti per un paio d’anni ha avuto la sua scrivania davanti al tempio liberty di Villa Zerbi, ed è passato dalle redazioni di Catanzaro, Vibo Valentia e Lamezia Terme.
Migratore pure Marcello Mento, che prima di approdare nella Centrale di Messina, ha girato per anni tra Catanzaro, Cosenza e Reggio. L’unico stabile nel ventre molle del giornale è stato Davide Marchetta, impegnato a fare notte tra i computer. Tutti hanno cominciato con le Lettera 22 per finire, dopo diversi step, nel magico mondo di Xpress, il sistema editoriale computerizzato adottato da centinaia di giornali nel Globo. Ognuno ha avuto diverse esperienze di collaborazione con testate nazionali.

L’esperienza in vari media è l’altro filo sottile che collega tutte le storie di questo libro. Che sono quelle spesso contenute e per anni preservate nei taccuini dei cronisti, non fatte soltanto di nomi, date, lacrime e sangue, ma arricchite da sensazioni mai esternate, segreti reconditi, misteri archiviati. In una parola si tratta di memorie.
Aristotele separa la memoria, del tutto spontanea, dalla reminiscenza, voluta e ricostruita. Marcel Proust nella sua Recherche ripensa al profumo delle madeleine, i dolcetti della nonna quand’era bambino. Nella testa di ognuno succede quello che sostiene Cicerone: “La memoria è custode di tutte le cose”. Perché conoscere il passato permette di vivere il presente con più consapevolezza. È il messaggio che vogliono mandare i quattro autori. Buon viaggio a tutti.
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