27 Dic Opus Lab, Per la grande storia scientifica regionale
L’associazione culturale fondata dal prof. Francesco Bevacqua, oltre che di divulgazione, si occupa del recupero dei Musei scolastici ottocenteschi, altro grande e pressoché sconosciuto patrimonio della Calabria
di Roberto Messina
L’Associazione Culturale Opus Lab, con Sede in Castrolibero (Cs) alla Via Puccini 66, nasce nel 2015, e da allora opera nell’ambito generale conosciuto comeArea Industria della Cultura. Opus Lab, raccoglie l’eredità dell’omonima Società, nata nel 2007 all’interno dell’Incubatore d’impresa di “Città della Scienza” di Napoli. Ha lavorato, oltre con la Città della Scienza, con molti Istituti Superiori ed alcune importanti Università: tra cui il dipartimento di Fisica dell’Unical – Università della Calabria; il Museo di Fisica dell’Università di Napoli “Federico II”; l’Università di Praga – Dipartimento di Fisica. Insieme al suo fondatore, il dott. Francesco Bevacqua, Fisico ed esperto in strumentazione scientifica, parliamo dell’impegno e degli obiettivi di Opus Lab. Eccolo presentarsi.
Sono Laureato in Fisica presso l’Università di Napoli. Il mio interesse per la comunicazione scientifica è lontano ed articolato. Prima ancora di laurearmi, già lavoravo presso la Città della Scienza di Napoli dove ho fondato i laboratori multimediali e dalla quale mi sono allontanato, ormai da più di venti anni, per proseguire nel campo della Industria della Cultura, fondando “Opus Lab” e “Bottega Scientifica”, altra Società operante nel settore. Quando lasciai la Città della Scienza di Napoli, ero direttore della Mediateca Scientifica. Altra esperienza importante, curata insieme ad importanti manager come il dott. Mauro Fario ed importanti comunicatori scientifici come Emanuele Vinassa de Regny, rispettivamente coinvolti nella struttura telematica di Città della Scienza e nello sviluppo della Casa Editrice Universitaria CUEN.
Dell’esperienza fatta a Città della Scienza ho ricordi meravigliosi come, per citarne solo uno, la collaborazione con il prof. Paolo Bozzi, uno dei padri della Psicologia Sperimentale, autore di un libro che consiglio di leggere dal titolo evocativo “Fisica ingenua”. Il suo punto di vista non era, a dispetto del titolo del libro, così ingenuo: la sua era una riflessione seria sulla percezione della teoria fisica. Le conclusioni erano, e sono, estremamente interessanti. Il prof. Bozzi afferma che la nostra visione del mondo è prevalentemente aristotelica, un po’ meno galileiana. Insomma, in altre parole, se sbagliamo a risolvere un problema di cinematica o dinamica è perché il nostro cervello sostituisce l’accelerazione dei corpi con la velocità.
Per rimanere nel campo delle Scienze fisiche, vorrei ricordare il mio lavoro di tesi di Laurea che ha riguardato l’analisi storico – critica di quello che viene considerato il primo testo di Fisica teorica: il “Traitè de Dinamique”, scritto a 27 anni ed in un lasso di tempo brevissimo, forse per non perdere la priorità su alcune idee, da Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert, Matematico, Fisico ed Enciclopedista (scrisse l’Encyclopedie insieme a Direrot nel ‘700. Mi permetto di citare questo lavoro perché da lì ho capito che per comprendere il pensiero di uno scienziato, ma anche di uno scrittore o politico, non bisogna riferirsi ai suoi commentatori ma bisogna sforzarsi di leggere le opere originali, se possibile nella lingua originale, per catturarne l’essenza del pensiero. Mi fermo, adesso, ma potrei raccontare molti aneddoti o storie, visti i miei dodici anni di lavoro a Città della Scienza e le diverse esperienze maturate in ambito scientifico.
Passiamo allora all’idea imprenditoriale, che ha portato alla nascita di Opus Lab – Scienza & Didattica.
Dopo aver lasciato la Città della Scienza, ho iniziato la carriera di professore in un Liceo Scientifico paritario che si trovava nel magico luogo che divenne la mia residenza per sette meravigliosi anni: l’isola di Capri. In questo periodo ho insegnato, anche se solo per un anno, come professore a contratto presso l’Università di Napoli “Federico II”; esattamente ad Ingegneria. Durante questo periodo ho cominciato ad immaginare un approccio diverso alla comunicazione scientifica. Questa idea, basata sulla lunga esperienza fatta negli anni precedenti, ruotava sulla possibilità di professionalizzarsi al di fuori dei canali accademici o scolastici. Grazie alla disponibilità di progetti finanziati dal MIUR, attraverso una legge specifica: la 6 del 2000, è stato permesso a molte realtà museali di crescere e valorizzare piccoli nuclei di collezioni scientifiche.
A proposito di Musei, mi diceva che Opus Lab ha realizzato diversi Musei scolastici, recuperando vari Gabinetti scientifici ottocenteschi.
E’ vero. Grazie ad un primo approccio alle collezioni storiche grazie all’allora Curatore del Museo di Fisica dell’Università di Napoli “Federico II”, la professoressa Edvige Schettino, ho iniziato l’opera di recupero e valorizzazione delle collezioni tecnico scientifiche nate dopo l’Unità d’Italia. A questo proposito vorrei spendere due parole sullo stato della cultura scientifica in Calabria durante il periodo borbonico. Mi permetto di citare Matteo Galdi, un giacobino napoletano che durante i primi anni del’800 intraprese un lungo viaggio nel Regno delle due Sicilie. Le sue memorie sono contenute nel libro Pensieri sull’istruzione pubblica, relativamente al Regno delle Due Sicilie (1809). Per gli interessati, una copia in formato PDF è scaricabile dalla rete.
Le conclusioni non erano delle migliori: “… per le scienze sperimentali quindi non solo i libri, le pubbliche biblioteche, ma sono necessari gabinetti di macchine e gli elaboratori, che non esistono o sono noti appena […] per siffatta ragione poche o niuna scoverta interessante si è fatta in Chimica, in Fisica, in Storia Naturale, nell’applicazione delle Fisico-Chimiche alle arti”. Galdi addirittura è meravigliato di come: “… uomini d’alto acume, pieni del sentimento del proprio merito, e negletti e dispregiati da quelli che dovean onorarli e proteggerli, non siansi annojati dal seminar sempre sulle sterili arene, e siansi contenti di travagliar solo allettati dalla coscienza dell’oprar bene […] senza privato interesse, senza speranza di migliorar la propria condizione […] applicati alle scienze per il solo piacere di sapere, per il solo amore d’istruire i propri simili”. L’amara conclusione è che gli scienziati siano costretti a muoversi «inutilmente ne’ campi della filosofia Platonica, ed Aristotelica, dell’Empirismo e della filosofia occulta …”.
Il giudizio negativo di Galdi era largamente condiviso dall’ambiente scientifico ed illuministico non solo meridionale; alla fine del ‘700, anche l’abate Barbieri osservava amaramente che “se il Borrello, il Porta, ed il Bruno, avessero di poi ritrovato gli stessi comodi, quelle disposizioni stesse, e quel genio delle lettere presso i popoli, che Newtone, il Leibnizio, e l’Ugenio ritrovarono presso le genti loro, oggi ancor noi di tanti grandi Uomini anderemmo più che superbi”.
Mi scuso per la divagazione, ma si sente in giro chi elogia il Regno delle due Sicilie come una specie di paradiso, quando invece alcuni settori importanti come l’istruzione erano fortemente relegati. Tornando ai Musei realizzati da Opus Lab, posso dire che in totale, quelli portati a termine, sono più di venti. Al link: http://www.opus-lab.it/?desc=i%20nostri%20interventi&id=3.4 si trova la descrizione di alcuni di questi. Sull’onda di questi progetti, ho ricevuto dall’istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa” l’incarico di Napoli di censire all’interno del progetto “Muse@lia” le collezioni tecnico scientifiche calabresi. Al sito https://www.unisob.na.it/musealia/crediti.htm ancora attivo, si racconta di circa due anni di raccolta dati e scoperte entusiasmanti in molte scuole calabresi.
Ci dica del Museo “Giuseppe Poli” all’interno della prestigiosa scuola militare “Nunziatella” di Napoli.
Volentieri. La nascita di questo Museo mi ha portato a conoscere un’altra importante realtà di storia meridionale. Il lavoro risale al 2006. Fui contattato dall’allora Comandante della Scuola Militare, Colonnello Domenico Pace. Ho accettato l’incarico con grande entusiasmo ed insieme al dott. Giuseppe Catenacci, Presidente dell’Associazione ex allievi della Nunziatella, ho avviato un lungo lavoro d’archivio per recuperare le informazioni relative alla collezione ed alla sua prima costituzione che coincise con lo smembramento del Gabinetto di Fisica che si trovata a Palazzo Reale a Napoli. Gli storici usano il termine “Le macchine del Re” per indicare i primi strumenti di Fisica portati a Napoli. Con un lavoro certosino sono stati restaurati e rimessi in funzione alcuni degli strumenti più antichi, coevi con la fondazione della scuola Militare. L’inaugurazione del Museo fu fatta con una bellissima cerimonia nel 2007, alla presenza del Comandante, degli eredi del Comandante Poli, del già citato dott. Giuseppe Catenacci.
Una storia merita di essere raccontata a parte, perché poco conosciuta. Tra le macchine del Re, era presente un grande strumento per lo studio della legge di caduta dei gravi, la cosiddetta “Macchina di Atwood”. Era questo uno strumento perfezionato dallo scienziato inglese Atwood, anche se nella sua prima versione risale a Galileo che la chiamava “Macchina della percossa”. Poli, osservando lo strumento, lo fece modificare per renderne più semplice l’utilizzo. Da quel momento in poi, tutti i modelli di questo importante strumento furono costruiti con la modifica suggerita da Poli.
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