Olio d’oliva calabrese, avanti tutta!

Un vero Rinascimento del settore è ora decisamente possibile, con ben 25 presidi slow food, straordinarie cultivar, e l’incetta di premi e riconoscimenti per tante aziende locali che producono Evo

di Thomas Vatrano

Crescono giustamente a livello nazionale e mondiale l’interesse e il consumo di olio extravergine di oliva: antico, importantissimo e “nobile” alimento funzionale. Ma occorre ricordarsi, oggi più che mai, che la qualità non è sempre scontata, né garantita. E che al consumatore (e a tutti noi) occorre capire di più, per poterne fare un uso e una scelta consapevoli.

Idrossitirosolo, oleuropeina, oleocantale, sono termini che ricorrono abituali negli articoli a tema olio, ma per gran parte di noi restano titoli praticamente sconosciuti questi che marcano una parte dei biofenoli decisivi per le eccezionali proprietà finali del buon olio extravergine di oliva, e quindi della nostra salute a tavola, e che dovrebbero, perciò, costituire parte scontata del nostro “sapere”.

Partendo dal presupposto che il germoplasma dell’olivo è estremamente ampio, basti pensare che dagli ultimi censimenti è emerso un potenziale di circa 2600 varietà esistenti, l’Italia ne vanta circa 800, ma sono presenti sul territorio nazionale diverse altre sconosciute e in corso di studio.

La nostra Calabria, a riguardo, è messa altrettanto bene, con circa 20 varietà riconosciute in letteratura, diverse delle quali, purtroppo, relegate in areali marginali, che rischiano di scomparire definitivamente dalla scena. La regione ha ultimamente fatto molti passi in avanti in campo oleario, va detto e riconosciuto: sono cresciute e crescono, infatti, speditamente le aziende che producono olio d’oliva di qualità, in parallelo con lo sviluppo più generale della cultura dell’oro verde in tavola. Ed è bello osservare nei seminari sulla divulgazione dell’olio di qualità, gli sguardi stupiti di quanti si approcciano per la prima volta all’assaggio consapevole del nettare prodotto dall’oliva, e ne rimangono folgorati. Fino a poco tempo fa, si era abituati ad assaggiare solo il vino e magari i formaggi. L’olio, al primo impatto, non sembrava ne avesse “diritto” e “dignità”; non pareva potesse inebriare altrettanto i nostri sensi con un suo proprio flavour: quello che oggi è invece riconosciuto e apprezzato da chi approccia, conosce e gusta l’olio, e ne vuole sentire prima all’olfatto e al gusto i sentori di pomodoro, erba spontanea, origano, carciofo e tanto altro ancora.

Nonostante la crisi olivicola attuale caratterizzata da prezzi bassi e dai cambiamenti climatici che rendono più difficile la coltivazione dell’olivo, e la forte disomogeneità nelle produzioni da nord a sud della regione, i riconoscimenti per le aziende calabresi crescono a vista d’occhio. Slow food ha consegnato alla Calabria nel 2021 ben 25 presìdi nazionali, con un incremento del 20% rispetto allo scorso anno: un segno chiaro che qualcosa sta cambiando, che c’è voglia di impegno, di qualità, di riscatto, di distinzione nel panorama nazionale e internazionale. I risultati confermano l’assoluta vocazionalità della Calabria, visto anche l’ampio germoplasma che la caratterizza, e così, tra presìdi slow e rassegne nazionali, si stanno imponendo e facendo apprezzare “cultivar” straordinarie come la Dolce di Rossano, la Pennulara, la Tondina, la Carolea, il Ciciarello.

Le bandiere del Rinascimento oleario della Calabria (che vanta il secondo posto in Italia per volume di produzione, seconda solo alla Puglia) per troppo tempo ritenuta ingiustamente produttrice di solo olio di scarsa qualità e alta acidità, sono dunque ben issate, gonfie di vento favorevole, pronte a veleggiare per il mondo. Bisognerà ora remare uniti e con forza nella giusta e univoca direzione; costruire il necessario marketing; potenziare e favorire le esportazioni investendo sulla qualità e sulle varietà locali, molte delle quali ancora pochissimo studiate e che senza dubbio potranno riservare altre grandi sorprese e opportunità. E saranno soddisfazione e sviluppo!

All rights reserved (Riproduzione riservata) – Foto Thomas Vatrano

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