09 Set Non di Baracca, ma dell’asso dell’aria Fulco Ruffo di Calabria, l’aereo restaurato nel Museo di Vigna di Valle
Lo ha rivelato la matricola e il simbolo del teschio nero con le tibie incrociate. Il giornalista italo-francese Armando Sabene, già corrispondente da Parigi del “Corriere dello Sport”, specialista e storico dell’aeronautica militare, racconta la scoperta dell’aereo “Spad” appartenuto al grande aviatore calabrese, avo della regina del Belgio Paola Ruffo
L’appuntamento parigino con il collega Armando Sabene è nel quartiere dei “Grands Boulevards”, due passi dall’Opéra, alla brasserie “Le Brebant”: storico locale nei pressi del quotidiano sportivo “L’Equipe”, che si è poi spostato in periferia. “Un tempo – ci spiega con cordialità latina rivestita da gestualità e nuances d’Oltralpe, davanti ad un insolitamente ottimo petit-café – venivano qui le firme più prestigiose: Antoine Blondin, per esempio, il giornalista-scrittore paragonabile al nostro Gianni Brera. Ma anche Albert Camus, che da giovane in Algeria giocò da portiere, e che era solito, uscendo dal locale, calciare lattine di birra o altri oggetti trasformati in ipotetici palloni, per improvvisate partite sui marciapiedi”.
Parigi è una città abitata da una folla di fantasmi. Un agglomerato di quartieri con ognuno una propria personalità e una propria storia. Lo sa bene Armando, che anche per questo vive e lavora da tempo qui…
“Tra me e Parigi, è stato amore a prima vista. L’ho scoperta negli anni ‘60. Roma era allora frequentata da molti francesi: attori, scrittori, artisti. C’erano le coproduzioni italo-francesi, e nei caffé di Piazza del Popolo avevo conosciuto Laurent Terzieff e Pierre Clementi. Ero stato anche assistente di Bernard Vicky nel film ‘La vendetta della vecchia signora’, dal romanzo di Durenmatt, con Anthony Quinn e Ingrid Bergman. Con Quinn ho stretto amicizia.”
E allora, sempre mitica Parigi?..
“Affascinante. Meno barocca di Roma, ma più funzionale. Dissi a me stesso: qui mi piacerebbe vivere! A Roma avevo conosciuto una francese che preparava la tesi su Gramsci. Aveva legami forti con la capitale, per esservi vissuta da bambina, il papà era diplomatico presso la Santa Sede. Ci siamo sposati due anni dopo, e sono così venuto ad abitare… Era il 1967”.
Quando comincia il lavoro di giornalista?
“Passione giovanile, avviata come collaboratore della rivista politico-culturale ‘Il Ponte’ di Firenze. Sbarcato a Parigi ho lavorato alla redazione de ‘Il Giorno’ per lunghi anni, prima di essere assunto come corrispondente del ‘Corriere dello Sport’. Ho collaborato al ‘Quotidien de Paris’, ‘l’Equipe’,‘La Voce’“.
Com’è nato l’interesse per l’aviazione? Veniamo alla scoperta che riguarda la Calabria…
“Una lunga storia. Tutto è cominciato per esorcizzare il trauma dei bombardamenti alleati, a Roma, nel 1943. Gli americani non hanno colpito solo San Lorenzo nel luglio del ’43: hanno continuato fino all’armistizio dell’8 settembre. Da piccolo, sentendo il rumore di un aereo, correvo a nascondermi sotto i tavoli. Avevo anche difficoltà di locuzione, ho iniziato infatti a parlare tardi. Mi esprimevo con la scrittura. Ho iniziato poi a studiarne gli aerei, fino a diventare uno specialista. L’Aviazione è poi anche storia di famiglia: mio padre Mario, era motorista al Centro sperimentale dell’Aeronautica di Guidonia, e mio figlio Julien, è colonnello pilota di caccia nell’’Armée de l’Air’ francese. Oltre a scrivere, la passione mi porta anche a cercare relitti di aerei militari. Insieme ad amici, appassionati e specialisti, abbiamo rinvenuto resti di caccia e bombardieri americani, tedeschi, italiani, inglesi”.
“Su una spiaggia a sud di Bonifacio, in Corsica, abbiamo rinvenuto quel che restava dell’aerosilurante ‘Savoia Marchetti 79’, abbattuto dai caccia tedeschi l’11 settembre 1943, tre giorni dopo l’armistizio, pilotato da Oddone Sponza. Una parte del motore l’abbiamo regalata al Museo storico dell’aeronautica militare italiana di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano. E’ qui che è stata fatta la scoperta: durante il restauro di uno ‘Spad’, prestigioso caccia della Prima guerra mondiale, di fabbricazione francese, un numero di matricola nascosto e riportato alla luce ha permesso di stabilire che l’aereo non apparteneva, come si credeva, al nostro asso Francesco Baracca, bensì ad un altro grande: ossia, Fulco Ruffo di Calabria. Acclarato questo, è stata organizzata una visita in forma privata dei Reali del Belgio, Alberto II e la regina Paola di Liegi, ultima figlia del principe Fulco Ruffo di Calabria”.
Qualche aneddoto a riguardo?
“La commozione della regina alla presentazione del velivolo completamente restaurato. Lo ‘Spad VII’, con la sua livrea gialla ed il simbolo di Ruffo: un teschio nero con le tibie incrociate. Ruffo è il quinto asso, in ordine di importanza e di vittorie, dell’aviazione italiana durante la Grande guerra, avendo effettuato 53 combattimenti con 20 vittorie omologate. Un pilota nemico catturato dagli italiani ha raccontato: “abbiamo ricevuto l’ordine di non indietreggiare mai, tranne davanti al cavallino bianco (simbolo di Baracca) e al teschio (simbolo di Fulco Ruffo). Questo di Ruffo è anche il più vecchio ‘Spad’ originale esistente al mondo, un vero tesoro.”
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