05 Ott Nel Museo Civico del Mare di Tropea, l’intenso rapporto tra la Calabria e le sue coste
Il nuovo allestimento espositivo in Palazzo di Santa Chiara, nella cittadina tirrenica, presenta esemplari fossili unici al mondo, con ogni reperto che è straordinario ponte tra passato e presente della regione
di Francesco Allevato
Il Museo Civico del Mare di Tropea (MuMaT), struttura a portata culturale tanto affascinante quanto importante per l’intero territorio calabrese, è tornato a pieno regime nei mesi scorsi. L’allestimento espositivo presenta reperti fossili e materiali provenienti dal territorio circostante di Tropea e di recente ha attuato un innovativo percorso museale che ha seguito le direttive del Ministero alla Cultura, arricchendosi di nuovi elementi attraverso il finanziamento dell’Amministrazione Comunale. Il tutto, a cura del responsabile scientifico Pino Carone, presidente del Gruppo Paleontologico Tropeano, l’Ente che gestisce il Museo e che da trent’anni si dedica allo studio della biologia marina attraverso la valorizzazione di esemplari fossili unici al mondo, che continuano ad attrarre l’interesse di studiosi, nonché ad essere oggetto di pubblicazioni internazionali.
Le attrazioni principali del Museo del Mare sono ritrovamenti unici per complessità e completezza d’informazioni ricavate e ricavabili. Parliamo dello scheletro di un cetaceo fossile, una balena che nuotava nelle acque della Costa degli Dei, ben sette milioni di anni fa! Oltre a due scheletri di sirenio, specie estinta di cui si hanno in Italia solo quattro ritrovamenti in totale. Eccone i reperti, in compagnia del riccio marino, una specie ormai estinta e scoperta, che rappresenta un simbolo fossile iconico della Calabria. Questi, con il loro straordinario valore storico e scientifico, arricchiscono e conferiscono un’importanza significativa alle varie esposizioni all’interno del nuovo allestimento, e grazie alla loro presenza, le vetrine trasmettono una storicità unica, attirando visitatori affascinati dalle straordinarie scoperte del passato marino della regione calabrese. Ogni reperto è un ponte tra il presente e il passato, permettendo ai visitatori di immergersi in una storia millenaria di vita marina e di apprezzare la preziosa eredità culturale della regione attraverso una prospettiva scientificamente appassionante.
La storia del Museo è profondamente legata al restauro e al recupero del prestigioso palazzo di Santa Chiara, una sontuosa dimora che ospita il Museo stesso. L’edificio, un tempo era convento di Clarisse, tra i primi ordini monastici istituiti in Calabria che vide la sua fondazione nel lontano 1261 grazie all’iniziativa delle famiglie Ruggeri e Mumoli. Il destino di questo importante edificio fu segnato dal terremoto del 1783, che portò alla sua conversione in residenza privata con l’incamerato dalla Cassa Sacra. Successivamente, nei decenni del XX secolo, il Convento conobbe ulteriori destinazioni d’uso, svolgendo le funzioni di Ospedale cittadino e, in seguito, di Municipio. Le sale che in tempi passati accolsero le monache, hanno adesso assunto un ruolo di rilievo nell’ambito culturale della regione, essendo state appunto adibite all’istituzione del prestigioso Civico Museo del Mare.
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