Michele Giannini, quando la cornice diventa opera d’arte…

Originario di Polistena (Rc), è attivo a Torino con il suo esclusivo laboratorio cui fanno riferimento i grandi del settore

Michele Giannini in alcune
pose ironiche

Nato a Polistena (Rc), corniciaio e gallerista di successo, in particolare di fotografia, Michele Giannini è stato uno di quei giovani calabresi di “razza”, figli del loro tempo, irriducibili, estrosi e temerari, e cui lo spazio a disposizione è sembrato già da subito insufficiente, troppo piccolo e stretto per accontentare le proprie legittime ambizioni, e tanto più trattandosi del desiderio di entrare nel giro che conta della grande arte.

Ho sentito presto il desiderio di uscire – racconta – di divincolarmi da una condizione limitante, ansiosa, asfissiante, con la voglia tipica dell’età, di cercare nuove prospettive e aprire la mente ad esperienze, condizioni, incontri, rapporti differenti. Nel giorno del mio diciassettesimo compleanno, il 22 marzo 1983, sono così partito senza indugio alla volta di Torino, all’epoca una città prevalentemente industriale, ma con un passato d’arte di grande peso. Ho iniziato a lavorare in una galleria d’arte come apprendista e ho passato lì quattro anni. Neppure il servizio militare, pochi anni dopo, è riuscito a fermarmi. Nella libera uscita e nei momenti di libertà, mi dedicavo al mio lavoro presso un negozio di cornici, stavolta a Pisa, continuando a fare esperienza e a mantenermi indipendente. Rientrato a Torino, ho ripreso con la galleria d’arte, dove la mia passione, e mi permetto di dire, anche le mie capacità, non sono passate inosservate. Il mio datore di lavoro, persona encomiabile, esperto e attento, mi ha poi offerto aiuto per aprire un’attività in proprio. La mia vita è cambiata, ed è partita la mia scalata al futuro. Con accanto a me la ragazza che poi è diventata mia moglie, Antonella, e poi la madre dei miei figli Federica e Stefano”.

Michele Giannini, con la sua Flash Art (via Borgaro, 69 D) a Torino e non solo, è da tempo il nome di riferimento quando la fotografia diventa “opera d’arte” e va anche perciò incorniciata a dovere e con sapienza, e come lui stesso evidenzia: “partendo dalle opere, rispettando la loro poesia, cercando il dialogo tra immagine e cornice, con quello che c’è oltre all’immagine che deve ‘accompagnare’, sottolineare, evidenziare, mai distrarre, mai disturbare, semmai sublimare”.

Giannini con il fotografo
Paolo Ranzani

Nel tempo, stringe e consolida importanti amicizie con artisti, critici, mercanti d’arte, editori e personalità varie, e si dà, da autodidatta, al serio approfondimento della storia dell’arte, con una particolare predilezione e attenzione per quella moderna e per le correnti artistiche emergenti. Collabora con una delle maggiori case d’aste a livello mondiale e con il suo titolare, l’architetto Claudio Bottello, dei cui consigli fa tesoro. A Bussana alta, paese di artisti, intraprende rapporti di lavoro con Marco Giordano, tra i più affermati; poi con Cosimo Dingeo, anche paroliere (un brano conosciuto per Giuni Russo) con cui organizza eventi di diffusione d’arte. Più recentemente, incontra grandi fotografi, con i quali collabora per l’allestimento di mostre, portando l’attenzione ogni volta sull’uso di materiali particolari, come legni pregiati, vetro polarizzato, passepartout a ph neutro (privi di colla e coloranti, non ingialliscono nel tempo e non intaccano l’opera). La ricerca è costante, com’è meglio che sia per ciò che è avanguardia. Ma, la pensa così Giannini: “cambieranno i materiali e le visioni, ma un’opera appesa al muro sarà ancora per molto una necessità umana.”

Nascono le collaborazioni con Fondazioni benefiche come Casa UGI e ANDOS, che gli fanno conoscere Paolo Ranzani, ritrattista di fama, tra i più richiesti da personalità del mondo dell’arte e della cultura, e vincitore di vari Premi di fotografia. Anche con lui, una lunga serie di preziosi eventi, con il più recente, di rilievo, organizzato nelle sale della Regione Piemonte che ha visto tra i giudici nientemeno che Paul McCartney, il celeberrimo dei Beatles. Non mancano ovviamente le relazioni con gli artisti della sua Polistena, uno tra tutti, l’amato e stimato pittore Luciano Tigani.

Nel fornitissimo laboratorio di cornici a Torino

Nel 2022 nasce a Torino “Artàporter” (progetto di arte condivisa, ideato da una startup innovativa che si sta diffondendo in tutt’Italia con una piattaforma web che supporta artisti, attività commerciali e aziende che offrono i propri spazi per adottare le opere e metterle a disposizione di tutti nel teatro che fu del grande comico Erminio Macario) da un’idea di Massimo Gioscia e del suo gruppo di lavoro, con i quali Giannini collabora attivamente. Dalla street art, alla pop art, passa praticamente da qui l’intera corrente artistica piemontese, senza dimenticare le origini, in un continuo confronto anche con gli artisti del Meridione d’Italia.

Un’altra personalità dell’arte calabrese con cui mantengo contatti – aggiunge – è Mimmo Laganà, creatore di ‘Factory Dreams’ nella vecchia cartiera ambrosiana di Balangero. Dal 1983 è passato del tempo… e forse esteticamente non somiglio più tanto a quel ragazzo di diciassette anni… La mia vita è cambiata. Ma dentro di me brilla la stessa luce, la stessa voglia di conoscere, sperimentare, seguire il nuovo, l’inedito, il sorprendente, l’originale, l’innovativo, l’emergente. L’esperienza più commovente della vita me l’ha regalata mia figlia, rendendomi nonno di un bimbo ovviamente bellissimo. Ho conosciuto il Piemonte dell’arte in tutte le sue manifestazioni, lo conosco meglio di molti piemontesi, e ogni volta che ho potuto, sono andato a cercare in giro per il mondo le mie passioni. Mi posso ritenere soddisfatto, ma mai del tutto. Per cui prossima meta New York, Moma, Guggenheim, chissà? Non poniamo limiti alla provvidenza”.

Al rights reserved (Riproduzione riservata) – Foto, Archivio Michele Giannini