Michelangelo Falvetti, da Melicuccà (Rc) al mondo, un grande del dramma musicale secentesco

Il “Choeur de Chambre de Namur” e la “Cappella Mediterranea” diretti da Leonardo Garcia Alarcòn, hanno portato a Pisa “il Diluvio universale”, l’opera davvero straordinaria di un autore calabrese di primissimo rango del barocco italiano, presbitero a Messina e Palermo. Dimenticato per oltre tre secoli, esce così dall’oblio

Partitura de
II dilluvio universale, Orpheus edizioni

Nella cattedrale di Pisa è andata in scena qualche tempo fa la prima esecuzione italiana in tempi moderni de “Il Diluvio Universale”: dramma sacro per soli, coro e orchestra, di Michelangelo Falvetti (1642-1697?), la cui recente riscoperta si deve al Festival di Ambronay (che ha portato in scena anche il suo “Nabucco”) storica e prestigiosa rassegna dedicata alla musica barocca. Falvetti, compositore dimenticato per oltre tre secoli, è così uscito da un immeritato oblio…

Autore di primissimo rango del periodo secentesco (purtroppo non si ha conoscenza di un suo ritratto), calabrese nativo di Melicuccà (Rc), di nobile famiglia con propaggini nella vicina città di Seminara, compositore e presbitero, interprete di una musica accesa, definita “caravaggesca” per i suoi evidenti chiaroscuri e per i suoi forti contrasti agogici, timbrici e cromatici, Falvetti è stato riproposto e riletto in questa sua davvero sorprendente, ricca e straordinaria partitura nell’ambito del cartellone “Anima Mundi” (raffinata rassegna diretta da Sir John Eliot Gardiner, organizzata dall’Opera della Primaziale Pisana) con il “Choeur de Chambre de Namur“ e la “Cappella Mediterranea” diretti da Leonardo Garcia Alarcòn.

“Il Diluvio Universale. Dialogo a 5 voci e 5 stromenti” fu eseguito a Messina nel 1682, anno in cui Falvetti assumeva la guida della cappella musicale del Duomo e di Maestro di Cappella del Senato. Proveniva da Palermo, dove sin dal 1670 aveva occupato il prestigioso incarico di Maestro della Cappella musicale del Duomo, che gli aveva permesso nel giro di pochi anni di portarsi al centro delle vicende artistiche della città e di raggiungere una notevole fama. Qui aveva fondato l’istituzione “Unione dei Musici” che, ottenuta l’approvazione del viceré, funzionò anche come associazione di mutuo soccorso.

Il cd del Diluvio Universale
con la Cappella Mediterranea
e Leonardo García Alarcón

Il testo che accompagna quest’opera è del letterato palermitano Vincenzo Giattini, all’epoca librettista assai noto e apprezzato. Pur rispettando le indicazioni presenti nella partitura manoscritta giunta sino a noi, Leonardo Garcia Alarcòn ha optato per un consapevole arricchimento dell’organico strumentale, allo scopo dichiarato di dare spazio a timbri e tavolozza sonora (la sua incisione realizzata per l’etichetta del Festival di Ambronay, sta raccogliendo critiche entusiaste).

Del “dialogo” si conservano un libretto (a Venezia, nella Biblioteca della Fondazione Cini) e una partitura manoscritta (nella Biblioteca Regionale Universitaria di Messina). L’organico strumentale prevede cinque o sei diverse parti strumentali (violino I e II; viola I e II; strumenti del basso continuo e organo).

La vicenda è tratta da uno degli episodi più noti dell’Antico Testamento (Genesi): il diluvio universale e l’impresa di Noè e dell’Arca, argomento di evidente drammaticità (e facile drammatizzazione) la cui peculiarità è lo stile dialogico con le sezioni narrative che si alternano ai momenti lirici e meditativi: “le prime – fa notare il musicologo Nicolò Maccavino, profondo conoscitore dell’opera di Falvetti – in stile recitativo e arioso; le arie, con maggiore varietà metrica. (…) Egli evidenzia con cura gli accenti delle parole, spesso mediante l’uso di note di diverso valore, più raramente inserendo brevi passaggi fioriti al temine del brano”.

Un momento del concerto nel Duomo
di Pisa

Se ritmiche ed armonie nella strumentazione sono relativamente semplici (con eccezione per la Sinfonia iniziale e la Sinfonia “Di tempeste”) particolare attenzione e respiro Falvetti dedica, invece, al Coro, facendo emergere una scrittura elegante, armoniosa, multiforme, fantasiosa e avvincente, in grande osmosi con i vari stati emotivi (sempre magistralmente esaltati dalla bella interpretazione di Leonardo García Alarcón) La critica, concorda nel ritenere più riusciti i Cori, specie quelli che tratteggiano i condannati in balia delle acque, e i duetti tra Noè e la moglie Rad, di forte ispirazione melodica. Nella superba cattedrale pisana intanto: grande entusiasmo, curiosità, e convintissimi applausi…

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