04 Dic L’Archeo-vino della Cantina Bafaro, conquista l’Italia
Piovono i meritati riconoscimenti per la giovane cantina di Acri (Cs): il più recente, quello assegnato solo pochi giorni fa al vino “Acroneo-Arkon” dalla rivista enogastronomica “Civiltà del bere”, che lo ha designato senza dubbi come “migliore vino naturale della Calabria”. Lo scorso mese di settembre è stato inserito nella guida “Vini D’Italia 2022” di Gambero Rosso, con il lusinghiero risultato dei due bicchieri
Un progetto forse unico al mondo, quello dell’Archeo-vino in anfora “Acroneo” del giovane archeologo calabrese Gabriele Bafaro: un prodotto prestigioso, che emoziona e suggestiona, creato al seguito di antiche metodologie del passato greco/romano, e che rientra in un vero e proprio programma di archeologia sperimentale, quello patrocinato dalla scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera (Unibas).
Il vino viene lasciato maturare all’interno di anfore interrate ma, a differenza di altri prodotti in commercio che potrebbero sembrare simili, la sua produzione e maturazione avviene sulla base di uno studio accorto, a partire dalla scelta delle argille e del terriccio e poi dal design delle anfore, per non dire dell’estrema attenzione alla selezione di uve appartenenti a vitigni autoctoni e alle particolari e meticolose metodologie della loro lavorazione completamente manuale: produzione, imbottigliamento, e persino etichettatura, tutti con il supporto di raffinati strumenti in legno. Tanta premura, non a caso, e per un prodotto che scientemente non ha imboccato la strada della grande distribuzione, ma quella più “nobile” delle enoteche e degli esercizi per intenditori dove è possibile trovare bottiglie tutte numerate.
Gustare un calice di Acroneo (dal greco “Acronos”/senza tempo) è davvero un’esperienza unica, difficile da comparare con quella di assaporamento di altri vini. E ciò, per cominciare, per quanto riguarda il colore (il vino “bianco” gode in realtà di uno splendido colore ambrato); poi per i bouquet miscelati attenendosi a fonti antiche, che si possono percepire a naso (liquirizia, miele, spezie, frutti rossi, fiori).
Nonostante la cantina Bafaro sia piuttosto giovane, sono già numerosi i riconoscimenti che ha ottenuto: il più recente, quello assegnato solo pochi giorni fa al vino “Acroneo-Arkon” dalla rivista enogastronomica “Civiltà del bere”, che lo ha designato senza dubbi come “migliore vino naturale della Calabria”, e chapeau!… Lo stesso vino, lo scorso mese di settembre è stato inserito nella guida “Vini D’Italia 2022” di Gambero Rosso, ottenendo il lusinghiero risultato dei due bicchieri.
Tra gli altri importanti traguardi, vanno sicuramente menzionati l’inserimento nella guida ai sapori e ai piaceri di Repubblica: “Italia in bici alla scoperta dei tesori nascosti”; la presenza del vino barricato “Raffaele” nella guida de “I migliori vini italiani 2022” di Luca Maroni; la menzione speciale “Oscar Green di Coldiretti” negli anni 2018/2020; per non tacere dell’articolo dedicato all’Archeo-vino dalla rivista National Geografic Italia.
Gabriele Bafaro in questo suo originale e indiscutibilmente importante progetto è sostenuto dalla famiglia che condivide il lavoro prezioso della cantina in Serricella di Acri (che è visitabile su prenotazione), e il suo dichiarato intento è contribuire allo sviluppo gastronomico/culturale del territorio e alla diffusione del mito di Acroneo, dietro il cui nome pare si celi un antico re di Pandosia (secondo la leggenda, antico insediamento acrese), capitale dell’Enotria. Un obiettivo non difficile considerando che bere un calice di vino in anfora Acroneo regala un’esperienza unica, in cui nel gusto fa spontaneamente capolino la storia: quella dell’antichità, e quella dell’arte di vinificare tramandata gelosamente e segretamente da generazione in generazione dalla famiglia Bafaro.
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