La Torre della Marchesa, non è morta

l luoghi non muoiono mai. Come le persone che li hanno abitati. I luoghi devono essere raccontati, e raccontano. Sono rimasti pochi ruderi e parte della torre di quella che fu la villa, di circa 3100 metri quadri, della marchesa Maria Elia De Seta Pignatelli, nel bosco Callistro di Buturo (CZ), Parco Nazionale della Sila

di Felice Foresta

I resti della
Torre della Marchesa,
a Buturo,
nella Sila catanzarese

Ci sono paesi, e ci sono città. Ci sono montagne, e ci sono spiagge. Ci sono torrenti, pianure, valli e borgate. Poi ci sono luoghi. Luoghi che sono cenacoli di storie, di famiglie, e di amori. Quelli che nascono su un selciato di pigne, lungo un viottolo nel bosco, tra la resina dei pini. Nella magia della Sila. E all’ombra di una torre. Che fu epoca, epopea, eneide.

Una torre che, oggi, è una vestale offesa. Non è morta, però, la Torre della Marchesa. Perché i luoghi non muoiono mai. Come le persone che li hanno abitati. I luoghi devono essere raccontati, e raccontano. Perché la memoria è bambagia che ci serve quando cadiamo e dobbiamo pulire le ferite. Quando abbiamo bisogno di rispolverare il nostro tempo felice. Quando dobbiamo ringraziare un luogo. Che ha la magia di un altopiano, e il coraggio di una torre.

Sono rimasti pochi ruderi e parte della torre di quella che fu la villa, di circa 3100 metri quadri, della marchesa Maria Elia De Seta Pignatelli, nel bosco Callistro di Buturo (CZ), Parco Nazionale della Sila.

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