
05 Lug Italo Carlo Falbo, un maestro di giornalismo tra Italia e Usa
Nato nel 1876 a Cassano all’Ionio (CS), diresse “Il Messaggero”, “Epoca” e “Il Progresso Italo-Americano”, lavorò con Luigi Pirandello nel settimanale “Ariel”. Dal 1918 al 1921 fu parlamentare
di Domenico Marino

Italo Carlo Falbo, ovvero quell’illustre sconosciuto nato nel 1876 a Cassano all’Ionio (CS) e da lì partito con una valigia povera d’indumenti e denaro, ma carica di sogni, per raggiungere il vertice del giornalismo internazionale, scalato passo dopo passo, step by step avrebbe detto nel suo inglese forbito. Nei primi anni del ventesimo secolo dirige prima “Il Messaggero”, poi “Epoca”, quindi “Il Progresso Italo-Americano” voce dell’immigrazione tricolore oltreoceano rimasta in vita sino al 1988 quando lascia il posto a “America Oggi”. Ma è stato anche anima e redattore responsabile di “Ariel”, il settimanale fondato assieme a Luigi Pirandello, Ugo Fleres e Giuseppe Mantica nella Roma del primo Novecento. Ancora apprezzato collaboratore di vari quotidiani e riviste del tempo, a cominciare dal “Mattino-Supplemento” diretto da Matilde Serao, dal 1918 al 1921 Italo Carlo Falbo è stato deputato in parlamento per la circoscrizione di Cosenza. Proprio nella città dei Bruzi ha frequentato il Liceo prima di trasferirsi a Roma conseguendo inizialmente la laurea in Medicina e poi quella in Scienze naturali. Nel 1935 diventa corrispondente dell’Agenzia Stefani. Muore a New York il 18 febbraio 1946.
All’ombra del Colosseo, Falbo coltiva l’altra grande passione della sua vita: la musica. Nelle aule dell’Accademia di Santa Cecilia prima, e nel Conservatorio di Napoli poi, stringe intensi legami intellettuali e si confronta con i migliori musicisti italiani. E non è da meno di alcuno, tanto che nel 1899, ad appena ventitré anni, il palco del teatro “Adriano” della capitale ospita il ballo in sei quadri “Tzigana” e l’operetta d’intreccio goliardico in tre atti “Giris”, parodia dell’Iris di Pietro Mascagni. Non a caso la firma con lo pseudonimo Pietro Kalcagni.

e uno “speciale” del 1971

Di Falbo rimangono pure numerosi inediti: Profili calabresi (1898), Ebe (1898), Vita della pianta (1920), Good bye New York, oltre ad una collana di romanze e musica da camera.
Scivolando sui primi decenni del ventesimo secolo e continuando a spulciare la sua biografia, si scoprono pagine ricche di aneddoti, legami, iniziative e opere d’un ingegno in perenne fioritura. Durante la Prima guerra mondiale si arruola come capitano medico in Italia e nella penisola balcanica. Salotti, cenacoli e accademie l’hanno a lungo apprezzato, chiamandolo a far parte dei rispettivi riservatissimi elenchi. Falbo è stato socio dell’Accademia cosentina, e ha presieduto la “Dante Alighieri” di New York.
Nonostante tutto questo e molto altro ancora, come l’acclamazione a commendatore della Corona d’Italia e a cavaliere della Corona di Belgio, il complesso nome di questo talento calabrese resta pressoché sconosciuto anzitutto nella sua terra e tra i suoi abitanti. Cassano gli ha dedicato una strada e qualche altro centro lo ricorda in maniera simile, ma è malinconicamente troppo poco per rendergli quanto ha meritato con la sua vita e le sue opere.

di America Oggi
In America come in Italia e nel resto d’Europa, i giornali gli dedicarono ampi servizi dopo la morte nel 1946 a New York. Valga per tutti quanto scritto dal suo “Progresso Italo-Americano”: «Con lui sparisce una delle più terse ed elette figure del giornalismo, che egli considerò sempre come una nobile missione. Scrittore elegante e forbito, preferiva esporre le sue idee così come zampillavano dalla sua lucida mente, riscaldate dal suo cuore aperto. D’ingegno acuto e versatile, non limitava la sua attività all’articolo di fondo ma si occupava, con la stessa competenza ed autorità di critica d’arte, di scritti scientifici, di varietà e perfino della modesta nota mondana, alla quale il suo spirito e il suo brio sapevano assicurare una particolare attenzione. Nel giornale e fuori dal giornale si lasciò guidare sempre dalla più intransigente rettitudine».
In coda, merita una citazione il ricordo firmato da monsignor Francesco Pennini, come lui cassanese e membro dell’Accademia cosentina, che dell’illustre concittadino discusse a lungo con Generoso Pope, storico editore de “Il Progresso Italo-Americano”. «Italo Carlo Falbo – scrive Pennini – un nome e un uomo, che le nuove generazioni devono conoscere, far conoscere, tramandare ai posteri. Ha onorato Cassano, la Calabria, l’Italia, e del quale Cassano deve essere orgogliosa».