
10 Giu Il viaggio di Colombo “partito” da Cosenza?
Sarebbe stato sostenuto anche dal banchiere Francesco Pinelli, nipote di papa Innocenzo VIII e fratello del vescovo cosentino Battista Pinelli (1491-1495) che ebbe importanti incarichi in Spagna e fu probabile introduttore a Cosenza del culto della Madonna del Pilerio, la “Virgen del Pilar” patrona dei popoli ispanici, che si festeggia il 12 ottobre, giorno della scoperta dell’America!
di Giuseppe Pisano
Storici e colombisti parlano sempre più fortemente di una regia del Vaticano e di una copertura politica della Spagna (la “cattolicissima nazione”) riguardo la spedizione colombiana. Si sta iniziando quindi (finalmente) a mettere da parte quella “storiella”, durata oltre cinquecento anni, dei finanziamenti concessi dai regnanti spagnoli, Isabella di Castiglia (che avrebbe sacrificato, addirittura, tutti i suoi gioielli per consentire la partenza delle le tre caravelle) e Ferdinando d’Aragona, mentre è ormai un dato accertato che a finanziare il viaggio dell’ammiraglio fu principalmente il banchiere Francesco Pinelli, nipote di papa Innocenzo VIII (Giovan Battista Cybo), che a quel tempo viveva in Andalusia ed era in stretto contatto con il fratello Battista Pinelli che fu accolto dal suddetto pontefice tra i notai apostolici e qualificato dallo stesso come cives ianuenses.

Battista, tra il 1491 e il 1495, rivestì l’incarico di arcivescovo di Cosenza ed ebbe un ruolo riguardo ai primi finanziamenti ricevuti da Colombo in Spagna, nazione in cui l’arcivescovo cosentino, come dice lo storico padre Russo, ricevette “da Innocenzo VIII e dal suo successore Alessandro VI numerosi benefici”.
E’ il caso di ricordare che a ricoprire incarichi di vescovi di Cosenza in quel periodo vi erano figure come Nicolò Cybo, fratello di Innocenzo VIII (dal 1485 al 1489) e Giovanni Ruffo Teodoli (1511-1527), figura di grande interesse riguardo alla “prescoperta” dell’America.
Lo studioso Giovanni Fiore da Cropani dice che Battista Pinelli fu “adoperato” da papa Cybo “in maneggi di grande affare” e che “dopo 4 anni di santissimo governo, morì con gran fama, e fu sì grande la sua opinione, che nel seppellirlo sorse lite tra’ canonici e magistrato della città, chi dovesse portarla in chiesa”. A tal proposito il monaco cistercense Ughelli riporta che l’arcivescovo cosentino “fu sepolto nel Duomo, dove i Canonici gli eressero uno splendido mausoleo che fu eccezionalmente salvato anche quando il Concilio di Trento ordinò di demolire i tumuli eretti nelle chiese. E questo perché non venisse meno il ricordo di un tanto uomo, che è da ritenere unito ai Santi in Cielo. Purtroppo questo mausoleo, salvato alla fine del Cinquecento, non fu salvato nel Settecento, quando fu operata la trasformazione della Cattedrale”. E aggiunge: “Il Pinelli fu uomo di virtù e di grande carità…” Lo storico Ughelli ricorda l’elogio che ne fece Umberto Folieta, che annota tra l’altro che egli: ”contrariamente a quel che avevano fatto i suoi predecessori, dimorò in diocesi, la visitò tutta…”.

Come si può notare negli scritti sopra riportati di ben 4 studiosi antichi, si parla addirittura di una lite tra canonici e magistrato per la gestione dei funerali di quest’uomo che fu adoperato da papa Innocenzo VIII in questioni importantissime… di uno splendido mausoleo nel duomo cosentino in onore di questo vescovo, che però ancora oggi rimane completamente sconosciuto. Dov’è finita la memoria…?
Tra i vari incarichi ricevuti da Battista Pinelli in Spagna figura quello di amministratore delle rendite delle chiese di Salamanca, la città visitata da Cristoforo Colombo dove l’Ammiraglio ricevette la protezione dei preti domenicani e dove ottenne l’appoggio della regina Isabella. A Salamanca si riunì la conferenza dei dotti per prendere in esame la proposta di Colombo per il viaggio nelle Indie passando da Occidente. Il più generoso protettore dell’Ammiraglio fu proprio il vescovo di Salamanca e tutore del principe Giovanni, Diego de Deza. Secondo alcuni, anche se non ebbe carattere ufficiale, la conferenza si schierò a favore del navigatore genovese e ne appoggiò i piani. Quindi, se è vero che con la Convenzione di Santa Fè Colombo ottenne l’autorizzazione ad allestire una flotta di 3 navi è facile che già al precedente incontro di Salamanca si fossero state gettate le basi per l’approvazione del progetto. E questo grazie ai finanziamenti ottenuti principalmente dai Pinelli, non di certo dagli spagnoli, considerato che -come dice il colombista Ruggero Marino – “la Riconquista e la cacciata dalla Spagna degli ebrei avevano completamente svuotato le casse reali”!
I Pinelli nel periodo della scoperta dell’America gestivano anche le miniere d’argento calabresi di Pazzano. L’arcivescovo di Cosenza Battista Pinelli, di nobile famiglia genovese, risulta che fino al 1491 aveva rivestito l’incarico di Castellano di Sant’Angelo e che ebbe il ricco beneficio di San Vittoriano, nella diocesi di Leida e di San Michele di Escalada, nella provincia di Leon. Inoltre, fu socio del banco sivigliano. E infine vi è da aggiungere che il prelato cosentino ebbe numerosi benefici pure in Francia, in località dove peraltro il movimento di San Francesco di Paola era fortemente presente.
Per i vari incarichi che Battista Pinelli ebbe in Spagna è probabile che sia stato proprio lui a introdurre a Cosenza il culto della Madonna del Pilerio, la Virgen del Pilar patrona dei popoli ispanici (che si festeggia il 12 Ottobre, giorno della scoperta dell’America!) diffusasi proprio in quel periodo nel meridione d’Italia.

dei Pinelli
Il culto di questa Madonna fu introdotto con la venuta degli aragonesi ma il Pinelli potrebbe avere dato grande impulso in ambito devozionale, non a caso suo fratello Francesco è sepolto nella cappella di famiglia della cattedrale di Siviglia intitolata alla Vergine del Pilar. Una fonte tarda del 1700 testimonia la collocazione dell’icona della Madonna del Pilerio, risalente al XII secolo, nell’attuale Cappella della Madonna del duomo cosentino in segno di riconoscenza verso la Vergine per aver liberato la città dalla peste che la colpì negli anni dell’episcopato di Francesco Borgia, cioè tra il 1499 e il 1511. Quindi il quadro era sicuramente presente a Cosenza nel periodo precedente, quando era vescovo Pinelli!
Un’altra tradizione colloca lo stesso miracolo più tardi, esattamente nella seconda metà del ‘500, periodo in cui l’icona doveva essere esposta su un pilastro interno della navata. Da qui il nome Madonna del Pilerio (del pilastro) etc., patrona di Cosenza che stranamente viene festeggiata non il 12 Ottobre ma il 12 Febbraio (probabilmente a causa dei soliti mutamenti che la chiesa combina da sempre a suo piacimento).
Insomma, un vescovo finora assurdamente sconosciuto, che si spera non rimanga tale anche perché è legato alla “scoperta dell’America” che, come disse lo storico spagnolo Francisco Lopez de Gomara, rappresenta “il più grande evento della storia dopo la venuta del Cristo”!
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