
22 Ott Il Re bambino, nuova e felice opera letteraria di Santino Pascuzzi
Per le edizioni Patrum di Firenze, un bel libro di “realismo fantastico”, altamente introspettivo e ammonitore…

di Santino Pascuzzi edito da Patrum
“Il Re bambino”, è la nuova nuova e felice opera letteraria di Santino Pascuzzi per le edizioni Patrum di Firenze, un bel libro di “realismo fantastico”, altamente introspettivo e ammonitore. Pascuzzi, attualmente direttore del Polo Innovazione Turismo e Cultura della Regione Calabria, qui sostanzia il suo racconto soprattutto in una costante, importante e anche godibile riflessione sul tema dell’innocenza della vita umana, che nel testo vive di una sorta di leggerezza, veicolata dal susseguirsi di brevi favole che inducono il lettore ad immergersi, senza resistenza, in vari mondi: tutti diversi, ma sempre connotati dal medesimo spirito-guida, ovvero da un’introspettiva tutta destinata alla ricerca e al ritrovamento della spiritualità smarrita.
Con un escamotage narrativo e stilistico che viaggia su mondi immaginari e tra animali ed elementi naturali antropomorfizzati, l’autore esprime il suo messaggio-auspicio di armonia sociale: un’esigenza divenuta sempre più forte nel frenetico mondo, spesso corrotto fin nell’animo, nel quale tutti siamo immersi e avvolti.
Nella favola “L’uomo nel vento”, per esempio, la spiccata presenza sostanziale della natura, il suo panteismo, si smistano nello scorrere del testo tra alberi, vento, foglie, erba, animali che con la loro innocenza sovrastano l’ambiguità e la malvagità umana, fungendo da guida per poter rinascere a livello interiore ed esistenziale. Una connotazione tematica, questa, che troviamo anche nel “Il re bambino”, che ha sullo sfondo il tema della necessità e della “bontà” del sapersi gettare alle spalle il passato, insieme alle sue fragilità e debolezze, per potersi incamminare su una strada migliore e in una vita contrassegnata da autentici valori.
Ne “Il volo del buon cherubino”, in comune con le altre novelle c’è invece la malinconica, ma intensa e razionale, ricerca di se stessi: rimedio unico alle complessità apparentemente irrisolvibili della vita e intrinseche all’esistenza stessa, alla sua essenza, così come agli errori compiuti singolarmente.
La buona sorte personificata dalle figure degli angeli, segna poi l’agognato nuovo inizio che tutti cercano, ma che faticano a definire. In queste pagine, contesti e protagonisti extra-ordinari si danno amichevolmente la mano, con l’ausilio di un ritmo narrativo volutamente lento e scandito dall’immediatezza tanto sintattica quanto esplicativa dei sottofondi, abilmente “indirizzati” ad un pubblico di ogni età.

Ma è forse ne “Una vita”, il racconto concentrato sul forte rapporto affettivo con il suo amato cane (cui è dedicato l’intero libro), che la favola di Pascuzzi sembra diventare storia, biografia, tempo presente vissuto tra due “fiamme gemelle” riconosciutesi come parte della stessa anima, come “motore che guida lungo la strada per casa”, come perfezione di un incontro che va al di là del mondo fisico e che si nutre di spirito. Un amore così grande è destinato una volta finito, a lasciare ferite nel cuore: epperò, qui resta accesa la speranza di un nuovo incontro “là dove l’orizzonte incontra il mare aperto e dove il fluire del tempo rimane, per sempre, impigliato e prigioniero nei meandri dell’anima di chi ama”.
Quest’ultimo fattore rappresenta forse al meglio il pregio dell’opera, che è proprio fruibile in più modi, e per così dire da più mondi, e ad ogni età. Nella favola “La signora Aquilone”, una metaforica presenza e un’icona quasi magica come, appunto, l’aquilone, diventa il semplice mezzo trovato da una bambina per sfuggire agli ostacoli di un’infanzia incolpevolmente segnata da errori altrui. E così, nelle pagine di questo bel libro di Pascuzzi, la forte presenza di figure infantili fa tornare in mente la celebrata tematica del “fanciullino” di Pascoli, con la dichiarata volontà di far affiorare elementi poetici figli di una purezza che diventa taumaturgia, guarigione, e che, come una sorta di terapia virtuosa va a contrastare e a lenire, se non a risolvere, la nostra disincantata, reificata e sconquassata attualità.
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