Il Pastillaro: luogo dell’anima nella montagna calabrese

Non solo una costruzione, ma un’architettura dello spirito, faro di autenticità e saggezza, dove la natura incontra l’ingegno umano. Tra le sue mura risuona l’eco del tempo, quello di generazioni che hanno dedicato vita al lavoro e alle castagne, gemme preziose della terra, nutrimento secolare e pane della sera

di Teresa Riccio

Rudere di Pastillaro in Località Stagli,
a Sersale (Cz)

Il “Pastillaro” (in dialetto calabrese “U Pastillaru”) è un’architettura dell’anima, non solo una costruzione. Un rifugio costruito con le mani e il sudore di generazioni. Tra le sfumature autunnali, la vita di una volta scorreva dura e faticosa. Ma i contadini trovavano conforto nel calore umano, nei sentimenti puri e nello spirito di sacrificio che li univa. Le castagne, gemme preziose della terra, offrivano sostegno alle famiglie, soprattutto alle donne che con dedizione e impegno collaboravano ai lavori fuori delle mura domestiche.

Un tempo si conduceva un’esistenza semplice, scandita da ritmi antichi. La fatica si mescolava alla gioia di stare insieme e condividere i frutti del lavoro e della terra. Dai ricordi emerge un quadro di vita rurale dipinto con colori vivaci. L’amore per la famiglia e la terra nutriva l’anima, rendendo sopportabili le difficoltà e accendendo la speranza.

Tra i castagni generosi d’autunno, il lavoro univa anime e mani, facendo sbocciare legami sacri più forti d’ogni vincolo umano, l’essenza della vita contadina si rivelava in tutta la sua bellezza, in armonia perfetta tra la natura, la terra generosa e il lavoro instancabile. Il Pastillaru è nato dalle viscere della terra: ogni pietra, un frammento di tempo, un testimone muto delle ere geologiche che l’hanno plasmata, un luogo dell’anima. Un gigante di pietra che veglia con maestosità sui boschi di castagno, custode di sapori antichi, di storie secolari, simbolo di laboriosità, tradizione e rispetto per la natura. Faro di autenticità e saggezza, qui la natura e l’ingegno umano si incontrano in un connubio di vita e tradizioni. Tra le sue mura, risuona l’eco del tempo, di generazioni che hanno dedicato la loro vita al lavoro, custodi di una sapienza antica, che si tramandava di padre in figlio.

Un Pastillaro restaurato a Località Vecchiarello,
Sersale (Cz)

Il Pastillaru, ponte tra passato e presente. Monito a non dimenticare la nostra storia. Invito a valorizzare i frutti della terra e a preservare i segreti della tradizione. Qui il profumo delle castagne essiccate, evoca ricordi di autunni passati e sapori familiari. Un tesoro da custodire con cura e condividere con orgoglio. Tra le rovine del tempo, mausoleo di ricordi, si ode l’eco vibrante di vite vissute. Varcarne la soglia, è varcare il tempio della memoria. Passato e presente si intrecciano in una danza silenziosa, mentre le sue pietre, impregnate di storie e sudore, sussurrano di un’epoca ormai trascorsa, di amori sbocciati e dure fatiche condivise.

Ogni angolo narra un racconto, ogni crepa custodisce un segreto. Le voci degli anziani risuonano tra le mura, come echi di un’antica melodia, e pare si riannodino i fili di un discorso interrotto. Il Pastillaru va oltre la sua veste di rudere. È un documento della nostra storia locale. Un reperto che conserva suoni, volti, ricordi, emozioni, sentimenti che hanno permeato la vita di coloro che un tempo lo abitavano: frammenti di identità, tasselli preziosi di un mosaico culturale che parla delle radici profonde di una comunità.

Il Pastillaru è un inno commovente all’infanzia di un’antica generazione ormai svanita nel turbine del tempo. Oggi silenzioso e avvolto dalla natura rigogliosa, rievoca la vita semplice e dura della povera gente, rivelando una dicotomia tra i galantuomini e i cafoni. Un microcosmo sociale che svela le esperienze del nostro passato e le sfide affrontate dai nostri avi.

I colori dell’autunno in un vecchio impianto di castagni nella Presila catanzarese

Tra i sospiri dorati dell’autunno, quando le foglie danzano al ritmo del vento, si dipana come un racconto avvincente la saga del Pastillaru, fatto di momenti di vita, di fratellanza e profondo sentimento. In un abbraccio surreale, fantasie magiche e realtà fiabesche si intrecciano. Un rifugio immaginario dove sfuggire alle durezze della vita quotidiana. Un luogo dell’anima in cui sogni e speranze prendono vita. Mani callose, chine sul suolo, strappano gemme dal grembo della terra, castagne preziose, pane per la sera, frutto di fatica che il cuore non disdegna. Tra i solchi del campo, in questo coro di lavoro duro, germoglia un fiore di rara bellezza: l’amicizia.

Al Pastillaru, si ode l’eco di San Giovanni, il rito autunnale, antico e solenne che ritorna l’estate e consacra indomiti e immortali legami. Due fiorellini gialli, stelle luminose nel cielo contadino, simbolo di amicizia, suggellavano un patto d’onore che sfidava il tempo, oltre ogni legge, oltre ogni confine. Un’unione mistica e profonda, nonché senso di appartenenza radicato nell’anima, che la vita non troncava. San Giovanni, severo e leale, patrono dell’amicizia, veglia su questo patto. Il Santo, tra la brezza delle fronde autunnali, sussurra che non tollera tradimenti. Così, nel cuore del Pastillaru, come nella notte magica del ventiquattro giugno, quando la rugiada bacia la terra, si suggella un vincolo eterno, radicato nell’armonia dei cuori e nella forza di appartenenza: comari e compari, uniti per sempre. Il Pastillaro ancora oggi ci fa rivivere ogni autunno il “miracolo” della castagna.

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