Graziano Di Cianni, il progresso della Diabetologia

Intervista al Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD), direttore a Livorno dell’Unità Operativa Complessa di Diabetologia e Malattie del Metabolismo, originario di San Marco Argentano (Cs)

Il dott. Graziano Di Cianni

Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) per il biennio 2021-2023, il dott. Graziano Di Cianni è una delle eccellenze calabresi sul suolo nazionale, una figura che incarna ed esprime le doti migliori del grande medico e studioso, oltre quelle personali di abnegazione e dedizione al lavoro che sono cardini fondamentali ed elementi costitutivi della sua meritata prestigiosa carriera professionale.

Nato a San Marco Argentano, in provincia di Cosenza, nel 1958, piccolo ma glorioso comune già al tempo dei Romani e base strategica per la conquista dell’Italia meridionale da parte dei Normanni, in cui fioriscono storie e leggende (alcune legate ai Templari anche per recenti importanti ritrovamenti archeologici nella vicina area di Pauciuri di Malvito), dopo aver acquisito la maturità classica, si sposta in Toscana, più precisamente a Pisa, dove si laurea rapidamente in Medicina. È proprio nella città di Galileo che si sviluppa la sua attività, sin dai primi anni accademici con la frequentazione della Clinica Medica II dell’Ospedale di Pisa, in particolare del reparto di Diabetologia. È in questo periodo che prende corpo il suo forte legame con la branca scientifica che più di tutte lo formerà: la sua tesi di laurea è infatti sul diabete, e relatore il prof. Renzo Navalesi, uno dei padri fondatori della Diabetologia italiana. Poi ecco la specializzazione in Medicina Interna, e a seguire quella di Diabetologia e Malattia del Metabolismo.

Dopo aver soggiornato alla “Joslin’s Clinic” di Boston, Di Cianni avvia il servizio del Diabete in gravidanza, focalizzandosi su questa tematica nelle attività di studio, pubblicando numerosi lavori su prestigiose riviste internazionali, e diventando uno dei maggiori esperti a livello internazionale, tanto da essere incluso tra i 30 “Ordinary Member of European Diabetes and Pregnancy Study Group”. Con oltre 100 pubblicazioni all’attivo, nella propria attività di ricerca e clinico-assistenziale ha sempre posto particolare attenzione a questo binomio gravidanza e diabete, e poi all’importanza delle competenze manageriali in sanità, questione essenziale al giorno d’oggi per la gestione di una malattia complessa e interdisciplinare come appunto il diabete. Molti gli incarichi di direzione rivestiti negli anni: a livello istituzionale, è stato Direttore della Commissione delle attività diabetologiche per la regione Toscana, presso l’Assessorato alla Sanità; in AMD è membro dal 2019 del Consiglio Direttivo Nazionale AMD, dopo essere stato Presidente della Sezione Regionale Toscana e Consigliere Nazionale di Fondazione AMD.

Nel 2010, la sua attività lavorativa si sposta a Livorno, dove è chiamato a dirigere la neonata Unità Operativa Complessa di Diabetologia e Malattie del Metabolismo – Rete Clinica Diabetologica, alla guida di un’equipe di circa 20 medici, con un bacino di utenza di oltre 90mila persone con diabete.

Il dott. Di Cianni al suo reparto
di Diabetologia all’Ospedale
di Livorno

È la sua un’esistenza dedita al servizio della scienza e della medicina, e si sta svolgendo in un periodo storico, quello attuale, molto particolare dal punto di vista dell’attenzione anche mediatica sulla patologia diabetica, e dell’evoluzione della stessa scienza medica.

L’emergenza Covid – spiega Di Cianni – ha messo a nudo varie criticità organizzative dei sistemi di assistenza sanitaria, specie in relazione alla gestione della cronicità. Da qui, l’esigenza di un ripensamento, con una nuova progettualità per l’assistenza territoriale. Il 30% dei pazienti Covid in terapia intensiva ha il diabete, e ciò purtroppo si associa ad un esito infausto. L’acquisizione di nuovi concetti di fisiopatologia del metabolismo glucidico – dichiara al periodico culturale ‘Il Centro’ – ha chiarito l’importanza del controllo glicemico ottimale fin dalla diagnosi, per poter prevenire le complicanze croniche. Oggi abbiamo pazienti con diabete tipo 1, con 40-50 anni di malattia, senza alcun segno di complicanza d’organo. Per il diabete tipo 2, è a disposizione una gamma di farmaci sicuri dal punto di vista cardiovascolare, che non danno ipoglicemia e incidono positivamente sul peso corporeo. Oggi siamo in grado di parlare di personalizzazione della terapia del diabetico, scegliendo tra una gamma di farmaci diversi tra loro, in relazione all’età e alle comorbilità del paziente”.

Di Cianni insiste nel far comprendere la complessità di questa patologia, senza dimenticare la necessità e la “sfida” di una comunicazione efficace, soprattutto nella relazione con pazienti con diabete e caregiver, che si rinnova anche alla luce dell’ingresso sempre più ampio del digitale nella pratica quotidiana del diabetologo.

C’è poi l’intelligenza artificiale, che in raccordo con i dati degli Annali AMD, rappresenta una grande risorsa per la produzione di studi Real World in diabetologia, e quindi per la messa a punto di processi innovativi, basati sul digitale. È di assoluta rilevanza, quindi, il confronto con le associazioni dei pazienti e le altre società scientifiche che operano in diabetologia, per una sinergia crescente, che ha già fatto la differenza, ad esempio, nell’interlocuzione con le Istituzioni e nella gestione dell’informazione per specialisti e persone con diabete durante tutta la fase pandemica”.

Rispetto a soli 10 anni fa – precisa il dottore – le ‘armi’ a nostra disposizione contro il diabete sono radicalmente cambiate, a cominciare dall’impiego dei microinfusori che consentono ai nostri pazienti di mantenere elevati standard di vita. Lo sforzo dei prossimi anni di lotta al diabete sarà quello di dare risposte assistenziali che garantiscano qualità delle cure e sostenibilità del sistema. Rispetto a 40 anni fa i passi fatti sono enormi, allora avevamo solo due farmaci ipoglicemizzanti orali, oltre all’insulina. Non avevamo gli sticks glicemici, né l’emoglobina glicosilata. Il controllo del diabete si basava solo sui valori della glicemia a digiuno e sull’esame delle urine. Il diabete giovanile era una condizione clinica devastante. La situazione attuale è cambiata con gli studi di fisiopatologia del metabolismo glucidico

La facciata dell’ingresso principale dell’Ospedale di Livorno

L’avventura del medico Di Cianni comincia effettivamente nel 1983 con l’abilitazione per la sostituzione in Medicina generale a Cervicati (Cs), mille abitanti e una sola farmacia rurale, abitazioni spesso senza telefono, strade come mulattiere, ma una grandissima socievolezza e la sincera affettuosità della gente. Una vocazione, la Sua? “Direi di sì. Indotta da mio padre che teneva ad avere ‘il figlio medico’. Dopo tanti anni, ho l’entusiasmo di allora, amo la professione e stare vicino alla gente rendendomi il più possibile utile”. Sempre negli anni ’80 è medico militare a Udine, altra esperienza formativa in cui passione e vocazione emergono altrettanto chiaramente: “altra grande esperienza per evidenziare il mio concreto, e potrei dire genetico interesse verso l’umanità e le sue infinite espressioni”. La professione lo avvince e lo avvolge. Per lui il contatto umano resta cosa fondamentale, come l’applicazione convinta dei principi e dogmi imposti dal suo mestiere. Ciò che oggi, però, gli dispiace, è: “l’andamento attuale e il progressivo depauperamento della Sanità pubblica. Una cosa che sembra inarrestabile, e non si sa dove ci porterà, non certo verso il bene”.

Di Cianni mette poi in guardia sulla situazione del Sud e della “sua” Calabria, dove si registra un significativo e preoccupante aumento delle patologie diabetiche che ha cause precise e conclamate, e che non può più essere sottovalutato. Nel tracciare la sua biografia, dimenticavamo un dato saliente: appunto il suo sincero, forte, appassionato attaccamento a regione e paese d’origine, sempre pronto a partecipare e sostenere iniziative culturali, scientifiche, conviviali e benefiche con la “Calabria al centro”: a cominciare dalla sua nota disponibilità e vicinanza, più volte testimoniata, al sodalizio calabrese più prossimo a lui, quello dell’Associazione “Esperia” di Pisa con le sue innumerevoli iniziative, con Di Cianni raramente assente.

A questa citazione tratta da “Emigranti” di Francesco Perri “quando sono qui in Italia vorrei essere in America e quando ero in America sognavo tutte le sere la mia casa. Questa terra bruciata ci perseguita e non ci lascia dormire fino in capo al mondo”, il dottore risponde: “posso ben comprendere… anche se per fortuna le distanze dal tempo delle migrazioni oltreoceano si sono assottigliante, ed è stato via via più facile mantenere i contatti grazie ai nuovi mezzi di comunicazione e alla aumentata velocità della mobilità. Fa invece male ogni volta – precisa – il ritorno nei nostri paesi che muoiono, nei luoghi dell’infanzia e della gioventù che sembrano come inghiottiti dal deserto. Si sogna dunque qualcosa che non esiste. Ed è malinconia”.

Alla rituale domanda in cosa sia rimasto calabrese, e in cosa no (e in cosa toscano, e cosa no) risponde con decisione: “Sono calabrese nell’animo, in profondità, nei valori, nel senso di onore e dignità, nella caparbietà, nella resistenza. Non lo sono nell’abitudine diffusa alla rassegnazione, al fatalismo e ad una certa pigrizia. In quanto alla toscanità, ho grande ammirazione per la sua storia e civiltà, ma non ho mai preso l’accento…(ride)”. A quella di definire Livorno e La Calabria con qualche aggettivo, risponde: “aperta, sociale, la prima; malinconica, luminosa, gustosa la seconda”. E all’altra, su cosa non cambierebbe mai della Toscana e della Calabria: “la storia della struttura urbanistica e il paesaggio collinare, per la Toscana; idem per la Calabria, che però deve migliorare decisamente le sue strade”.

Di San Marco Argentano ricorda “i tempi bellissimi dell’infanzia e del liceo, l’impegno con gli scout e l’azione cattolica, la fervida attività sociale e sportiva che ci facevano sentire al centro del mondo”. I suoi luoghi del cuore in Calabria e in Italia? “San Marco Argentano, senza discussione! Poi Pisa, con la passeggiata su Lungarno. E Livorno, sul lungomare. Ma anche la Liguria e la Sicilia”. E nel mondo? “Spagna, Barcellona, con il buon clima, la gente allegra, i colori, la mediterraneità”.

Il Suo parere sull’attività medico scientifica in Calabria? Su un polo superspecialistico che potrebbe essere utile anche a far rientrare i “cervelli” in terra d’origine? E poi di “piani di sviluppo” nel settore della ricerca biomedica. Questioni valide? “Senz’altro. E se non buone ad attrarre cervelli e competenze, intanto a non farne scappare altri… Se ci sono delle vere possibilità, c’è da attendersi che qualcuno tornerà”.

Dottore, per chiudere, qual è l suo sogno di felicità? “La serenità, la pace. Non chiedo cose particolari. Quando c’è la salute, c’è tutto”. Detto da Lei…