27 Lug “Girus”, un narratore per immagini dalla satira elegante, colta, graffiante, meraviglia del suo tempo
La completa riscoperta di opera e vita dell’illustre caricaturista e illustratore catanzarese, al secolo Giuseppe Russo, a sessant’anni dalla morte. In arrivo un libro, un docu-film e convegni in Calabria, Toscana, Roma e Milano, sul mondo pieno di suggestioni di uno dei grandi artisti a cavallo tra ‘800 e ‘900
di Roberto Messina
Un “mondo” pieno di suggestioni, quello di Giuseppe Russo (in arte “Girus), tra i grandi illustratori e caricaturisti italiani tra ‘800 e ‘900 (Catanzaro, 1888 – Roma 1960). Un “universo” artistico come mezzo alchemico di accesso al sogno, al desiderio di rappresentazione, che ora si sottrae definitivamente all’oblio grazie a Calabria Mundi e Academ Editore, coinvolti nell’appassionante ricostruzione storico-critica della sua opera originale, di qualità, dall’elegante e ammirata cifra stilistica; e di pari passo, nella ricomposizione “recte e iure” della sua vivace biografia.
La vita. A venti anni ancora a Catanzaro, apprendista odontotecnico, Russo dà sfogo alla sua vera vocazione lavorando da straordinario creativo per le riviste “Teatro Illustrato” e “Calabria Nova”, nonché esponendo le sue caricature di politici ed artisti dell’epoca presso la Cartoleria Filardo: una pratica diventata per la città irrinunciabile, un atteso rendez vous: “destavo l’interesse dell’intera cittadinanza che si riversava il sabato, presso la vetrina della cartoleria, ostruendo letteralmente il passaggio” – narra lo stesso Russo.
Gettato decisamente alle spalle il lavoro in odontoiatria, Girus si porta a Roma intorno al 1913 su consiglio di Pio Vanzi, direttore de “La Tribuna” e “Serenissimo” che di passaggio nel capoluogo calabro lo spinge ad allontanarsene per abbracciare la Caput Mundi e dar sfogo alla sua grande passione. Una precognizione, se è vero che da quel momento Girus collaborerà con grandi giornali e girerà per questo l’Europa in lungo e largo.
Prima, dunque, nella capitale, poi a Milano, diventa infatti un riferimento per la sua peculiare tematizzazione caricaturale di cantanti, musicisti, capocomici, melodrammatici vari. Da Roma si porta a Montecatini (e poi a Milano e Parigi) dove, tra l’agiata clientela delle Terme, trova i suoi acquirenti-collezionisti (tra questi, il tenore Enrico Caruso, che ritrae, e da cui si fa ritrarre) innamorati delle mordenti vignette e dello stile di “narratore per immagini” dal forte potere metaforico. Nel capoluogo lombardo a partire dal 1913 collabora con numerose testate, conseguendo consensi e successi per le sue suggestive caricature di cantanti, musicisti, capocomici e protagonisti in genere del melodramma e del teatro classico, pratica che sul cominciare del secolo costituisce uno degli avvenimenti culturali più appaganti soprattutto per i giovani talenti (nel capoluogo calabro erano gli anni delle stagioni di lirica e prosa del Vecchio Teatro Comunale).
L’arte. Il vero debutto di Girus è nel 1915, su “Noi e il Mondo”. Nel ‘17 dipinge il manifesto fascista “Date denaro per la vittoria”. Dagli anni ’20, lavora per le testate satiriche: “Il Travaso delle idee”, “Guerin meschino”, “Tribuna illustrata”, “Tribuna d’Italia”. Nel frattempo illustra libri, ed è il primo caricaturista a tratteggiare Mussolini con la famosa mascella quadrata e gli occhi sporgenti. Dal 1933 è al “Corriere dei piccoli”, con storie come “Il tesoro dei Caracai” e “Le fatiche di Ercole”. Lavora quindi al “Merlo Giallo” ed a “L’uomo qualunque” di Giannini. Roma diventerà la sua città, ci rimarrà praticamente fino alla morte, tranne che per ripetuti spostamenti a Montecatini, dove tra l’agiata clientela delle Terme acquisirà un’ampia rete di contatti e di acquirenti-collezionisti innamorati delle sue mordenti vignette e della sua particolare cifra di “narratore per immagini” (tra questi, il celebre tenore Enrico Caruso, che Girus ritrarrà, e da cui si farà ritrarre).
“La mano di Girus aveva il tratto veloce ma preciso. Coglieva l’aspetto psicologico dei personaggi nei loro tic, e nella fisionomia, per farli rivivere nelle scene di costume arricchite da calzanti didascalie – ricorda l’illustratore Gianni Isidori, che collabora con lui al Travaso -. Le vignette erano di satira, per cui lui primeggiava, e gli altri imitavano il disegno. Satira elegante, di classe, con un valore statuario, una prospettiva dall’alto che costruiva i personaggi con aspetto monumentale, grazie a un tratto del pennello non raffinato con la carta, ma aggressivo”.
Dimenticato praticamente fino ad oggi, tranne che per un convegno e una mostra a celebrazione dei cinquant’anni dalla morte, organizzati a Catanzaro una dozzina di anni fa, il lavoro di ricerca e verifica sul personaggio ci ha permesso la rivisitazione di vicende e volti di un arco temporale di forte interesse storico, in cui Girus ha fatto apprezzare il suo raffinato umorismo e la semiotica da ‘outsider’, la semplice e al tempo stesso sofisticata ironia, la forte espressività nell’esaltare le linee dominanti del disegno, col citato “taglio” spaziale che sembra regolare l’obbiettivo sulla distanza e sull’inclinazione dall’alto.
“La riscoperta di Girus non è cosa facile – ha avuto modo di spiegare Luigi Bona, direttore del Museo del Fumetto di Milano -. E’ un gran lavoro, perché non ci sono storici dell’umorismo che possono aiutarci, anche se il mondo degli umoristi, artisti e giornalisti è sempre stato una ‘grande famiglia’, che ha ‘contato’ grandi personaggi come Trilussa, D’Annunzio, Guareschi e Fellini. La ‘rinascita’ è dunque soltanto iniziata, come una preziosa statua che riemerge dalla sabbia, con questi studi, questi studiosi e ora Calabria Mundi che con competenza e impegno sta regalando nuovi ritrovamenti che si traducono in emozioni… Noi siamo accanto, ne sosteniamo gli sforzi, perché Russo merita un posto nel riconoscimento di Catanzaro, la città natale, così come in Italia e nel Museo del Fumetto di Milano, città dove tanto ha pubblicato”.
In arrivo, ora, doverosamente, e perciò, un libro, un docu-film e dei convegni a cura di Calabria Mundi assieme a Academ Group\Academ Editore, in Calabria, Toscana, Roma e Milano, sul mondo pieno di suggestioni di Giuseppe Russo in arte Girus, con testimonianze, inediti, immagini (disegni, illustrazioni, caricature, manifesti) a ricordare il vissuto di quest’importante artista il cui talento riuscì a varcare i confini regionali e a farsi strada portando dietro le sue particolari doti di estro, creatività, umorismo, senso critico; ma anche le ereditate virtù “popolari” della sua terra: tenacia, ingegno, determinazione, proprie della gente calabra.
Ciò che emerge in questa opportuna e finalmente avviata “Girus Renaissance” è così adesso una duplice esigenza: conoscitiva ed ermeneutica. Approfondire il suo stile artistico, il suo raffinato umorismo, la sua semiotica da outsider, la sua opera di semplice e al tempo stesso sofisticata ironia; e parallelamente rin-tracciare il suo percorso artistico e di vita, abbracciando e riscoprendo vicende e volti di un importante arco temporale (anche attraverso le citate caricature di politici dell’epoca), restituendo così all’Italia, alla propria terra e alla propria città, la sua grandezza dimenticata di illustratore e cartoonist che ha dedicato a questo mondo affascinante, palpitante, caleidoscopico, alla cosiddetta “nona arte”, intensi studi e l’impegno appassionato di una vita.
Una specializzazione artistica che, con le parole di Hegel, è come “la domenica della vita”: una maniera, cioè, di guardare e di godere del mondo, della fantasia, della creatività che diventa sogno, e del sogno che diventa realtà, pur se in icona, segno, disegno, cose solo apparentemente inessenziali. Questo, con lo humour e l’idea di libertà sempre in sottofondo a chi tratteggia, ritrae, inchiostra o colora, con la voglia di riscrivere le cose e le storie per come spesso non sono e magari ci piacerebbe che fossero…
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