Franco Emilio Carlino, la passione per la storia

Intervista all’ex professore, prolifico autore di libri, documentarista, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, e componente del Comitato Scientifico dell’Università Popolare di Rossano, in libreria per Pellegrini editore con il suo ultimo, illuminante saggio sulla storia del Reventino-Savuto

di Angelo Cotronei

Franco Emilio Carlino

Franco Emilio Carlino è nato a Mandatoriccio (Cs) nel 1950. Vive a Rossano, sua città di elezione, dove è attivo come documentarista e storico. Già docente di scuola secondaria di primo grado, è autore di varie pubblicazioni e numerosi articoli. Innamorato del proprio luogo di origine e di adozione, negli ultimi anni, sentendo forte il richiamo di storia, tradizioni, usanze, vita quotidiana della comunità mandatoriccese e rossanese, ha sposato a piene mani la ricerca, indagando con pazienza, amore e dedizione in quei luoghi in cui si è formato. Autore di una vasta bibliografia di storia locale, uno dei suoi ultimi saggi è Storia di un Territorio. Il Reventino-Savuto edito dalla casa editrice cosentina Pellegrini. 

Professore cominciamo da qui: quali gli input per questo Suo ultimo lavoro?

Storia del Reventino-Savuto, è il risultato di relazioni intessute tra amici accomunati da un’unica passione: la valorizzazione del territorio mediante la riscoperta di origini, tradizioni, costumi, ambiente circostante, patrimonio monumentale e archeologico e bellezze artistiche. Tutto ispirato dal proposito di recuperare il comune idioma dialettale.

L’idea di questo saggio è nata così per caso, oppure è stato “sollecitato”?

Mandatoriccio (Cs) Castello feudale
e chiesa Madre dei SS. Pietro e Paolo

Non è stata una casualità. Da tempo cercavo l’occasione propizia, arrivata al momento opportuno con l’incontro di due amici: Mario Migliarese e Francesco Talarico, originari entrambi di Petronà, che un paio di anni fa mi hanno sollecitato l’adesione alla loro “germogliante” Associazione “’u ĥoculàru”, dotata di un portale per lo studio e la valorizzazione del dialetto nato fra il monte Reventino e il fiume Savuto. In un primo momento mi son chiesto quale fosse il punto di contatto e i motivi che eventualmente potevano legarmi ad un territorio come il Reventino-Savuto, lontano dalla mia Mandatoriccio, geograficamente sulla parte opposta della Calabria. La risposta non ha tardato ad arrivare. Le origini del mio paese hanno un legame profondo con quella che fu la dissoluzione dell’antica città Regia di Scigliano, distrutta dai terremoti del 1636 e 1638. In quei tristi momenti, molti sciglianesi abbandonarono la propria terra alla ricerca di luoghi più sicuri, e tra questi Mandatoriccio e Savelli, all’epoca “casali” in formazione. La popolazione in movimento, portò con sé usi, costumi, tradizioni, e soprattutto la lingua dialettale, ragione per la quale il dialetto mandatoriccese si andò a formare fortemente influenzato da quello di Scigliano e dei tanti paesi che in quello stesso periodo furono contaminati dal massiccio esodo migratorio.

Accennava all’Associazione “’u ĥoculàru”…

L’Associazione è nata con lo scopo di ottimizzare, favorire ed analizzare il legame dei comuni calabresi che “parlano” il dialetto della Sila, con la propria “lingua” e cultura originarie. Lo stesso Mario Migliarese ricorda che “la conoscenza delle comuni radici e tradizioni, l’uso consapevole e competente dell’espressione linguistica sorta nell’area Reventino-Savutese, lo scambio e la promozione di eventi, opere culturali e artistiche e la creazione di una ‘federazione linguistico territoriale’” erano gli obiettivi e gli strumenti auspicati perché si potesse realizzare un sogno: persone riunite intorno “allu stessu ĥoculàru chi se pàrranu, màngianu, ĥatìganu e se scàrfanu, vivìandu cumu ‘na ĥamìglia”.

Sersale (Cz), terrazzo con vista sul campanile

Ci dica di più…

I paesi del Reventino-Savuto mostrano e mantengono un’eredità ambientale, archeologica, artistica e architettonica. I diversi borghi offrono, inoltre, uno scenario ambientale idoneo ad accendere anche nel visitatore casuale, grandi suggestioni. La consultazione di alcuni testi di grandi autori del passato, mi ha permesso di scoprire le peculiarità urbanistiche di ogni singolo borgo, con chiese e palazzi signorili che evidenziano il significato di un glorioso passato. Ogni borgo, se pure simile agli altri per tradizioni, usi, costumi e lingua, risulta essere un mondo a sé.

Per chi non conosce la Calabria, cos’ha di specifico questo territorio?

Quello del Reventino-Savuto è un territorio importante, uno straordinario “frammento” tra Sila Piccola e Sila Grande, appartenente alle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone. Come scrive Migliarese: “Percorrere le vie di uno di questi paesi è come attraversarne la storia. Ogni pietra, porta, balcone, piazza, vicolo, scala, ruga, orto, dicono molto della vita in esse vissuta, dei valori condivisi, delle condizioni economiche e sociali, della fede e delle credenze che abitavano gli uomini e le donne che le hanno costruite e abitate. (…) In esso esistono nomi, strade, località e chiese che richiamano quelli presenti negli altri paesi. Ho scoperto la madre di tutti: Scigliano. Da qui sono nati tutti i paesi e Petronà ne ha ereditato non solo la lingua ma anche i nomi di alcune strade: Cupani, Agrifoglio, Pirillo. Da frazioni sciglianesi, sono derivati i nomi di alcuni nostri rioni. Ma oltre alla lingua – che nel tempo si è leggermente differenziata nelle diverse comunità – ai cognomi, e alla toponomastica, che rivelano l’origine comune dei nostri borghi, le immagini ci svelano l’anima delle diverse comunità affratellate dal clima tipico della montagna e alcune della collina, come Mandatoriccio (561 mt.) e Miglierina (575). […] Questi luoghi, oggi spesso lasciati all’abbandono e al degrado, ho voluto riprendere nelle fotografie, evocandone attraverso lo stile la vita semplice ed essenziale che li ha attraversati ed in parte ancora oggi li attraversa. Spero possano suscitare lo stesso senso di appartenenza che i luoghi rappresentati hanno prodotto nella mia anima attraversandoli”.

Scigliano (Cs), il ponte di Annibale o di Sant’. Angelo sul fiume Savuto, risale al II a: C., il più antico d’Italia

Quali le linee guida della Sua ricerca?

Ho inteso privilegiare lo scopo didattico narrativo, per far conoscere le singolarità oltre che storiche, anche ambientali, archeologiche, architettoniche e artistiche delle diverse località.

C’è qualcuno in particolare che vuole ringraziare?

Mario Migliarese, Giovanni Renda, Presidente “Associazione Borghi da Ri…Vivere”, e Francesco Talarico, cofondatore dell’Associazione “’u ĥoculàru”, per la sensibilità e la loro costante sollecitazione a fare dello studio una pubblicazione, e naturalmente per i loro rispettivi e preziosi contributi in Prefazione e Postfazione.

Questo libro sul Reventino, si presenta come un viaggio nel tempo, tra borghi poco conosciuti, ma ricchi di storia, e offre un complesso ma chiaro intreccio di notizie su casati, famiglie nobiliari e potenti, attività che hanno animato il territorio. L’autore tesse una trama minuta in un’approfondita ricerca che esamina la storia dei possedimenti feudali, le dinastie, il brigantaggio, le emigrazioni, le scoperte archeologiche, i blasoni, le icone archetipe, e ne traccia un quadro davvero ben definito. Quanto emerge nel volume, non è il profilo di un territorio destinato all’abbandono, ma di luoghi e paesaggi piacevoli, fiduciosi nel futuro, che danno significato alla ricerca di conoscenza lungo affascinanti percorsi.

I resti dell’abbazia di Santa Maria di Corazzo (Carlopoli (Cz)
fondata dai benedettini nell’XI sec., ricostruita dai cistercensi nel XII, pesantemente danneggiata
dai terremoti del 1638 e 1783

L’area linguistica dei paesi trattati, è stata definita come “dialetto del monte Reventino e della valle del fiume Savuto”, ed è parlata in ben 23 comuni. Il contributo letterario del prof. Carlino è dunque un prezioso strumento culturale, un contributo nuovo e duraturo che, raccontando il passato, rende comprensibile il presente e si proietta nel futuro, nella convinzione che le comunità indagate e raccontate nell’opera, possano unire le loro energie per far emergere la propria identità e proporla come valore intrinseco ed universale, da preservare. Il dialetto, è sicuramente il tassello fondamentale di questa unione, in cui la storia, unita alla lingua, rappresenta l’identità.

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