Con Lino Patruno, a ricordo di Alfonso Muleo

Nel trigesimo della scomparsa dell’ex presidente della Camera di Commercio di Catanzaro e del suo lungo ed entusiasta impegno portato avanti con grandi e rare doti umane e capacità professionali

Alfonso Muleo e Lino Patruno durante la premiazione

Nel trigesimo della scomparsa di Alfonso Muleo, indimenticabile, stimato ed amato ex presidente della Camera di Commercio di Catanzaro (e prima presidente i Confcommercio, consigliere e assessore comunale, nonché titolare di pregevoli attività commerciali tra cui l'”Uno più uno” in Galleria Mancuso, il “Caffè del Teatro” accanto al Politeama, e tra gli ispiratori del Comalca a Germaneto) vengono giustamente e generalmente ricordate le sue grandi e rare doti umane e professionali, con un’assoluta e commovente unità e coralità di giudizi. Associandoci all’unanimità degli apprezzamenti, e testimoni diretti della sua particolare bonomia, mitezza, benevolenza ed equilibrio in lui immancabili, congeniti e davvero senza pari, offriamo, tirate fuori dagli archivi fotografici degli anni andati, alcune foto relative ad uno dei momenti più sentiti dell’attività camerale. L’appuntamento fisso, annualmente replicato e organizzato con immancabile attenzione e cura dello stesso Muleo affiancato all’epoca da un altro compianto e vero nobiluomo di rango e di fatto: persona, come ben si usava dire una volta, “tutta di un  pezzo”, altrettanto preparata, capace e proba quanto lui, e altrettanto cordiale, solidale, retto e leale, il segretario generale Raffaele De Franco Paladini.

Sono tre scatti dalla VII edizione del “Premio Fedeltà al Lavoro e Progresso Economico”, sorta di anello di congiunzione tra l’Istituzione catanzarese (la cui influenza si estendeva, e si estende di nuovo, alle province di Vibo e Crotone), i suoi associati-iscritti, il mondo delle professioni e dell’associazionismo di categoria, la società civile (con la Camera a fare da perno, e il resto, diciamo, da raggi), celebrata con grande partecipazione e simpatia al Villaggio Guglielmo, a Copanello di Stalettì (Cz). Ospite specialissimo, chiamato ad animare l’occasione con la sua straordinaria musica e personalità, il grande Lino Patruno, stella internazionale del jazz, icona del dixieland in Italia, e anche superbo e popolare uomo di teatro, cinema, cabaret (soprattutto con i mitici “Gufi”) e tv (tra cui “Portobello” con Enzo Tortora), gran giramondo e cittadino onorario di New Orleans. Nelle foto di apertura, Patruno riceve l’attestato di benemerenza da Alfonso Muleo, mentre in quella a seguire, di gruppo, si riconoscono accanto a lui l’attore Gigi Miseferi, il giornalista Roberto Messina, l’allora capo ufficio stampa della Rai, Bepi Nava, lo scenografo Antonio Panzarella.

Patruno nel dopo concerto al Villaggio Guglielmo
di Copanello di Stalettì. Si riconoscono l’attore
Gigi Miseferi, il giornalista Roberto Messina,
l’ex capo ufficio stampa Rai, Bepi Nava,
lo scenografo Antonio Panzarella

Lino Patruno è tra i coautori del libro “Dal Mare felice” (Academ editore, acquistabile su: https://www.academgroup.it/libri/dalmarefelice/) recentemente presentato a Stalettì e in Sila all’Hotel Parco dei Pini, per il quale ha scritto un assai avvincente ricordo proprio su quella bella serata al Guglielmo, sul suo rapporto con il mare nella natia Crotone, sulle sensazioni del suo soggiorno a Copanello e a Catanzaro, sul suo incontro con Muleo, Paladini, e il “padrone di casa” Guglielmo Papaleo. Ne riproponiamo qui sotto un significativo estratto.

“Il mio rapporto con gli incanti del mar Ionio inizia ancora prima che nascessi. Considerato che la nostra casa ci confinava: le nostre finestre, davano infatti sul porto di Crotone. E io non sono nato in ospedale, ma in casa. Quindi sul mare, grazie ad una levatrice specializzata. Ho dunque respirato l’aria marina nei primi anni di vita, fino a quando mio padre fu trasferito per lavoro ad Avigliana, in provincia di Torino, dove trovai subito la neve, vale a dire l’esatto contrario del litorale calabro. Avevo 4 anni, e rividi lo Ionio qualche anno più tardi, quando in occasione delle vacanze estive si tornò a Crotone. Da Avigliana, papà fu poi trasferito a Tarquinia in provincia di Viterbo e successivamente a Roma, ma la nostra meta estiva era sempre il mare crotonese”.

“Nella città di Pitagora, ho frequentato il Circolo della Montecatini (la Società in cui lavorava mio padre) che dava praticamente sulla spiaggia e dove trascorrevo gran parte della giornata. E fu proprio lì che scoprii il jazz! Da un grammofono a manovella e da un paio di album di dischi a 78 giri di proprietà di un ingegnere di Milano, che feci “miei” nel corso delle estati successive. Il rumore dei flutti del mare, vicinissimo al salone in legno della struttura, si univa costantemente al suono della tromba di Louis Armstrong, al pianoforte di Jelly Roll Morton, alle melodie di Duke Ellington, al clarinetto di Benny Goodman e alla chitarra di Django Reinhardt. Una musica che divenne la ragione principale della mia vita, con il ricordo di quei primi, affascinanti dischi, associati ai flutti, che, mi si creda, mi accompagna ancora adesso, a distanza di tanto tempo, come un sottofondo venato di piacevole malinconia. Son passati gli anni, e raggiunti successo e maturità, venni invitato a creare un grande festival a Crotone, durato una decina di anni, per l’organizzazione del quale ho chiamato grandi musicisti, non solo italiani, ma anche europei e statunitensi, fra i quali vorrei ricordare: Romano Mussolini, Oscar Klein, Tony Scott, Steve Grossman, Carlo Loffredo, Gianni Sanjust, Bruno Longhi, Teddy Reno con il suo tributo a Frank Sinatra. Lo intitolai “Kroton Jazz Festival”, alla grande. Location, il castello sovrastante il porto: scenario eccezionale, e serate davvero memorabili, i raggi della luna a lambire le onde e creare magiche rifrazioni, come al cinema in un set favoloso su una grande, magnifica scenografia stellare.”

Roberto Messina con Lino Patruno e la condutttrice
Marzia Roncacci negli studi del Tg2 a Saxa Rubra

“Fui poi invitato a portare il jazz in altre località bagnate dallo stesso, superbo e antico mare nostrum: fra queste ho un ricordo particolare e indelebile di Copanello, con i suoi stupendi dintorni. A mio avviso, tra le più belle località della Calabria e non solo. Fummo invitati al Villaggio Guglielmo per la gran serata del Premio Fedeltà al Lavoro, promosso dalla Camera di Commercio di Catanzaro presieduta da Alfonso Muleo, gentiluomo d’altri tempi, attorniato dai suoi colleghi di Giunta e dall’amabilissimo segretario generale Raffaele De Franco Paladini, e con loro Guglielmo Papaleo titolare del Villaggio e soprattutto dell’omonima e celebre fabbrica di caffè: un signore elegante, accomodante, impegnato a fare gli onori di casa. La manifestazione assegnava i titoli ai “grandi” del lavoro: professionisti, artigiani, imprenditori che con lunga e ininterrotta attività e operosità avevano contribuito al progresso sociale, civile ed economico del territorio. Un bell’ambiente, positivo, festoso, con un’evidente carica di attesa ed emozione nell’aria. Il nostro ensemble s’impegnò nella “colonna sonora” della serata, riempiendo dapprima gli intervalli musicali tra una sezione e l’altra del premio. E già si fece tardi… Poi, naturalmente, si proseguì, e non credo furono in molti, tra gli ospiti del Villaggio, a dormire quella notte. L’esibizione, a gentile e rinnovata richiesta, si protrasse infatti fino a notte fonda. Fin quando la musica, lentamente, molto lentamente, si spense. Sostituita dal suono leggero e rasserenante della risacca mattutina del mare di Copanello: un’oasi di pace, bellezza, serenità, nel magnifico golfo di Squillace.”

Patruno accolto all’Abachiara Jazz Club di Montepaone Lido (Cz) per un suo recente e trionfale concerto

“Ho un ricordo particolare, a riguardo, di due figure con cui poi ho mantenuto e rinsaldato il rapporto di stima: il giornalista Roberto Messina, che mi ha invitato allora a suonare a Copanello, e a scrivere questo mio ricordo per il libro sul ‘Mare felice’, e che da quella sera è uno dei miei buoni amici. E lo scenografo Antonio Panzarella, che purtroppo ci ha lasciato, che nel curare la regia della serata assieme a Roberto, ebbe la bella idea di ‘incastonare’ il nostro gruppo strumentale sul palco, in un’enorme cornice vuota, come fossimo noi un ‘quadro musicale’. Una cosa semplice, ma originale davvero, che aggiunse suggestione ed efficacia alla nostra performance. Il pomeriggio dopo, rimessi in piedi da un tonificante bagno a mare, ricordo una bella ‘appendice’: il concerto salottiero nella villa del fratello di Roberto, il violinista Sergio Messina, con una grande terrazza aperta sulla città e sul golfo, stavolta quartiere nord di Catanzaro, salendo per la Sila, con l’esecuzione di una travolgente “Czàrdàs” di Monti: Sergio al violino, e io al pianoforte.

Tornando al mare, a questo luogo, a questa natura, qui sottoscrivo che c’è effettivamente qualcosa di particolare, specifico, suggestivo, unico. Non saprei dire, però, cosa propriamente. Credo sia come per la buona musica, che quando è di livello, genera automatica e incomparabile armonia, empatia, poesia. E come per il buon jazz, che quando sa ‘spingere’ lo swing, avvince e fa danzare corpo e anima. Allo stesso modo, questa parte di Ionio catanzarese nella Costa degli Aranci, è ammantata di magia. E attrae. E chiama fortemente a sé. E tanto basta. Senza bisogno di un perché. O di un poiché.”

All rights reserved (© Riproduzione riservata)