Cantina Termine Grosso, una vera eccellenza, in un grande incanto

Antonio e Patrizia Giglio Verga nell’azienda storica di famiglia nel marchesato di Crotone, tra i suggestivi “calanchi” che puntano a diventare Parco, producono vini biologici da vitigni autoctoni di superbo livello e super premiati, in una consapevole ottica green e di sostenibilità ambientale 

Panoramica dell’azienda Agricola Termine Grosso a Roccabernarda (Kr)

di Roberto Messina

Antonio e Patrizia Giglio Verga, sono due entusiasti, appassionati ed esperti agronomi (di quelli “fortunati”, la cui strada professionale era segnata, amando il proprio lavoro che riesce persino a “divertirli”) con il pallino fisso della natura e della buona e sana compagnia, nati e cresciuti a stretto ed amorevole contatto con la terra in quel di Cirò e di Roccabernarda nel Marchesato di Cutro, provincia di Crotone.

Antonio ha ereditato la passione per l’agricoltura e l’allevamento dal padre Fabrizio e dal nonno Antonio, entrambi cirotani, e sempre da loro ha preso in prestito i vecchi vigneti di famiglia con la difficile arte di coltivarli, vinificando con rara finezza le uve e trasferendo nel calice tutta la passione ed i lunghi e approfonditi studi fatti sul tema, di cui è un vero, profondo conoscitore..

Foto storiche di famiglia Termine Grosso

Dal ramo nobile materno, i Verga (nel 1540 Carlo V, per i Verga di Calabria e di Venezia, convalida la nobiltà di Principi; tra gli antenati della famiglia Giglio, Aloysius Lilius, meglio a noi noto come Luigi Giglio, astronomo e medico, ideatore del calendario gregoriano su incarico di papa Gregorio XIII) Antonio riceve l’azienda di “Termine Grosso”, proprietà di famiglia da circa 3 secoli, che si estende per 500 ettari a cavallo dei comuni di Roccabernarda e Cutro, nel cuore del Marchesato crotonese, nella spettacolare terra dei “calanchi”, le caratteristiche e antichissime formazioni argillose risalenti all’era del Pliocene.

Fino all’inizio del secolo scorso, la fattoria conserva ancora l’aspetto del classico latifondo crotonese, poi le divisioni ereditarie e la riforma fondiaria degli anni ’50 ne riducono le dimensioni a quelle attuali, oltre ai 300 ettari di bosco in località Nocella, nel cuore del Parco Nazionale della Sila, in provincia di Cosenza.

L’allevamento delle mucche

Dal 1998, anno del suo matrimonio, Antonio stabilisce definitivamente in azienda con la moglie Patrizia, mettendo in campo importanti cambiamenti per produrre qualità nel pieno rispetto dell’ambiente. Per prima cosa, si dà nuova vita alle dimore presenti nel centro aziendale, fino a costituire un piccolo borgo in cui ora vive la comunità multietnica impegnata a mandare avanti l’intero progetto: 25 anime, in un riuscito mix di culture, religioni e costumi differenti, con il collante dell’amore comune per la vita campestre.

La sostenibilità ambientale è qui il fulcro di tutto: la prassi, il fine, l’aspirazione e il dogma. Dal 1997 si decide di convertire l’intera azienda in biologico, restituendo a madre terra tutto ciò che le viene sottratto (letame, acque reflue depurate, residui delle coltivazioni) e di ampliare l’utilizzo di antiche varietà autoctone nel settore cerealicolo (con la semina dal grano Senatore Cappelli) e in quello viticolo, impiantando un piccolo vigneto con varierà autoctone provenienti dalle vecchie vigne di famiglia di Cirò. Obiettivo, produrre alimenti a residui zero, altamente sostenibili.

A conversazione nell’area degustazione

Una scommessa non facile, data la molteplicità di coltivazioni ed allevamenti già in azienda, ma sostenuta dalla convinzione che sia l’unico modo per differenziarsi e scostarsi dalla globalizzazione selvaggia che in ogni dove sta cancellando tradizioni, sapori, odori e specificità, con prodotti sempre più uguali, neutri, omologati.

Dopo 10 anni di prove di vinificazione, nel 2008 si avvia la cantina che prende il nome della contrada in cui insiste, Termine Grosso, ai piedi della Sila, non lontano dal mare con l’incanto della fortezza di Le Castella, anche per consolidare il legame esistente tra prodotti e territorio. Si comincia con la ristrutturazione del fienile e annessa stalla per piccoli animali, che diventano rispettivamente cantina e fucina dei sapori: luoghi nei quali il vino si crea e si condivide.

Nel 2014, l’annessione della bottaia sotterranea, i locali per l’imbottigliamento e lo stoccaggio. Per essere autosufficienti dal punto di vista energetico, ci si dota di un impianto di energia alternativa da fotovoltaico, che alimenta cantina, stalla e borgo. Anche nel packaging, la sostenibilità è d’obbligo: utilizzo di bottiglie non eccessivamente pesanti e con minore impatto ambientale; tappi con caratteristiche del sughero, ma non di sughero, costituiti da materiali che consentono la stessa micro-ossigenazione delle migliori materie prime naturali, senza decorticare sugheraie e lasciare nel vino residui e odori.

La potatura e la raccolta delle uve

Per me fare il vino, oltre che una passione, è un piacere – spiega Antonio Giglio – e ancor di più, è un piacere fa parlare della mia terra attraverso il vino e quello che il vino sa esprimere. Un piacere poi confrontarmi con i clienti, far nascere curiosità e far avvicinare a questo mondo fantastico e sempre misterioso, anche chi è neofita, o chi non lo conosce a fondo”.

I vigneti aziendali occupano una superficie di circa 13 ettari. Hanno una densità di impianto di 5.500 viti per ettaro, che consente di ridurre la resa di uva per ceppo, migliorandone la qualità. Il sistema di allevamento è il “cordone speronato” per i vitigni autoctoni che la fanno da padrone, ed il “guyot” per quelli internazionali. Le viti si trovano su un altopiano a circa 60 metri slm, su un terreno di matrice limo-argillosa (argille del pliocene) che peraltro caratterizza fortemente l’incantevole paesaggio intorno all’azienda.

Questa tipologia di terreno, insieme al microclima con forti escursioni termiche tra giorno e notte, e alla buona ventilazione, oltre all’orientamento nord-sud dei filari esposti così tutto il giorno al sole, conferiscono ai vini una raffinatezza davvero fuori dal comune, che non teme confronti, attribuendo loro al contempo corpo, struttura e profumi eccezionali.

I vitigni coltivati, sono prevalentemente autoctoni: il Gaglioppo, il Magliocco canino, il Magliocco dolce, l’Arvino, il Greco Bianco ed il Pecorello. Solo in piccola parte, quelli internazionali: Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, che in questo areale acquisiscono caratteristiche particolari. L’uva viene prodotta seguendo il metodo dell’agricoltura biologica ed utilizzando letame prodotto in azienda. La prevenzione degli attacchi di parassiti animali e vegetali, è fondamentale per l’ottenimento di uva sana, e perciò si utilizzano prodotti naturali per la difesa delle piante e trappole a feromone.

Alla mano dell’uomo, sono affidate tutte le operazioni di potatura verde e secca, di rifinitura della zappettatura, di diradamento estivo dell’uva, portando così la produzione a 1-1,5 kg per ceppo. La resa di uva per ettaro, è di 60-70 q. La raccolta, realizzata esclusivamente a mano, va da fine di agosto fino ai primi giorni di ottobre, seguendo l’epoca di maturazione dei vitigni, e termina nelle prime ore del mattino per portare in cantina acini ancora freschi. Per bianchi e rosati si utilizza la criomacerazione pre-fermentativa, che consente di far esprimere al meglio vitigni come il gaglioppo. I lieviti, sono esclusivamente autoctoni, ed anche per la stabilizzazione dei vini si utilizzano esclusivamente mezzi meccanici e il freddo: ciò, insieme alle cure nel vigneto, consente la produzione di vini armonici, equilibrati e schietti.

I vini di termine Grosso stanno conoscendo meritato successo, e fanno incetta di premi

Si producono 11 tipi differenti di vini che hanno giustamente fatto incetta di premi: bianchi, rosé, rossi e spumante extradry rosato, un trionfo strepitoso di fragranze, profumi, sentori. Sapori amabili, morbidi o freschi, pieni, rotondi, di forte acidità, tannici e persistenti. Colori che vanno dal rosa cerasuolo vivo a quello chiaretto brillante, dal giallo tenue a quello paglierino intenso, dal rosso rubino granato, a quello violaceo. Affinati in acciaio, in anfora, in botti di legno dolce o in barrique di rovere, tutti sono rigorosamente bio e tutti indimenticabili.

Antonio Giglio Verga ama il vino, ma pure e altrettanto la filosofia, che serve a vivere bene e anche a fare buono e grande il vino… E come lui, stessa passione ha la sua signora Patrizia Tronca. Alle degustazioni, agli incontri e alle frequenti cene tra amici che sono qui abituali, ripetute e con inimitabile cordialità in una terra e in una famiglia di storica ospitalità e generosità, si sentono sovente ripetere frasi del tipo: “Vini eccellenti si ottengono dalle uve migliori solo se entrano in cantina attraverso un’unica porta, quella del cuore”.

O citazioni come queste, riprese tra le tante: un antico proverbio del popolo navajo, i nativi americani dell’Arizona, Utah e Nuovo Messico: “Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli”; e questa dell’economista, attivista e saggista americano Jeremy Rifkin: “L’agricoltore biologico, tratta il terreno come una ‘comunità vivente’ e usa tecnologie avanzate per arricchire la flora microbica che rilascia, trasforma e trasferisce gli elementi nutritivi, sempre con l’idea di lavorare insieme alla natura e non di tenerla a bada”.

L’allevamento dei cavalli

Per questo lodevole impegno imprenditoriale e “verde”, per questa dimensione filosofica e di umanità, per questo vino formidabile (ma pure per il buon latte qui prodotto, che va ad alimentare i caseifici della zona) e per l’altra loro antica passione: l’allevamento dei cavalli, che si vedono girovagare felici in azienda, Antonio e Patrizia hanno fatto proseliti, circondati da tanti amici e dalla simpatia di molti che vorrebbero veder nascere da queste parti (ancora belle come un tempo, e per fortuna scarsamente antropizzate e non ferite dalla mano dell’uomo) un “Parco” e un “Distretto” che possano adeguatamente valorizzare il territorio e le sue produzioni enogastronomiche, con proiezioni benefiche nell’economia turistica, per lo sviluppo, sì, ma anche per la sensibilizzazione e la tutela dell’ambiente.

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Termine Grosso Azienda AgricolaC.da Termine Grosso – SP41, 88835 Roccabernarda (Kr)

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