Baroni Capoano, il grande vino venuto da lontano

Nel cuore del territorio di produzione del Cirò DOP, in provincia di Crotone, sulle colline intorno a Cirò Marina, la prestigiosa Cantina si è imposta all’attenzione internazionale per la grande storia e tradizione alle spalle, la qualità del prodotto, il controllo rigorosissimo della filiera, i molteplici premi e riconoscimenti collezionati

di Roberto Messina

Scorcio dello stabilimento produttivo di Cirò Marina

L’azienda Baroni Capoano, sulle colline sovrastanti Cirò Marina, in provincia di Crotone, è da sempre, e non a caso, un marchio altisonante della migliore produzione di Cirò DOP. E ciò, grazie ad una filiera produttiva (che va dalla terra, all’immissione sui mercati nazionali e internazionali) controllata e seguita con assoluto rigore da una famiglia nobile, abile e “ferrata” nelle produzioni di qualità, e da professionisti altamente specializzati. Dal 2018, è in mano all’enologo Fabio Mecca, giovane winemaker di fama internazionale, che ha contributo ad un ulteriore salto di qualità.

La tenuta dei Capoano si estende tra uliveti secolari e vigneti autoctoni per circa 24 ettari. Vi nascono vini DOC (e oli) che da oltre duemila anni conferiscono autorevolezza e prestigio al “vero” Cirò. La cantina occupa 1000 mq. Lo stoccaggio e l’affinamento dei vini più pregiati, avvengono nei sotterranei del Palazzo di famiglia, tra incredibili mura in pietra spesse fino a 250 cm, che garantiscono una temperatura naturale costante e una freschezza sempre ottimale.

Caratteristica peculiare dei vigneti è l’anzianità dei “ceppi”, bassi e cosiddetti ad “alberello”, che insieme ai terreni collinari determinano una bassa resa per ettaro di produzione d’uva (circa 2 kg per vite) ma al contempo un’altissima qualità dei mosti, prodotto indispensabile per la produzione di vini di alto pregio.

La classe non è acqua. E il vino nemmeno… Con quello buono e buonissimo, che non può nascere a caso. Alla sua effettiva qualità, concorrono vari fattori, tutti egualmente importanti per costruire la trama di un mosaico che alla fine riesca ad esprimere un prodotto unico per qualità, bontà, gusto e tradizione, un vino richiesto da enoteche e ristoranti blasonati.

Il logo Capoano – spiega il titolare dell’azienda, Massimiliano Capoano, appassionato viticultore con approccio, metodologia vignaiola, e allure personale da galantuomo d’altri tempi – è l’espressione e la valorizzazione del blasone familiare, le cui origini derivano dall’antico stemma araldico dell’antica famiglia nobiliare Capoano, risalente al XII secolo. La famiglia può vantare da oltre tredici secoli illustri personaggi nel campo scientifico, storico, artistico ed ecclesiastico. La passione vinicola è antichissima. Negli archivi di famiglia è custodita una lettera datata 1198, in cui il cardinale d’Amalfi Pietro Capoano, scrive al fratello Raffaele: ‘Fratello, ti faccio domanda di quel nettare per Sua Santità che me ne chiede provvigione’. Già da quel tempo, il nostro vino era sulle tavole importanti”.

Massimiliano Capoano, titolare dell’azienda

L’area del Cirò, per superficie e storia, rappresenta indiscutibilmente la realtà vitivinicola più importante della regione Calabria. La vite qui si coltiva dai tempi delle antiche colonie greche, e dove oggi sono i vigneti, un tempo sorgeva l’antica Krimisa, terra del vino per antonomasia, tra le cui mura cittadine scorrevano gli “enodotti” che portavano il prodotto direttamente dalle cantine alle stive delle navi, per poi trasportarlo in tutto il Mediterraneo. Una coppa di questo vino di Krimisa-Cirò, è cosa nota, veniva data in premio ai vincitori delle Olimpiadi dell’antica Grecia… Ed è quanto dire.

Il ritorno alla viticoltura in zona, dopo un periodo di abbandono, data soltanto dopo il 550 a. C., quando l’imperatore Giustiniano riscatta le terre magnogreche e calabre dal dominio Visigoto. Al suo seguito, i padri brasiliani e le popolazioni di origine Armena, danno un nuovo impulso alla produzione del vino allorquando viene fondata l’antica Psycròn, progenitrice di Krimisa e dell’attuale Cirò. Nei secoli seguenti, vengono selezionati i vitigni che meglio si adattano a questo terroir, tra cui il Gaglioppo e il Greco Bianco, i principali della DOC Cirò. Oggi il territorio può festeggiare i 50 anni dal riconoscimento della DOC, che resta una delle più antiche a livello nazionale.

La raccolta dell’uva Gaglioppo

Il cirotano messo a vigneto è quello tipico della costa ionica calabrese: strette lingue di terra pianeggiante che terminano sulle spiagge del litorale, e a ridosso di queste pianure, i terreni collinari attraversati dalle fiumare. In questo magnifico scenario, a sovrastare la città di Cirò Marina, si erge maestoso e solitario un antico palazzo, domus dei Baroni Capoano, con in testa il fondatore, Barone Raffaele Capoano, personaggio di primo piano nella lotta risorgimentale per l’unità d’Italia, legato da fraterna amicizia con i vari protagonisti politici del tempo: Mazzini, Settembrini, Galluppi, Azeglio, Palmieri, assieme ai quali organizza e partecipa ai moti rivoluzionari che portano all’unità d’ Italia. Imprigionato dagli Austriaci, scrive opere di ispirazione patriottiche, e conosce Garibaldi prima del suo esilio.

Le uve Greco Bianco

L’antica famiglia Capoano può vantare da oltre tredici secoli, vari illustri personaggi nel campo scientifico, storico, giuridico, artistico ed ecclesiastico. La passione vinicola è altrettanto antica, praticata, maturata e perfezionata per deliziare il palato proprio e dei propri importanti commensali.

Per raccontarne solo una, negli archivi di famiglia è custodita un’antica lettera in cui l’allora cardinale di Amalfi, Pietro Capoano, scrive al fratello Raffaele: “…Fratello, ti faccio domanda di quel nettare per Sua Santità, che me ne chiede provvigione”.

Nel 1997 il dottore Raffaele Capoano, medico chirurgo, scomparso di recente, inizia ad imbottigliare questo “nettare”, mantenendo inalterate le antiche tradizioni contadine e facendole coesistere con le moderne tecnologie vinicole, avvalendosi di enologi di fama e ponendo come obiettivo un principio cardine rimasto immutato nei secoli: puntare solo e sempre alla qualità, mai alla quantità…

Il Rosso “Don Raffaele”

Massimiliano Capoano, figlio di Raffaele, subentrato al padre nel 2005, dà un moderno impulso alla produzione e alla commercializzazione del vino, pur mantenendo intatto il carattere familiare dell’azienda, con il subentrante che, come tradizione, deve aver sempre fattivamente collaborato e prestato il suo lavoro anche manuale in cantina, fornendo pure chiare prove di intraprendenza manageriale.

Il territorio dei vigneti Capoano è caratterizzato dal clima temperato, che conferisce ai loro vini eccezionali profumi e freschezza. I terreni drenanti, con ottimo apporto di minerali, permettono la produzione con una componente fruttata molto spiccata, che si abbina ad una particolare, raffinata, quanto spontanea, eleganza. Com’è noto, sono principalmente due, i vitigni che concorrono alla produzione del vino Cirò: il Gaglioppo e il Greco bianco. Il primo, cresce in un terreno siccitoso e aspro, con caratteristiche che sono a lui favorevoli essendo un vitigno molto resistente, caratterizzato da una maturazione abbastanza precoce, con acini a bacca rossa che donano un caratteristico e ammirevole colore rosso rubino intenso. La gradazione è elevata (il vino supera spesso i 14 gradi), notevole la corposità, buona per l’invecchiamento fino a 6-8 anni.

Il raffinato Rosato Barrique

Il vino ottenuto da uve Greco bianco, ha invece colore giallo paglierino più o meno intenso, con tendenza al dorato e riflessi ambrati, con profumo caratteristico di frutta secca, sapore morbido e armonico, da bere giovane e comunque possibilmente entro due anni.

Le referenze della cantina Capoano, sono varie e davvero per ogni gusto e aspettativa. Rossi profumati e forti. Rosè delicati, ma anche robusti. Bianchi semplici o strutturati in botti di legno per 6 mesi. Bianchi frizzanti ottenuti esclusivamente attuando il processo di fermentazione naturale (ideali come aperitivo, ma si sposano anche bene con gli antipasti in genere, con risotti ed in ogni occasione conviviale). Rosè frizzanti con presa di spuma in autoclave (ideali come aperitivi, da provare sulla zuppa di pesce). Rossi e Rosè barrique, affinati in botti di rovere nuove, con una lieve tostatura. Vini spumanti da Greco Bianco e Chardonnay, dal perlage fine e persistente, con fermentazione in autoclave secondo il metodo Martinotti, a temperatura controllata per 30 giorni, poi con affinamento in autoclave sul feccino per 3 mesi, e altri 3 mesi in bottiglia (particolarmente indicati con crudi di mare e piatti a base di pesce, crostacei e primi delicati).

C’è comunque da considerare un secondo marchio aziendale, pensato per la GDO-Grande distribuzione organizzata, “G&G Cantine” (le iniziali delle due figlie di Massimiliano Capoano, Giovanna e Ginevra), nato per la valorizzazione del territorio con etichette dei vini che richiamano alcuni luoghi storici locali come la Torre dei mercati saraceni e la Torre aragonese di Melissa.

Per gli eredi Capoano (considerati anche i vari Premi e Riconoscimenti mai mancati, e tra gli ultimi, il “Vini buoni d’Italia”, il “Berliner Wine Trophy”, i “Five Stars Wine” a “Berebene 2018”, “Golosaria” e “Vinitaly” 2020, e il “Texom International Wine Awards” 2019) c’è davvero di che andare fieri e di che entusiasmarsi. E per i consumatori, per i calabresi, e per noi altri, di che assaporare e di che godere!

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Per info: CAPOANO S.r.l. – Società Agricola – Contrada Ceramidio 88811 Cirò Marina (Kr) – Italia

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