30 Mar Arnaldo Caruso, il vaccino neutralizza tutte le varianti del Covid
Lascia ben sperare, la nuova, importante scoperta dello scienziato cosentino, professore all’Università di Brescia, direttore del reparto di Microbiologia del grande ospedale cittadino, e presidente della Società Italiana di Virologia
di Roberto Messina
Intervistiamo nuovamente, ringraziandolo per la sua rinnovata disponibilità e cortesia pure in momenti comprensibilmente difficili e concitati come quelli che sta (stiamo) vivendo, Arnaldo Caruso, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Brescia, direttore del reparto di Microbiologia degli Spedali Civili di Brescia, scienziato, ricercatore e presidente della Società Italiana di Virologia, la cui ultima ricerca\scoperta di appena ieri, è clamorosa, ed è quello che volevamo sentirci dire: il vaccino Covid neutralizza tutte le “varianti”: Non ci sarebbe dunque da aver paura. Ne parliamo più avanti.
Mi piace premettere che per ragioni professionali, per alcuni “lavori in corso” (un libro di divulgazione scientifica cui si sta collaborando), per comuni interessi culturali (ha scritto un preziosissimo volume per Pellegrini editore sulla storia dell’antica e gloriosa Sibari; e un altro, strepitoso, è in via di ultimazione sull’antica cucina Mesopotamica, Egizia, Magnogreca e arcaica calabra), e ancora, per l’amore verso la “nostra” Calabria (è cosentino), per il gusto del …piccante (nel tempo libero partecipa con gioia alle conviviali dell’Accademia del Peperoncino di Brescia) e per averlo premiato a Cremona in una passata manifestazione di Calabria Mundi (v. foto sotto) ho il privilegio di essere amico di Arnaldo Caruso, vera autorità del suo campo, che nei lunghi mesi di pandemia abbiamo visto più volte agli onori delle cronache nazionali per i suoi studi sul coronavirus e le attività di ricerca portate avanti nel suo reparto.
In questi mesi complicati, Caruso è rimasto fedele a sé stesso: uno scienziato “galileiano”, uno studioso, un medico equilibrato e “misurato” che parla solo e sempre a proposito, che “dice quando sa”, non tendendo mai a pronosticare, a indovinare, a vaticinare, ma appunto a esprimere quello che i fatti, la scienza, la sperimentazione, il metodo, le “prove”, gli evidenziano. Non per voler male a nessuno, ma di “profezie” avventate, ipotesi e scenari orwelliani (e credo molti siano concordi con ciò) in questo tempo ce ne hanno presentati davanti, fatti sentire (e subire), tanti, troppi. La conquista della visibilità mediatica, fa sovente brutti scherzi, si sa. E succede che si possano facilmente smarrire misura, approfondimento, consapevolezza, fondatezza. La diretta, può diventare allora un ring: per imporre la forza verbale, o al contrario, per finire dritti al tappeto…
Arnaldo Caruso, che pure nella sua qualità di Presidente dei Virologi italiani avremmo potuto vedere ogni giorno discettare in tv, come si diceva prima, ha invece scelto di parlare poco. E non per essere anti-allarmista e anti-catastrofista (come è), ma per intervenire solo quando chiamato e necessario. E infatti, è andato sullo schermo, tirato in ballo solo per le grandi questioni, e per spiegare le ultime eclatanti evidenze dei suoi studi.
Nel generalmente incredulo avvio della pandemia, quando si era tutti scettici sulla necessità di “chiudere”, Caruso è stato tra i primi ad invitare, invece e decisamente, a non abbassare la guardia, al fine di evitare sicuri contagi e l’aumento esponenziale della curva infettiva. Poi, tra i primi ad aver indicato la necessità di misure di contenimento allargate a tutt’Italia, per combattere una sfida senza precedenti. Tra i primi ad aver isolato il virus. Ad aver parlato di una probabile attenuazione del ceppo virale con l’estate. Ad aver indicato il limitare la socialità, come il metodo più efficace. Addirittura tra i primi ad aver parlato di pandemia, anticipando la ritardata dichiarazione della stessa Oms. E ancora, tra i primi ad aver “avvertito” sui lunghi tempi necessari per un vaccino, con la necessità di puntare presto e veloci su farmaci antivirali da perfezionare per lo specifico. Per ultimo l’isolamento della variante italiana e poi nigeriana del coronavirus. Arnaldo Caruso, ha detto e spiegato tante cose importanti: ma come accennato, alla sua maniera, con misura, cautela e sostanziali prove alla mano…
Ora la sua “popolarità” (suo malgrado, malgrado la sua riservatezza) ha subìto una nuova brusca accelerata, da quando ha isolato le varianti italiana e nigeriana, e ora che ha presentato le prove che “tutte le varianti vengono neutralizzate dagli anticorpi sviluppati da chi ha ricevuto l’iniezione-scudo del vaccino” – come ha spiegato all’agenzia Adn Kronos e a noi in questa significativa intervista.
Per le varianti inglese e nigeriana, professore, dunque la scoperta dice che la neutralizzazione avviene in misura anche più potente che sul virus pandemico originario. Sono questi i risultati ottenuti “cimentando” gli anticorpi prodotti da operatori sanitari protetti con due dosi del vaccino a mRna di Pfizer, contro un ampio spettro di varianti di coronavirus: inglese, sudafricana, brasiliana, nigeriana e anche la cosiddetta ‘variante italiana’, scoperta sempre qui a Brescia a fine 2020.
“Dopo avere ricevuto la prima dose e il richiamo di vaccino Pfizer, alcuni sanitari volontari hanno donato il sangue per questa analisi e abbiamo potuto osservare che gli anticorpi sviluppati a seguito della vaccinazione erano in grado di neutralizzare il virus originario pandemico e le sue varianti. Verso quella nigeriana, si è temuta inizialmente una resistenza, mentre ora si evidenzia che anche il mutante africano viene neutralizzato dagli anticorpi dei vaccinati, in misura perfino maggiore, come pure la variante inglese rispetto al virus di Wuhan. Nessuna variante è dunque al momento preoccupante per chi si vaccina.
Tranne la variante brasiliana, di cui ho avuto l’isolato dal collega di Varese Fabrizio Maggi, tutte le altre oggetto delle analisi effettuate, sono state isolate a Brescia, ed erano quindi in nostro possesso: quella inglese, che è ormai prevalente in Italia e in Lombardia ha raggiunto percentuali del 90%; quella sudafricana e quella nigeriana, al momento molto poco diffuse sul territorio nazionale; quella italiana, che presenta caratteristiche molto simili all’inglese e che è stata isolata da un paziente di Brescia. Nei test di neutralizzazione condotti, abbiamo potuto vedere che tutte quante le varianti vengono neutralizzate dai sieri dei pazienti: se l’inglese e la nigeriana lo sono in misura addirittura più potente rispetto al ceppo originario, con la sudafricana, la brasiliana e l’italiana che è stata isolata da un paziente bresciano, si evidenzia una lieve riduzione nella neutralizzazione da parte degli anticorpi dei vaccinati, ma il potere neutralizzante rimane importante.
Il virus, in assenza finora di ogni ostacolo di tipo farmacologico, ha corso per così dire a ruota libera, riuscendo a replicare e ad adattarsi meglio all’uomo. Le mutazioni alle quali è andato incontro, erano dettate dalla necessità di centrare questo obiettivo, appunto quello di replicarsi meglio e di adattarsi all’ospite. Sars-CoV-2 non aveva ancora bisogno di sfuggire alle difese immunitarie indotte dai vaccini, o ad anticorpi veicolati come farmaci. Pertanto, in un certo senso, era ovvio che queste mutazioni non fossero importanti ai fini della neutralizzazione da parte degli anticorpi dei vaccinati. Ora, con la disponibilità di monoclonali e vaccini, bisognerà capire come il virus reagirà ritrovandosi sotto pressione. E’ chiaro che tutti dobbiamo vaccinarci senza esitazioni, perché finalmente le varianti circolanti non fanno più paura”.
Professore, ha dichiarato in apertura del recente Congresso Italiano di Virologia, senza mezzi termini, che: “l’uomo ha stravolto l’ambiente creando terreno fertile per infezioni emergenti. E’ lui, paradossalmente, il vero nemico dell’umanità. L’uomo, che ormai domina incontrastato l’ecosistema e lo stravolge con disboscamenti, allevamenti e coltivazioni intensive, lo contamina pesantemente favorendo i bruschi cambiamenti climatici”.
La situazione è questa. Grave in generale, gravissima e fuori controllo non voglio dire dappertutto, ma certamente in alcuni Paesi per così dire meno attenti ecologicamente parlando, laddove magari ci sono urgenze di fare economia e dove è più facile concedersi e concedere libertà e possibilità non così restrittive come vengono giustamente imposte in altri luoghi. In questi Paesi, si registra un proliferare indiscriminato di allevamenti in aree selvagge, con disboscamenti inauditi e repentine occupazioni di vaste aree dell’ecosistema prima appannaggio di animali confinati, dimoranti in luoghi poco accessibili all’uomo. Qui gli animali d’allevamento entrano ora in contatto quelli selvaggi, e tramite deiezioni, morsi, saliva, possono essere infettati e a loro volta infettare le persone. Per le colture intensive, è lo stesso problema. La strade di comunicazione realizzate con devastanti e improvvisi disboscamenti, spingono la fauna a riversarsi in contesti adiacenti, in aree antropizzate, prima a loro inaccessibili. Anche in questo caso, la trasmissione di infezioni è dietro l’angolo.
C’è poi la questione clima, il riscaldamento della terra a latitudini sempre più alte. Il mutare delle condizioni climatiche, porta al mutare e al migrare della fauna: le zanzare, per esempio, sempre più diffuse e presenti, e con loro, tutta una serie di virus trasmessi ad animali o persone come ospiti intermedi. Malattie come la West Nile, il virus Zika, le encefaliti prima rarissime, si riscontrano sempre più frequentemente in America del Nord o in Europa, e con queste, nuove importanti epidemie che portano malattie gravi, e fanno la loro comparsa da sconosciute.
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