Antonio Bonfilio, una vita per la grande musica in Toscana, col cuore a sud

Originario di Sant’Agata D’Esaro (Cs), milanese di formazione e toscano di adozione, per il suo incessante e di altissimo profilo lavoro di promozione e organizzazione di prestigiosi festival internazionali, tra cui “Morellino Classica” e “Artthemisia Classica”, è stato recentemente insignito del Premio “Lucio Colletti” istituito dall’Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati

Antonio Bonfilio riceve
il Premio “Lucio Colletti”

Musicoterapeuta, organizzatore e animatore di importanti eventi culturali, Antonio Bonfilio si è formato all’Università di Musicologia di Cremona e al Centro Studi Musicali e Sociali di Lecco. Milanese per gli studi, toscano di adozione, salde origini calabre (nato a Sant’Agata di Esaro, Cs), per lui vari riconoscimenti meritatamente arrivati lungo le tappe della consolidata carriera, con quello più recente che lo ha fatto particolarmente felice per l’autorevolezza e la specificità: il 7 dicembre scorso, insignito in Campidoglio del Premio Nazionale Lucio Colletti 2022 per la Musica, con Decreto del Presidente della Camera dei deputati.

La cerimonia della XII edizione del “Colletti per la Musica” svoltasi nel Palazzo Senatorio a Roma, ha riconosciuto il suo incessante e qualificato lavoro nella promozione della cultura musicale, con il premio dedicato al filosofo Lucio Colletti, istituito dall’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati su iniziativa del Centro Studi Filosofici Lucio Colletti di Bologna nel 2005, il cui Presidente Onorario è Gianni Letta, e che, come recita la motivazione: “vuole continuare ad essere un inno alla libertà, al coraggio e al rigore morale nel segno di Lucio Colletti che fu, sopra ogni cosa, un uomo libero, e viene insignito a personalità che eccellono ciascuna nel proprio campo”.

Insieme ad Antonio Bonfilio, sono stati insigniti, tra gli altri, Giovanna Botteri (per il giornalismo), Lorenzo Infantino (per la filosofia), Valerio Rossi Albertini (per la divulgazione scientifica), Marco Taradash (per la politica) e nel corso degli anni precedenti personalità come Enrico Mentana, Arrigo Petacco, Alberto Ronchey, Marta Marzotto, Ernesto Galli Della Loggia, Mario Calabresi, Tito Stagno, Giorgio Agamben, Alessandro Gassmann, Roberto Andò, Giulio Savelli, Jorge Rueda, Giordano Bruno Guerri, Oscar Giannino, Aldo Grasso, Pietrangelo Buttafuoco, Aldo Cazzullo, Stefano Folli.

Autore di saggi scolastici e musiche su Didattica Infantile e su Suono e Immagine per le edizioni La linea dell’Arco-Lecco, autore delle musiche per Italia Taglia Edizioni “Particolare Musica Vicenza”, Bonfilio ha al suo attivo l’organizzazione di innumerevoli concerti in circa trent’anni d’attività e poi una serie di masterclass fatte per l’Università di Roma Tor Vergata, gli Studi dell’Istituto Luce di Cinecittà, oltre a Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media. Ha poi organizzato eventi culturali tra le Istituzioni diplomatiche d’Italia, Thailandia, Corea e rispettivi Istituti Nazionali di Cultura.

Ha fondato, in Toscana, uno dei Festival più importanti d’Europa, per qualità e originalità: il “Morellino Classica Festival Internazionale”, rassegna musicale che si svolge su 15 comuni in cui si produce il pregiato vino italiano, e che anima con il sacro fuoco dell’arte musicale oltre 30 luoghi tra i più suggestivi della Toscana, tra castelli, siti etruschi, cattedrali e cantine avveniristiche d’autore a firma di grandi archistar. Del “Morellino” è direttore artistico insieme a suo figlio Pietro Bonfilio, uno dei pianisti più apprezzati a livello internazionale.

Morellino Classica Festival, Teatro sull’Acqua di Sasseta Alta,
gli Ottoni del Teatro Massimo di Palermo, dir. Michele De Luca (Foto Federico Giussani)

Abbiamo incontrato Antonio Bonfilio a Grosseto, in una pausa del suo magnifico, ma anche complesso, lavoro di preparazione della nuova rassegna, anche stavolta con prestigiosi ospiti provenienti da varie parti del mondo, e sempre ai più alti livelli interpretativi. La prima domanda è d’obbligo: come ha “incassato” il Colletti, un grande premio e pure una grande, diciamo, responsabilità.

“Un riconoscimento memorabile per la mia vita personale e professionale. Condividerlo con tante personalità, alla presenza di figure di così alto rilievo è stato ed è un onore che non avrei immaginato. Il premio sottolinea il senso e l’idea di libertà di Lucio Colletti, valore e principio indissolubile e insopprimibile di tutte le espressioni umane tra cui, naturalmente, la musica. Sono ancora emozionato, felice e grato per l’accostamento del mio modesto lavoro musicale alle opere e all’operato di questi maestri. Gioia e soddisfazione per me, e mi permetto, per chi fa questo nostro lavoro, che non è per nulla semplice. E non parlo per il mio curriculum, ma in generale per l’esperienza di ricerca del pensiero libero quale principale volano di un’azione e di una produzione incondizionate e creative del lavoro musicale.  

Come giudica in generale il ruolo delle istituzioni italiane verso la cultura musicale?

“Alla luce della mia esperienza, non posso non registrare l’incostante, sporadica e superficiale attenzione delle istituzioni e della società tutta per la grande musica, e aggiungo, elaborando e articolando con la pratica quotidiana, che la musica è il più originario pensiero dell’uomo nel cosmo e nella natura, ‘musica universalis’, e pertanto il più inafferrabile e il meno piegabile nel tempo, ai voleri, ai poteri, alle economie e alle miserie del mercato. L’inaspettata e preziosa esperienza del premio Lucio Colletti per la Musica testimonia l’importanza del ruolo della musica nel consesso intellettuale e filosofico della società in cui viviamo”.

A chi vorrebbe dedicare questo premio?

“A tutti i musicisti e gli operatori che svolgono il proprio lavoro musicale tra mille difficoltà quotidiane con spirito libero e con libera azione del pensiero”, come recita, appunto, la motivazione del premio, e vorrei dedicarlo a tutte le persone che credono nel valore assoluto della musica e nella sua virtù di arrecare giovamento agli uomini e ai territori in cui vivono”.

Lei è inoltre ideatore e direttore artistico di “Arthemisia Classica Festival” di Sant’Agata di Esaro, in provincia di Cosenza, giunta al XXIII anno, che può vantare una certa notorietà oltre il territorio regionale. Parliamo un po’ della sua terra d’origine. Come nasce l’idea di una rassegna musicale in Calabria?

La mia attività professionale mi ha portato negli anni a lavorare in più territori: la Calabria, la Lombardia, la Toscana. A queste terre d’origine, di formazione, di adozione, sono profondamente legato e grato. Tutto parte dalle radici e tutto torna alle radici. La storia del luogo e la nascita della rassegna calabrese sono strettamente legate alla mia infanzia, ai miei affetti più profondi e a ricordi incancellabili. Sant’Agata di Esaro è il piccolo borgo da cui partii verso il nord Italia con i miei genitori, alla volta di Seregno, in provincia di Milano. Erano gli anni della grande migrazione interna alla nazione e cominciò da lì un legame tra le due comunità dell’estremo sud e dell’estremo nord, suggellato da trent’anni di gemellaggio e festeggiato lo scorso anno con un memorabile concerto tenuto da musicisti calabresi nella città lombarda”.

Arthemisia Classica Festival, Chiostro San Francesco
da Paola, Quartetto di Lorenzo Albanese
con il tenore Raffaele Tassone (foto Francesco Martorelli)

Ci dica di più.

“Nell’aspro quanto suggestivo territorio di Sant’Agata di Esaro, è situata la Grotta della Monaca, cavità carsica nell’alta valle del fiume Esaro, che bagna il paese. La Grotta della Monaca è uno dei siti minerari preistorici più antichi e meglio conservati d’Europa. Il fascino dei luoghi, la loro attrattiva, sono le basi su cui si è inteso concentrare negli anni le varie operatività per sviluppare attenzione turistica basata anche sulla cultura musicale, in virtù di una tradizione ben radicata. La denominazione data a questa iniziativa ha motivo nelle origini di Sant’Agata di Esaro. La tradizione vuole, infatti, che il paese sia stato fondato dai profughi di Arthemisia, antica città della Magna Grecia, dedicata alla dea Diana, che per ragioni sconosciute venne abbandonata dai suoi abitanti che popolarono in seguito alcune località della Calabria tra cui, appunto, Sant’Agata. Nei dintorni del paese son venuti alla luce ruderi e resti di edifici, a testimoniare che in questo posto in passato sorgesse Arthemisia, mitica città scomparsa. Ad avvalorare questa ipotesi, concorre il ritrovamento sul luogo, nel 1846, della famosa scure votiva o ascia-martello di Kyniskos, prodotta tra il V e il IV secolo a.C., forse la più pregiata ascia di bronzo che si conosca. Oggi è custodita a Londra, nel British Museum. L’ascia stilizzata nel logo rappresenta idealmente la storia del nostro territorio e del nostro festival. I concerti si svolgono nell’antico Chiostro e nella Chiesa del Convento di San Francesco di Paola, Patrono di Sant’Agata di Esaro, le cui tracce originarie risalgono al 1393; altre volte nelle piazzette caratteristiche dell’antico borgo, che rendono l’esperienza di ascolto ancora più intima ed emozionante.

Considerate le abituali difficoltà dei promotori culturali impegnato al sud per creare realtà durature, la Sua esperienza qui invece parla di altro.

“Ora che il mio lavoro volge al termine, dopo 22 anni di personale impegno, penso con affetto agli esordi della rassegna quando iniziai a ‘coltivare’ tanti piccoli e piccolissimi allievi decidendo di accrescere aspettative e obiettivi da raggiungere, potenziando il ‘vivaio musicale’ e coinvolgendolo alla performance con i saggi di fine anno scolastico e con lo studio preparatorio al Conservatorio ‘Giacomantonio’ di Cosenza, verso cui approdarono alcuni allievi, ora musicisti affermati. Il contenuto attuale della rassegna è indicativo della continuità del cammino intrapreso molti anni or sono, allorché si volle onorare la figura di un importante didatta santagatese, il Maestro Emilio Martorelli, che tanto bene fece alle passate generazioni della cittadina calabrese nel campo della formazione musicale. Quella prima edizione di 22 anni fa, rappresentò l’iniziale forma di ciò che poi negli anni è diventato Arthemisia Classica Festival. Ho puntato, fiducioso, nel messaggio della musica come formazione, ma anche come ‘attrattore’ culturale, turistico, e volano economico, tenendo conto anche di questi aspetti di vitale importanza per contribuire a far scivolare di dosso quei ‘marchi’ ingiustificati e non veritieri che vorrebbero la nostra terra, la Calabria, sempre e comunque arretrata, inospitale, disorganizzata”.

Ci vuole fare qualche nome dei musicisti che hanno preso parte alla rassegna?

“Arthemisia Classica Festival è ormai caratterizzata dall’alto profilo artistico: si consideri, in primis, la presenza nel 2021 dei pluripremiati e ormai celebri musicisti Carlotta Dalia e Giuseppe Gibboni, entrambi ventenni, rispettivamente Premio Paganini per chitarra e Premio Paganini per violino, considerati oggi tra i migliori musicisti al mondo nei loro rispettivi strumenti, premiati lo scorso anno dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Da sottolineare la partecipazione di altri musicisti riconosciuti internazionalmente, come il violinista Davide Alogna, il chitarrista Giulio Tampalini, la pianista e violinista russa Maria Andreeva, il violinista austriaco Michail Stuve, la pianista russa Lyudmila Daraselia, la pianista cinese, enfant prodige, Monica Zhang.

Pietro Bonfilio al Teatro Romanian Athenaeum di Bucarest,
concerto per le vittime del Covid 2020

Ora, diceva, si appresta a chiudere la sua esperienza musicale in Calabria. Proprio sicuro?

“Ho scelto di terminare quest’anno il mio impegno nella direzione del Festival. Lo faccio con serenità e con sentimento d’amore verso tutti i soggetti interessati, ma soprattutto verso i giovani musicisti che sono il futuro della cultura in Calabria. La mia speranza è che il lavoro culturale svolto in tutti questi anni, che ha permesso di vedere inserito il festival nel novero delle rassegne estive tra le più importanti della Calabria e del sud Italia, possa continuare attraverso l’impegno di nuovi soggetti che abbiano a cuore il benessere della nostra terra e vogliano proseguire nel cammino già tracciato e percorso con successo finora”.

Non possiamo chiudere senza almeno fare un cenno a suo figlio, figlio d’arte come si dice. Parliamo perciò di Pietro Bonfilio, i cui traguardi artistici si dirigono sempre più in alto: ultimo in ordine di tempo, l’inserimento nella programmazione della Stagione 2023 del Teatro alla Scala… Ci traccia un suo profilo?

Pietro è nato a Scansano, in Maremma, ma nelle sue vene scorre forte il sangue calabrese… Diplomato al Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Milano con il massimo dei voti, ha conseguito un Master in Performance al ‘Royal Conservatoire of Scotland’. Nel suo percorso di formazione ha avuto modo di approfondire gli studi con vari maestri, tra i quali il celebre Lang Lang, che gli ha dato la possibilità, all’età di 18 anni, di suonare nella sala Toscanini della Scala. Il prossimo novembre, invece, si esibirà nella stagione principale del grande teatro milanese in un recital pianistico accompagnato dai Cameristi della Scala”.

Continuiamo noi… Già alla sua giovane età, ha 32 anni, si è esibito nei teatri e sale da concerto tra i più prestigiosi al mondo, come la Carnegie HalldiNew York,la Herkulessaal di Monaco di Baviera, e poi alTel Aviv Conservatorie, Glasgow Royal Concert Hall, Bucharest Athenaeum, in Messico, Thailandia, Cambogia, Hong Kong, Marocco e nei teatri e luoghi più prestigiosi d’Italia tra i quali il teatro Ponchielli di Cremona, il Pavarotti Modena, la Sala Verdi di Milano, il teatro Sociale di Como, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, al Conservatorio S. Cecilia e all’Accademia Filarmonica Romana. Insegna pianoforte principale al Conservatorio ‘Claudio Monteverdi’ Istituto Superiore di Studi Musicali di Cremona”.

Pietro Bonfilio (Foto Daniele Cerrato)

Sappiamo anche che il suo CD dedicato all’800 russo ha ottenuto la copertina di “Suonare News-La rivista dei musicisti”, con questa preziosa recensione del grande Guido Zaccagnini: “Il programma di questo disco è veramente un banco di prova temibile e Pietro Bonfilio lo supera egregiamente. Noi siamo abituati ai grandi pianisti del passato dalla tecnica virtuosa. Oggi dobbiamo inserire anche Pietro Bonfilio in questa categoria di pianisti”. Il TG1 Rai gli ha dedicato servizi e interviste, e lo abbiamo sentito suonare in diretta più volte come ospite a Rai Radio 3 di “Piazza Verdi”. I suoi prossimi impegni?

“La tournée di febbraio-marzo 2023 toccherà i teatri di Praga, Berlino, Marrakech, e Kislovodsk Russia con la North Caucasian Philharmonic State Orchestra Dir. Nykolay Shugaiev e Tokyo con la Filharmonia Tama Dir. Chikara Imamura”.

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