ANTHONY BRUSCO, IL SOGNO CALABRO-MONDIALE non può morire

Originario di Paola (Cs), tra i più grandi industriali tipo-litografici di New York, immobiliarista per passione, cultore di arte e bellezza, mecenate, sempre elegantissimo nei suoi abiti tagliati su misura dai più grandi sarti italiani, invita ad una riflessione sulle grandi potenzialità della rete dei calabresi all’estero. La Consulta per l’Emigrazione – dice – non può essere cancellata, semmai va rimodellata e rilanciata.

di Roberto Messina

La prospettiva che la Consulta regionale per l’Emigrazione possa sostanzialmente sparire, non piace, per nulla, ad Anthony (Tony) Brusco, calabrese di successo a New York, che della Consulta ha fatto orgogliosamente parte e che nel suo impegno ha creduto e crede, pure se non mancano le riserve, come vedremo.

La copertina del mensile nordamericano “La Voce”
dedicata a Tony Brusco

Su tutta l’imponente attività professionale (di cui si dirà meglio e dettagliatamente in un prossimo articolo) di Tony Brusco ha sempre dominato il rapporto viscerale con la sua regione d’origine (è nato a Paola, Cs) e  “If you don’t know who you are, you don’t know were you are going” (“Se non sai chi sei, non sai dove vai”) non è un motto che cita a caso… Appunto per questo, si è sempre fatto una ragione della riscoperta dell’identità, delle radici, della valorizzazione di calabresità e cala­bresi, della costruzione di una rete solidale tra corregionali al di qua e al di là delle Alpi. E quello che vorrebbe vedere, in sostanza, è una Calabria più libera, più unita, più forte, più internazionalizzata. E perciò, secondo Brusco (che abbiamo raggiunto al telefono a New York): “anziché cancellare, sarebbe, invece, più che mai opportuno, ed anzi prio­ritario, instaurare un vero, costante, fattivo e serrato rapporto con i calabresi dell’altra Calabria, che non sono da tempo più solo e semplicemente gli ‘emigrati’. Un rapporto che abbia a modello quello di altri gruppi etnici legatissimi alla terra d’ori­gine, come, tanto per far un esempio eclatante, il popolo ebraico: unito, coeso, solidale nella diaspora e appunto internazionalizzato, globalizzato, ma sempre col cuore a Gerusalemme e le sostanze a Tel Aviv…”.

Per lui è dunque un errore strategico clamoroso non mettere adeguatamente a fuoco, e a frutto, l’enorme potenziale della “Calabria altrove”. E a questo scopo, spiega, andrebbero fatte conoscere e cooptate in un progetto intelligente, moderno e concreto, le figure e i protagonisti (con i loro rispettivi contributi) calabresi che hanno lasciato il segno in America e nel mondo. Contributi economici, scientifici, artistici, culturali, sociali: “come per esempio, quello di Gino Gullace, il giornalista mio caro amico e faro della comunità italoamericana cui abbiamo intestato un prestigioso Premio, che tra gli anni ‘50 e ‘90 ha spiegato agli italiani cos’è stata l’America e cos’è stata la Calabria. Riscoprire queste figure – spiega – vuol dire riscoprire il nostro ruolo, in questo caso nello sviluppo americano: e con ciò, rintracciare i modelli contemporanei sui quali ricostruire la nostra identità regiona­le“.

New York, 1998, intervista a Tony Brusco con Ralph La Gamba,
nel dehor del “San Pietro” uno dei migliori ristoranti italiani nel mondo

Tornando alla Consulta, Brusco ritiene: “un’insensatezza e un imperdonabile errore, detto anche alla luce della pandemia e del disagio economico che ne seguirà per l’Italia tutta e per il Sud non cogliere l’occasione, invece, per un vero cambio di rotta, per ritrovare ‘velocità’ e rimettere in moto rapidamente la Calabria grazie ai suoi figli nel mondo. Cancellare la Consulta, vuol dire ‘azzoppare’ il cammino, azzerare le opportunità, rinunciare alla risalita, buttare all’aria un tesoro di opportunità, crearsi la prigione e la disfatta da soli. Come poter disporre della Cappella Sistina, non sembri un paragone esagerato o irriverente, e tenerla chiusa, inaccessibile ai visitatori, abbandonata improduttivamente a sé stessa e all’inevitabile degrado”.

Quando dice queste cose, Tony Brusco, pur evidentemente appassionato, usa comunque un tono sereno, pacato, signorile. Anche se dentro è un fuoco, si capisce, il suo aplomb resta perfetto con lo stile inimitabile del self-made-man d’ideologia repubblicana mode­rata e liberale: “né conservatore, né progressista” – come tiene a qualificarsi – testimoniando ad ogni occasione questa sua spiccata qualità (evi­dentemente ereditata dalla tradizione fami­liare) di limpida, naturale finezza, con un pragmatismo anglosassone, accoppiato a dignità e classe mediterranea di un “principe” prestato al business.

Se l’amore per la Calabria è fortissimo, una sola cosa potrebbe staccare Brusco dalla altrettanto adorata e “sua” New York: appunto e proprio, la possibilità di fare qualcosa di importante per la regione d’origine, sempre tentato da quest’idea, nonostante varie delusioni a contrastarne fiducia e inguaribile ottimismo. “It’s easy to take a cala­brese out of Calabria than Calabria out of a calabrese” (è più facile togliere un cala­brese dalla Calabria, che la Calabria da un calabrese) ripete spesso, ed è un motto che ci commuove…

Tony Brusco nella sua azienda tipografica

A dire il vero, molte ottime cose ha già fatto, Tony Brusco, per la Calabria e i calabresi, a parte il suo generale e pronto impegno sociale e da filantropo, “aprendo” intanto New York, Chicago e Miami a tanti corregionali: accuditi, favoriti, spinti avanti come fossero parenti stretti, e introdotti grazie alle sue intercessioni\referenze, nel mondo del lavoro e del business. Uno cui è stato vicino, più di recente, è il giovane e talentuoso architetto Giuseppe Samà, di Fuscaldo (Cs), uffici a Manhattan, che per Brusco ha disegnato la villa di Miami e tre ville di New York, e che è presto diventato, per il suo talento principalmente, ma possiamo dirlo, anche per le buone introduzioni di Brusco, un nome che conta nel gotha del design nella città che non dorme mai. Samà ha già un bel portfolio di opere realizzate, con l’ultima appena appena ultimata: una residenza di lusso all’interno del più recente grattacielo della Big Apple, il “565 Broome Street” firmato dall’archistar orgoglio italiano Renzo Piano.

Oltre Samà, un altro efficace “endorsement” a New York è stato fatto per l’altrettanto bravo Enzo Careri, lametino, artigiano del lusso, progettista di particolari e sofisticate opere di arredamento per negozi chic, ristoranti e hotel di charme, attivo oltre che negli Usa a Parigi e Milano, e che come lui stesso ha voluto testimoniare in una lettera al “Corriere della Calabria” ha grande sentimento di gratitudine per Brusco e viva considerazione per la rete dei calabresi nel mondo. Vedi: https://www.corrieredellacalabria.it/contributi/item/245636-la-nostra-unica-risorsa-e-la-rete-dei-calabresi/

Tony Brusco in tipografia assieme ai figli Angela e Nicholas
e una rappresentanza del personale

Tornando a Mister Brusco, ogni occasione è per lui buona per fare beneficenza, promuovere cultura, parteci­pare attivamente ad eventi di convivialità e solidarietà. Anche in questo campo vanta un lusinghiero curriculum… E’ stato, per dirne una, fondatore assieme a Frank Zimbaro, della “Charter of Sons of Italy”, la Carta dei Diritti dei figli degli italiani: un’associazione che ha raccolto 250.000 iscritti nel solo Stato di New York. Ha fatto parte del “Board of Directorys” dell’A.c.i.m. (American Committee Italian Immigration). E’ promotore di varie borse di studio. Ma il suo obiettivo resta sempre quello di attivare nuove, forti e determinanti siner­gie tra americani e calabresi, pure se il suo animo di imprenditore e uomo d’affari sarebbe già ben appa­gato dal successo raggiunto a Manhattan, il quartiere del business, delle grandi transazioni finanziare, delle grandi fortune, di alleanze e aspre lotte per il dominio commerciale, e se comunque il suo animo popu­lista lo ha portato a ben frequentare anche “Soho”, il “Village”, e naturalmente “Little Italy”.

Tony Brusco al Premio “Gino Gullace” conferito al giornalista
Furio Colombo (a destra, il senatore Renato Turano, calabrese di Chicago)
(Ph Vito Catalano)

Anche per questo suo convinto impe­gno nel sociale, a Brusco sono giunte tante onorificenze e attestati. E’ stato fatto mem­bro del prestigioso “Columbus Citizen Center” ed eletto “Uomo dell’anno” dalla Calabria Regional Association di Brooklyn in cui militava il grande amico del cuore (oltre che di Tony Brusco, anche mio, di chi scrive): il compianto Raffaele (Ralph) La Gamba, originario di Polistena (Rc) imprenditore del settore automotive, tra i primi concessionari Fiat a New York, uomo tutto d’un pezzo, da avere avuto l’ardire di portare in tribunale Gianni Agnelli in persona (la causa fu vinta da La Gamba) quando, a seguito dell’improvviso ritiro del marchio Fiat dagli Usa, La Gamba si trovò improvvisamente in braghe di tela, con l’impossibilità di garantire l’assistenza da concessionario ai suoi qualificati e affezionati clienti. Una cosa che non gli andò giustamente giù. Una questione etica e personale.Un’ennesima battaglia di principio, tra le tante che portò tenacemente avanti. Dotato di fine intelligenza e grande cultura, sempre aggiornatissimo sulle vicende italiane, ottima penna e giornalista mancato, a Ralph La Gamba (con cui ho realizzato il libro “Gino Gullace, giornalista e gentiluomo, edito in Italia da Rubbettino e negli Usa da Brusco Publishing, con prefazione di Furio Colombo amico affezionato di La Gamba) va un sentito ricordo, e presto, per onorarne la memoria, un’iniziativa a lui dedicata.

Brusco è stato nominato Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana, Premio “Brutium” in Campidoglio, e via narrando. Tra i suoi amici del passato, per citare il primo che viene in mente, il re dei galleristi e collezionisti Leo Castelli. Tra quelli di ieri e oggi: l’ex Governato­re dello Stato di New York, George Pataky, l’ex sindaco Rudolph Giuliani, l’artista, icona pop, Andy Warhol, il giudice eme­rito della Corte Suprema Louis Fusco. E per stare agli italoamericani: il commediografo Mario Fratti, il diabetologo Francesco Rubino, il patron della Fiorentina, Rocco Commisso, lo scultore Arturo di Modica “papà” del Toro di Wall Street. E così via, per non tacere del successo delle sue aziende tipografiche “Fleetwood” e “Infiniti” punti di rife­rimento assoluto per la grande comunità americana, quotate infine a Wall Street e con clientele blasonate come le industrie profumiere e di cosmesi Revlon ed Estée Lauder e l’American Express, poi il Metropolitan Museum of Art e le gallerie d’arte più in voga, quindi cataloghi per Sotheby’s, e dopo il gemellaggio con la “Applied Printing Technologv” (un’enorme azienda, proprietaria di “Daily News”, “U.S. News”, “Word Report”e del magazine “Atlantic”, quello di Ernst Hemingway…) il grande lavoro con i libri e gli instant-book di prestigio, come quello sulla Guerra del Golfo “Letters from the desert”.

La Calabria – spiega Brusco, sinceramente accorato – ha enormi potenzialità inespresse. Lo sappiamo. Lo sanno tutti, anche quelli che possono avere interesse a lasciarla ai margini, a soffocarla. E però la Calabria si lascia vivere, non reagisce, e non trova spinta adeguata. Eppure la strada, almeno una delle strade da percorrere con convinzione, è chiara, semplice, e pure immediata: basterebbe: investire adeguatamente su, e tramite, i calabresi all’estero, per registrare risultati sui quali scommetterei: nel turismo, anche in quello di ritorno, agevolato dal recupero dei borghi con B&B e alberghi diffusi che stanno lì appunto a chiedere di esser riportati in vita; e poi nella grandissima opportunità fornitaci dalla dieta mediterranea, universalmente conosciuta, apprezzata e ‘desiderata’ per le infinite ricchezze alimentari calabre, amate e trionfanti ovunque le si fa assaggiare… Per non dire di tanto altro: l’ambiente, il mare, la montagna, la salubrità dell’aria, la biodiversità, le tipicità ed eccellenze, l’arte. E poi, ancora: l’artigianato, i mestieri manuali, in cui siamo ancora maestri. Mi fa piacere rivelare una cosa: ho realizzato la mia villa di Miami tutta con materiali e maestranze calabresi. All’inizio è stata una specie di follia… dettata dal grande amore verso la mia terra. Poi l’entusiasmo è cresciuto e ora ne sono felicissimo davvero, è una sorta di ‘capolavoro’ che tutti ammirano. Falegname, parquet, mobili, cucina, marmi e marmista, ceramiche e ceramista, muratore, architetto. Tutto made in Calabria. Però a Miami…”.“Riprendendo il nostro discorso sulla Consulta – chiarisce – non dico che possa essere la panacea per tutti i mali. E finora non lo è nemmeno stata. Ma rinunciarci, disattivarla, spegnerla, è un grande e grave errore.

La sede dell’Infiniti Colorgraphics nel New Jersey
Il Metropolitan Museum, per anni importante “cliente” di Tony Brusco

Potrei anche dire che sarebbe forse, anzi lo è senz’altro, arrivato il momento per rivederne drasticamente competenze, ruolo, finalità, capacità, prospettive. E anche criteri di designazione e ‘responsabilità’ dei membri. Magari per farne un Istituto radicalmente nuovo, anche giuridicamente diverso. Ma lavarsene le mani, no! Ci sarebbe da pentirsene perché in tutto il mondo, ripeto, in tutto il mondo, non si contano i calabresi di successo, e non si tratta solo di un’élite. I corregionali in ruoli chiave che potrebbero fare la fortuna della regione, sono tanti. Come quelli che per questo fine, per questa ‘chiamata”, sono pronti, prontissimi, entusiasti a dare e ‘dire’ la loro. Ma appunto, a fronte di un appello e di un progetto. Calabria e calabresi, non perdiamo questa chance, non perdiamo un altro treno, oltre quelli, troppi, tanti, che abbiamo perso, dovendo fare anche i conti con quelli che nemmeno sono passati e nemmeno per il momento sembra passeranno…”.  

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