A Parigi, l’arte di Vincenzo Calì, Valdostano di Calabria

Per le sue opere pittoriche, importante approdo alla Fiera internazionale di Arte contemporanea presso il “Carrousel du Louvre”, con una decina di suoi ultimi lavori

Nato ad Aosta, dove vive e lavora, origini familiari calabresi (Taurianova, Rc), Vincenzo Calì è un artista dal curriculum ampio e prestigioso, con mostre importanti tenute in spazi pubblici e privati di tutt’Italia. Recentemente ha partecipato a Parigi al “Paris Art Shopping”, Fiera internazionale di arte contemporanea, presso il Carrousel du Louvre, dove ha esposto una decina di sue ultime opere. Un approdo importante, dopo che i suoi lavori sono stati riconosciuti dall’Atlante dell’Arte contemporanea De Agostini, che gli ha dedicato alcune pagine.

Nella sua produzione artistica si ritrova il segno di un forte eclettismo stilistico e di una nuova e poetica rivisitazione della pop-art con uno stile pittorico vario e diversificato, libero e spontaneo, che passa con disinvoltura dal figurativo tradizionale all’iperrealismo, dall’espressionismo alla libera e sentita gestualità dell’informale. A prevalere, è sempre e comunque lo straordinario uso del colore, il cromatismo vivo e squillante che, per certi versi, sembra richiamare l’intensità dei Fauves, e che dona luce, profondità e magia ad ogni opera.

Quando si dedica all’informale, il linguaggio di Calì rivela echi artistici di un Joan Mitchell e Lee Krasner, e il suo stile in effetti racchiude caratteristiche di vari suoi “predecessori” evidenziate da pennellate veloci, calligrafiche o sfumate, con spessi strati di colore. Le sue opere figurative si dedicano invece alla decostruzione semantica di icone e personaggi famosi, con un ritorno alla ritrattistica di gioventù in matrice pop art, in cui si distingue per un linguaggio acuto ed ironico capace di approfondire argomenti considerati tabù con notevole spigliatezza nel tratto e nella narrazione. Sessualità e cultura pop trovano così perfetto equilibrio, nell’intento di disvelare le contraddizioni della società contemporanea.

Tra acrilici e pastelli, Vincenzo Calì conferma in definitiva quanto sia vero quello che sosteneva Michelangelo Buonarroti: “si dipinge col cervello e non con le mani”: la pittura dell’aostano, perciò, appare frutto dell’elaborazione concettuale e dell’attrazione fatale verso l’universo femminile, quella di un pittore o no, scrittore o meno, che senza dubbio resta una testa pensante e un autore di talento, di quelle persone che è impossibile etichettare e chiudere in un cerchio ermeneutico.

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